Per questo articolo del 2015 – https://www.basilicata24.it/2015/08/vecchi-pozzi-eni-agip-che-fine-hanno-fatto-i-terreni-contaminati-dellarea-18296/, la nostra ex assicurazione, che nel frattempo ci ha lasciato, ha liquidato 2800 euro di oneste spese legali, motivo? Perchè siamo innocenti, doppia archiviazione, 4 anni di procedimento per dimostrare che le nostre evidenze (analisi chimiche e foto sulla cava Falbit di Ferrandina) non erano diffamatorie ma diritto di cronaca, praticamente la presunzione di innocenza diventa di obbligatoria dimostrazione, previa capacità economica, a nostre spese, di poterci garantire il diritto alla giustizia. Diritto che in realtà è una spada di Damocle perchè un giudice discrezionalmente chissà quale tiro mancino potrebbe tirarci prima o poi…ma se non avessimo avuto ragione? Il diritto di replica degli interessati non bastava, men che meno la rettifica, ed avremmo dovuto pagare di tasca nostra, e la condanna sarebbe rimasta al singolo autore dell’articolo mica in capo all’associazione. E non solo, il problema dalla questione ambientale (grave) è stato distratto in diffamazione e la magistratura ha giudicato noi, non i reati ambientali oggetto della nostra denuncia. Questo clichè inizia a ripetersi troppe volte: denunciamo macroproblemi carte alla mano e a trovarsi indagati siamo noi! Segnalavamo contaminazioni e materiale anomalo in una cava di argilla a Ferrandina, in allegato c’erano analisi, un articolo con relativo sopralluogo tutto a nostre spese, ed abbiamo dovuto anche affrontare 2800 euro di spese legali per dimostrare di essere innocenti.

il dettaglio della fattura del legale

Ad oggi ho come legale rappresentante di Cova Contro 6 querele per diffamazione (tutte sono legate all’attività associativa), inclusa quella di un “senatore“, due con rinvio a giudizio, ed in alcune il magistrato inquirente è quello che da tempo additiamo come incompatibile ed inopportuno per le sue svariate “aderenze ambientali”. In più una causa civile per l’aggressione fisica subita nel 2014, ancora in corso. Alle spalle oltre una dozzina di archiviazioni a mio favore, inclusa l’archiviazione a mio danno per le allusioni subite sulla mia morte, in questo ultimo caso il giudice non ha reputato degno neanche il rinvio a giudizio per chi parlava della mia dipartita, io invece vengo rinviato a giudizio se pubblico dati e faccio domande, o battute.

Così non è possibile lavorare, figuriamoci scrivere con serenità perchè non basta più avere i dati e saperli scrivere, scovare i documenti e le prove a sostegno della notizia perchè dall’altro lato l’ordinamento giuridico italiano di fatto avalla l’uso intimidatorio e spropositato, quasi persecutorio, della querela imbastita per zittire, danneggiare economicamente, fiaccare la libertà di stampa, magari di chi fa inchiesta senza editori o sponsor. Noi di Cova Contro paghiamo le nostre spese legali senza chiedere a nessun ordine professionale protezione, ma dall’altro lato chi non dimostra la fondatezza della sua querela contro di noi se la scampa pagando solo le proprie di spese legali e null’altro…così i tribunali si affollano, i soldi si sprecano come il tempo e le scarse risorse giudiziarie, ed il divario tra cittadini e giustizia aumenta. Nei maxi processi ambientali passa finanche un anno per la prima udienza, le condanne arrivano col contagocce sempre che non giunga la classica telefonata anonima che annuncia l’allarme bomba in tribunale a Matera dilatando così i tempi; i comuni cittadini si trovano sul groppone più indagini dei veri criminali. Guarda caso durante le nostre numerose udienze a Matera non è mai capitato un allarme bomba!

Noi di Cova Contro forniamo da anni segnalazioni e collaborazione a forze dell’ordine, enti pubblici, commissioni parlamentare d’inchiesta, istituzioni UE, enti di ricerca e magistratura ed il risultato è che in tribunale o in caserma ci finiamo più noi che i destinatari delle nostre denunce, il denunciante continua ad essere braccato, i denunciati sembrano sicuri dell’impunità.

Dal 2018 solo Marinagri ci ha indirizzato due querele, alle quali si è aggiunta quella dell’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Policoro, M.llo Carluccio nel frattempo trasferito. Querele a volte non solo senza fondamento ma senza neanche l’oggetto preciso del contendere, in altri casi querele che sembrano concordate da esponenti delle stesse consorterie.

Ho sempre sostenuto la bontà del lavoro di De Magistris, l’esistenza di Toghe Lucane e della cupola mafiomassonica lucana, ma Cova Contro non può mollare, non deve passare il messaggio che sommergendoci di querele la nostra voce si possa spegnere, ma come possiamo andare avanti in questo modo, senza regolamentare le liti temerarie e le cosiddette SLAPP? La reazione è nei territori non in TV o sui giornali patinati, è nel locale che si combattono gli interessi globali e se qualche giudice a Matera ha deciso di condannarmi prima di un regolare processo allora dimostreremo anche quello, intanto non ci fermeremo.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.