Premessa legislativa: la legge italiana non dà un limite per i batteri fecali nelle acque superficiali, che siano fiumi o torrenti, ma li regolamenta per gli scarichi, l’acqua potabile e l’acqua balneabile…ed in queste pieghe si nascondono i problemi.
Nel 2019 Jonica TV con il supporto del Dott. Gian Paolo Farina e dell’Avv. Giovanna Bellizzi (i quali hanno finanziato le analisi in questione) si recò presso la diga di Monte Cotugno per capire cosa confluisse in essa. Venne prelevato un campione dal Serrapotamo e lasciato in laboratorio due ore dopo il prelievo, venne rilevato che:
- i tensioattivi totali erano a metà della soglia di legge per gli scarichi ma il punto di prelievo era un torrente, valore 1,08 mg/l, limite a 2;
- azoto ammoniacale ad oltre 42 mg/l quando la legge per gli scarichi fognari depurati prevede un limite inferiore a 15 mg/l;
- escherichia coli a 10 milioni UFC/ML, limite per gli scarichi a 5mila quindi 2mila volta la soglia di legge per la balneabilità;
- coliformi a 60 milioni, enterococchi ad 1 milione, unico raffronto resta la legge sulla balneabilità ove anche gli enterococchi avrebbero un limite di 200 e l’escherichia di 500: quindi perchè ciò che è destinato alla potabilizzazione ha tollerabilità molto più alte di ciò che è balneabile?

Premesso lo stress al quale si sottopone l’acqua in seguito a potabilizzazioni massicce com’è possibile che l’acqua della diga di Monte Cotugno sia sempre categoria A2? Classificarla come A3 comporterebbe stravolgimenti insostenibili per gli enti preposti alle analisi ed alla potabilizzazione? Potabilizzazioni pesanti potrebbero essere la causa dell’abbondanza di trialometani per esempio ma come si può rendere il circuito dell’acqua virtuoso e sano prima dei potabilizzatori? Se imbottiamo le dighe ad uso potabile di scarichi fognari, agricoli e zootecnici dobbiamo poi riversare grandi quantità di cloro. Se a monte non funzionano i depuratori dell’entroterra come possiamo garantire davvero acqua di qualità agli utenti finali sulla costa? Ma gli enti ambientali preposti non dovrebbero garantire la qualità dell’acqua anche in ingresso ai potabilizzatori e fare prevenzione nonchè tutela della aree sensibili? Dal punto di vista sanitario che danno arreca il risolvere questi problemi strutturali ricorrendo solo a massicce quantità di cloro?

Non sono stati misurati in questa tornata i nitrati e tanti altri parametri, mondo completamente sconosciuto è quello dei virus nelle acque da potabilizzare e sorge spontanea la domanda: se un domani un malfunzionamento ad un potabilizzatore non fosse debitamente e prontamente seguito da un allarme e da una interruzione della fornitura idrica cosa si rischia? Se si usasse poco cloro od un cloro non conforme alle leggi, come già accaduto in Puglia? Potabilizzare acqua inquinata quale aggravio di costi ha per chi potabilizza e quindi per noi che paghiamo la bolletta dell’acqua? L‘Istituto Superiore Sanità, come ricordato in un recente video dall’Avv. Bellizzi, ha posto l’attenzione su tutta una serie di vettori come le fogne non ben gestite, i relativi aerosol e la maladepurazione come potenziale fonte di rischio anche nell’ambito del Sars Cov 2, e noi ci prendiamo il lusso di scaricare le fogne nei serbatoi ad uso potabile? E’ moralmente sostenibile dare per quattro spicci le nostre sorgenti migliori alle multinazionali e riservare alla popolazione il piscio di diga come disse il Dott. Farina? Intanto non sappiamo l’evoluzione delle indagini corroborate da un’ordinanza comunale del 2019 che evidenziava, forse con qualche decennio di ritardo, lo sversamento di acque fognarie nella rete delle acque bianche, quindi dirette verso la diga senza depurazione.

Sotto alleghiamo anche foto della fattura sostenuta nel 2019: aiutateci a recuperare la somma riportata, in modo tale da ripetere a nostre spese le analisi nei medesimi punti almeno per i medesimi parametri.
PS: le analisi sono state pubblicate in grande ritardo in quanto non gestite direttamente da Cova Contro ma nate dall’azione spontanea di Jonica Tv e del Dott. Gian Paolo Farina con il supporto legale dell’Avv. Giovanna Bellizzi, lo stesso gruppo di lavoro è impegnato in svariate decine di problematiche ambientale quindi il flusso di dati derivante è ormai di difficile gestione. Alla data del prelievo venne comunque prontamente avvisato il locale comando dei Carabinieri Forestali di Senise a causa del forte olezzo di fogna che proveniva dal campione stesso, infatti i video di Jonica Tv ed i prelievi sono tutti precedenti all’ordinanza comunale di Senise, idem le denunce raccolte da La Siritide.