Dal 2020 a contrada Larossa (Montemurro – PZ) ed anche in altre aree limitrofe è ripreso l’affioramento di anomali liquami colorati e maleodoranti. Fino ad oggi, osservanti di un’azione legale in corso, abbiamo dovuto rinviare la pubblicazione dei dati, infatti anche le nostre richieste di contribuzione mezzo social riportavano la generica dicitura “Val d’Agri”. Nel 2020 abbiamo svolto analisi con il proprietario dei terreni interessati, il coraggioso ed ormai noto Pasquale Romanella sostenuto gratuitamente dall’avvocato Giovanna Bellizzi, supportando come associazione gli sforzi economici di Pasquale, che da anni affronta enti e multinazionali pagandosi le analisi di tasca sua, un eroe che la valle forse non merita, e così Cova Contro, mediante la vendita del libro “Colonia Basilicata”, ha deciso di finanziare parte delle analisi nella zona, ricercando per Pasquale anche laboratori ed esperti che ci spiegassero i fenomeni in atto. Tutti i dati a seguire si riferiscono ai terreni ripresi nel video di JonicaTV sopra allegato.
In Francia l’analisi di Criirad sulla radioattività nei suoli. Gli esami non hanno evidenziato anomalie o squilibri tra i vari radionuclidi. Ufficialmente Arpab non ha mai pubblicato analisi radiologiche sui terreni ad uso agricolo ipoteticamente interessati da sversamenti petroliferi o di acque di reiniezione, grave mancanza vista la letteratura disponibile in materia.

L’origine del “nero” nei suoli contaminati. Gli sforamenti misurati nel 2020 da: cadmio, mercurio e stagno non spiegano però il colore nero del campione. Il laboratorio incaricato per analisi incrociate ha eseguito alcune prove per cercare di capire l’origine di tale colorazione e in particolare ha verificato i livelli di acidi umici, riscontrando anche l’assenza di solfuri di metalli pesanti dal caratteristico colore nero (cadmio e ferro per esempio). La causa del nero e dell’odore intenso simile a quello di idrocarburi potrebbe risiedere nella componente organica del terreno (esclusi gli acidi umici e fulvici che sono componenti normali del terreno). Abbiamo commissionato con Pasquale Romanella una analisi gas-massa ad alta risoluzione, quella che si fa per diossine e microinquinanti, costosa ma più dettagliata (che vorremmo cofinanziare come Cova Contro a supporto del privato). I sedimenti bianco-argentei presenti nel video potrebbero essere invece ossidi di ferro.
Nei terreni di Pasquale (il quale come molte sentinelle è stato multato per la sua voglia di sapere “reo” di aver effettuato uno scavo nella sua proprietà ai tempi delle analisi con la Prof.ssa Colella per approfondire il fenomeno) il berillio e soprattutto il cadmio erano l’anno scorso pesantemente oltre soglia di legge: il berillio a 5,09 mg/kg ed il cadmio a 19,5, oltre a stagno e mercurio entrambi di poco oltre soglia. Valori da terreni industriali più che residenziali. In particolar modo in uno dei due campioni prelevati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, il cadmio era a quasi venti volte la soglia di legge e parliamo di un metallo cancerogeno certo. Il berillio nonostante possa essere abbondante nei terreni vulcanici, purtroppo è anche un contaminante tipico delle aree estrattive (come nel bosco di Ferrandina-Salandra) ma vista l’accoppiata col cadmio in due campioni, e col mercurio e lo stagno nel secondo, sarebbe da escludere l’origine naturale. Nella frazione acquosa degli affioramenti rivenuti anche dal terzo laboratorio interrogato: idrocarburi pesanti a 58 mcg/l, tensioattivi a 0,621 mg/l, 0,12 mcg/l rispettivamente per toluene e xilene. Uno scenario davvero anomalo per un contesto rurale e montano, anomalie che noi riscontriamo da oltre un lustro.


Anche gli ultimi prelievi svolti il 6 maggio 2021 hanno dato purtroppo esito positivo: nella frazione liquida manganese dieci volte la soglia di legge, nichel a ridosso del limite ed idrocarburi (di origine artificiale) a 22,3 mcg/l su un limite di 350. Ancora nessuno ci dice da dove provengano questi idrocarburi e se i metalli disciolti siano una contaminazione diretta od indiretta. Nessuna spiegazione ufficiale neanche sulle ragioni che hanno prosciugato l’affioramento delle prime polle studiate dalla Prof.sa Colella, flusso interrotto dopo alcuni mesi dalla costruzione del piezometro di controllo Arpab-Eni. Siamo in attesa che la Procura di Potenza rivaluti il caso Costa Molina 2 troppo velocemente liquidato e che la Regione Basilicata obblighi ENI a pubblicare i dati sulla conformazione del giacimento e della cavità di reiniezione con annesso studio idrogeologico, lo chiediamo da 7 anni. Sosteneteci per proseguire le analisi a contrada Larossa, i dati per donare sono a questo link.




