di Gian Paolo Farina e Giorgio Santoriello
Una riflessione appare doverosa dopo la lettura del decreto della Franconi del 10 agosto 2018, sotto allegato.
Il quadro: un assessore tecnico, non eletto, nominato da un arrestato ai domiciliari da oltre un mese, a sua volta già condannato in passato ed indicato dalla Procura di Matera come a capo di una cupola affaristica che ha colonizzato indebitamente la sanità pubblica, da attuale vice presidente regionale subentrante all’arrestato, nonostante i suoi conflitti d’interesse ed i suoi ampi demeriti ed incapacità, ha deciso di autorizzare la Viggianello Fonti del Pollino spa, Gruppo San Benedetto, a prelevare altra acqua ai fini dell’imbottigliamento, dal punto di captazione 2.

Non si comprende l’esatta collocazione del punto di captazione, ma soprattutto ignota è la quantità attinta che molto probabilmente è svolta, come per il petrolio, in auto-controllo dal privato. Anzi non è pubblica neanche l’attività di vigilanza sia dell’Università Federico II che dell’Arpab e dell’ASP sulla qualità dell’acqua, ed in più non esiste il richiamo ad alcuno studio svolto che documenti quali impatti ambientali abbia un attingimento industriale a fronte di habitat fluviali, e non, che potrebbero risentire del mancato apporto di suddetta acqua. Tutta questa acqua imbottigliata e che non ritorna all’ambiente quali conseguenze ha?
I flussi minimi vitali dei corsi d’acqua lucani non sono garantiti e vigilati, con tutta l’estinzione di biodiversità che nessuno documenta dettagliatamente ma che è sotto gli occhi di tutti, ma cosa ancora più aberrante è che alle spa e multinazionali, nonostante canoni irrisori e debiti pregressi, sia riservata l’acqua forse migliore che abbiamo in regione, mentre a lucani e pugliesi viene riservata l’acqua delle dighe ( le sorgenti usate ad uso potabile sono secondarie rispetto all’acqua di invaso, ad eccezione del Frida che provenendo sempre dall’area del Pollino potrebbe, chissà, risentire di diminuzioni di portata per il prelievo industriale? ). Con tutti i problemi ed i dubbi che conosciamo sulla qualità dell’acqua d’invaso, si aggiunge la beffa dei differenti trattamenti economici tra cittadini ed utenze domestiche, ed aziende di imbottigliamento. Tutto deciso da un presidente non eletto, non lucano e non esperto, ma questa riflessione è inutile, la campagna elettorale incombe e qualcuno si approprierà di questa riflessione non per risolverla ma per populismo elettorale, intanto Nestlè e Coca Cola con altre spa ci succhiano le acque migliori per utili faraonici e ricadute territoriali inconsistenti.