Agglomerati nerastri simili a quelli rinvenuti nel 2015 alla foce del Cavone e del canale Toccacielo.

di Giorgio Santoriello.

Le anomalie radiometriche da noi misurate con il rilevatore Gamma Scout non provenivano solo dai depositi di sabbia nera ma anche da altre tipologie di matrice. Come è possibile vedere nelle foto e nel video allegati, in corrispondenza di uno dei punti di accumulo di sabbia nera, tra il Lido Torre Mare e la foce del Basento, vi erano depositati sulla spiaggia piccolissime formazioni essiccate di fanghiglia, di un grigio fumo intenso ed uniforme, nonché piccolissimi agglomerati di quello che sembrava apparentemente bitume. La fanghiglia in questione era assai simile a quella fotografata sia presso la foce del Cavone nel 2015 che presso la foce del Sinni sempre nel 2015.

 

A ridosso del fango rinvenuto a Metaponto ( e del quale abbiamo preso un campione in attesa di analisi fino al raggiungimento delle donazioni necessarie per effettuare l’analisi chimica ) il rilevatore di radioattività ha toccato punte di 0,39 microsiev/h, come da video allegato, a fronte di un fondo naturale compreso tra 0,05 e 0,18 microsiev/h, quindi oltre il doppio. Da notare che il rilevatore si attestava sul range più alto, ossia attorno i 0,18, anche ad oltre una decina di metri dai depositi di sabbia nera-fango.

 

Abbiamo segnalato il tutto ad Arpab e Noe, sottolineando che in casi analoghi a questi altre Arpa adottano non solo metodiche ma anche dialettica diversa da quella usata in Basilicata. Per esempio l’Arpa Umbria per un recente studio della radioattività di ceneri industriali sepolte nella zona artigianale di Colonnetta di Fabbro in provincia di Terni, dopo aver registrato valori nettamente inferiori a quelli da noi registrati a Metaponto, ha avviato un monitoraggio in continuo oltre a campionamenti non solo di suolo e ceneri ma anche di acque sotterranee. In aggiunta l’Arpa Umbria nell’affermare che la radioattività anomala registrata è al di sotto dei limiti di allarme, sottolinea comunque che: ”non è possibile comunque escludere una futura contaminazione di queste matrici qualora mutassero le condizioni di utilizzo del sito”. L’Arpa Umbria ha evaso il rapporto dopo che tutte le analisi sono state portate a termine, sottolineando le lacune normative della legislazione Euratom e del dlgs. 230/95, lacune che ovviamente Arpa Basilicata non riporta, come non riporta neanche la tossicità del Torio e degli altri radionuclidi naturali ad esso collegati. È preoccupante che Arpa Basilicata non riporti nel rapporto mai le parole: “radioprotezione e salute” visto che sdraiarsi, giocare o respirare polveri a ridosso di quella sabbia nera potrebbe, purtroppo, essere un danno per la salute del malcapitato e non informato cittadino di turno. Il governo americano nel suo rapporto sulla pericolosità del torio ( ATSDR-EPA ), scrive ampiamente che alcune modalità di esposizione al Torio, come quelle inferiori ai 14 giorni d’esposizione per solo contatto o inalazione, non sono ancora note a differenza invece di un’ampia letteratura che documenta gli effetti sanitari dei radionuclidi naturali su persone ed animali se esposti ad archi temporali superiori ai 14 giorni o a dosi più massicce. Per precauzione, l’Arpa Basilicata avrebbe dovuto proporre l’interdizione temporanea alla frequentazione di quei tratti di spiaggia ove la sabbia nera era visivamente rilevabile, proprio perché la radioattività anomala è stata rilevata e ne è ignota la fonte e la reale dispersione nell’area, infatti Arpab ad oggi non ha ritenuto opportuno seguire il nostro consiglio, ossia campionare sedimenti sia alla foce del Basento anche oltre il cuneo salino che nel fondo marino antistante gli accumuli di sabbia nera.

 

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.