Tecnoparco, la cui AIA è prossima alla scadenza, ha almeno 7 punti di emissione al netto delle vasche: E2, E7, E8, E9, E10, E11, E12, camini sparsi nell’azienda a termine dei diversi cicli produttivi, ma sul sito ARPAB non compare alcun dato/analisi in merito, vuoto e non aggiornato addirittura il registro europeo degli inquinanti E-PRTR, fermo per Tecnoparco al 2014 con poche sostanze censite.
Nel maggio 2013, dopo le prime ondate di miasmi ( odori molesti ravvisabili già negli anni precedenti ), Tecnoparco comunica agli enti pubblici di controllo ( Ufficio Ambiente della Provincia di Matera ed Arpab ) che per alcun periodi del 2012 “il suo sistema di monitoraggio in continuo era fuori-uso” ma non c’è alcun problema perché Tecnoparco ha comunque provveduto a raccogliere i dati con i suoi laboratori.
Il 13 settembre l’Arpab di Matera rileva in prossimità della “vasca non coperta di sollevamento rifiuti liquidi al percolatore siglata S-110”, 980 mcg/mc di isobutilene in un tempo di 10 minuti. L’isobutilene, o isobutene, è un composto organico volatile, gas la cui tossicità e caratteristiche fisiche nonché tossicologiche, sono ancora in parte sconosciute, come riportato dalle schede di sicurezza del composto. Sconosciuti sono gli effetti “cocktail” o sinergici, infatti deve stare lontano da acidi e calore, e le proprietà cancerogene e la tossicità specifica per organi-tessuti specifici sono parzialmente ignote.
Lo stesso giorno l’Arpab, al punto di emissione di Tecnoparco “E3”, rileva 1680 mcg/mc di isobutilene, valore che in seguito definirà come critico. L’Arpab purtroppo come al solito nei suoi atti non riporta alcun parere sulla pericolosità sanitaria di tali composti, rimanda come al solito a futuri approfondimenti, in seguito arrivati, e che registrarono non meno di 240 di sforamenti di legge/OMS per l’H2S (idrogeno solforato), ma anche in questo caso zero pareri: praticamente Arpab si comporta come un laboratorio di terzo livello visto che prende i dati parzialmente, senza accreditamento e senza parere critico sul referto.
L’EPA, l’autorità ambientale americana, per la quale non siamo noi a pagare le tasse, ci viene in aiuto e ci dice che le sostanze affini all’isobutene (isobutilene) sperimentate sui ratti, hanno causato svariati problemi metabolici, epatici, nefropatie ed alcune evidenza cancerogene per la tiroide.
Tra il 2013 ed il 2014 Arpab e Tecnoparco, insieme all’amministrazione Di Trani, esaltano il rimedio della copertura delle vasche, dell’installazione degli scrubber e dei filtri a carboni attivi, come panacea per fermare i miasmi: ma la puzza a Pisticci continua, come nel mese di novembre 2015 quando durante due nostre ricognizioni tra pomeriggio e notte, l’odore di rancido nell’aria dello Scalo era forte anche a mezzanotte ed era percepibile già dalla Basentana. L’Arpab nei carteggi di quel periodo sottolinea genericamente delle “criticità” a Tecnoparco ma non le approfondisce. Non è chiaro se Teconoparco fosse stata avvisata dei rilevamenti Arpab così come vergognoso è l’omesso parere di Arpab sulla pericolosità sanitaria dell’isobutilene, o degli effetti sanitari che diversi inquinanti possono causare o aver causato attraverso i loro aerosol, né pone l’accento sulla pericolosità di queste sostanze anche al di sotto della soglia odorigena a fronte di prolungate esposizioni. Perché Arpab non parla dell’effetto sinergico dei vari inquinanti che a Tecnoparco si incontrano? Perché non indica gli adempimenti di legge a cui anche il Sindaco Di Trani poteva ricorrere in caso di miasmi nell’aria viste le carenze strumentali dell’Arpab stessa? Se l’Arpab non aveva tutta l’attrezzatura ed il personale utile a capire il reale impatto di quei miasmi, come ha fatto a certificare che “non vi sono alterazioni significative della qualità dell’aria”? e, soprattutto, come fa a dirlo se i monitoraggi sono stati effettuati solo per alcuni inquinanti e per poche settimane all’anno tra l’altro anche ad impianto fermo? Un modello di dispersione area delle emissioni di Tecnoparco esiste? Di Trani cosa ha fatto dopo i 240 sforamenti di idrogeno solforato in poche settimane?
Nell’ottobre 2013 l’Arpab scrive anche al Noe di Potenza ed il Comandante Vaglio risponde chiaramente, chiedendo non solo di mettere al corrente il Noe di tutti i dati, uniformandoli, ma anche di attenzionare lo scarico remoto di Tecnoparco a Ferrandina, il TRAF: e, purtroppo, chi è l’interlocutore istituzionale a cui si rivolge il Comandante Vaglio? Il direttore generale Donato Viggiano, già coinvolto nelle indagini di Trivellopoli e marito silente di una dipendente dell’indotto ENI, conflitto d’interesse che Viggiano non aveva ufficialmente e tempestivamente comunicato. Il TRAF di Ferrandina infatti non ha dati pubblici di monitoraggio ambientale, è una zona d’ombra “monitorata” in passato solo dalle inchieste di Andrea Spartaco.
Dei miasmi viene interessato anche il Ministero dell’Ambiente, e la dirigente, Annaclaudia Servillo, ignara che l’area ricada in parte nel SIN della Val Basento scrive genericamente ed approssimativamente che ”il fiume Basento viene usato da agricoltori ed allevatori per agricoltura e bestiame“. Quindi il Ministero o non sapeva dell’ordinanza comunale di divieto di utilizzo delle acque fluviali/sotterranee oppure era a conoscenza del fatto che Di Trani non stava facendo osservare la sua ordinanza come testimoniato da un servizio televisivo durante il quale Di Trani “becca”, probabilmente senza denunciarlo, un suo concittadino che pescava nel Basento proprio all’altezza di Tecnoparco!
La Regione Basilicata intanto scriveva ad Arpab e Provincia per capire quale fosse l’impatto ambientale e sanitario dei miasmi; oggi l’impatto lo conosciamo: tutto apposto, tutto come prima e nonostante il sequestro di una parte di Tecnoparco, calcolare i danni dell’inquinamento rimane un tabù.
Chi firma le modifiche ovviamente non sostanziali all’impianto di Tecnoparco? Un altro indagato di Trivellopoli, Salvatore Lambiase, l’amico di Eni in Regione Basilicata, che nel suo parere non parla mai di contradditorio da svolgere con Arpab, ma di autocontrollo del gestore per le emissioni in aria.
Vi alleghiamo le analisi di Tecnoparco, inutile dire che sono tutte ok, anzi più complete ed accreditate di quelle Arpab: sarebbe bello avere su queste analisi il parere di un senatore lucano la cui consorte lavora a Tecnoparco, conflitto d’interesse nascosto col “metodo Viggiano”. In un altro atto, con data ignota, ma che vi alleghiamo, Donato Viggiano scrive a Tecnoparco per proporre di ”conferire i rifiuti liquidi presso il TRAF di Ferrandina”, per alleggerire il traffico verso Pisticci; il traffico di camion, non di rifiuti, praticamente colui che doveva difendere l’ambiente, con i relativi premi di produttività ricevuti, si comportava invece da consulente aziendale di Tecnoparco.
E quando Arpab mette a disposizione il laboratorio mobile, l’Amministrazione Di Trani si supera, scrivendo in una lettera ufficiale che il Comune di Pisticci: “non è erogatore di energia elettrica” per il laboratorio mobile di Arpab e dopo una diatriba tra Schiassi e Di Trani arriva l’ok alla fornitura e l’impegno di spesa di Arpab ma chissà perché qualcuno di lì a poco andrà a recidere i cavi dell’alimentazione elettrica sabotando il monitoraggio ARPAB a Tecnoparco (quest’ultima ricordiamo essere anche produttore di energia elettrica).
Quando l’Arpab rilevava l’isobutilene alla Scalo, non rilevava tutto il resto: dall’acido solfidrico agli idrocarburi non metanici fino ai metalli o alle diossine. E coincidenza anche questa, il funzionario Arpab che fece e firmò i sopralluoghi e relativi verbali con analisi connesse ha avanzato le sue dimissioni due mesi fa.
Schiassi nel settembre 2014, un anno dopo i miasmi, chiedeva ancora ai suoi dirigenti di attivare tutte le azioni previste per monitorare Tecnoparco: dalle analisi radiometriche al controllo degli scarichi in aria e nel Basento, praticamente senza bilancio il direttore casertano chiedeva ai suoi uffici di fare il loro lavoro, quindi l’implicita ammissione che l’AIA di Tecnoparco non veniva osservata?
E mentre in Regione Basilicata tutti fanno gli stupidi per non mettersi contro il petro-business, il grande estro di Tecnoparco esce fuori con una proposta datata sempre 2014, che spiazza la comunità scientifica internazionale: abbattere gli odori con una tecnologia della Air Clean srl basata sull’utilizzo delle conchiglie …, si proprio delle conchiglie, mentre vengono coltivati terreni da interdire per inquinamento nel sito della Val Basento, mentre la gente non conosce gli effetti sulla salute, i Somma sono in piena estasi botticelliana e vedono nella conchiglia, non nell’uovo, l’origine e la soluzione di tutto.
Quanti metalli, ammoniaca, acido solfidrico, idrocarburi sono ad oggi presenti nelle falde, nei sedimenti, nelle persone e nella flora/fauna locale? Nessuno lo sa, o meglio qualche brandello di verità qua e là esiste ma il quadro chiaro nessuno lo ha messo nero su bianco, nonostante l’Arpab ci costi non meno di 13 meuro l’anno, senza contare aziende sanitarie, uffici comunali, ministeriali e regionali deputati ai controlli.
Ma tutti i viaggi fatti da Di Trani tra Roma, Potenza e Matera nei giorni dei miasmi a cosa sono serviti? E, soprattutto, chi li ha pagati? Pantalone, che nei suoi polmoni, o vescica, o stomaco o colon sta portando gli effetti di questa eco-criminalità. La Regione Basilicata deve uscire da Tecnoparco (40% della proprietà in capo al Consorzio Industriale di Matera) per non trovarsi un giorno in tribunale come ente avvelenatore dei lucani, e bloccare Tecnoparco, come il resto, fino a quando non avremo un’Arpab capace di far rispettare leggi ed AIA.