Il cosiddetto servizio pubblico è una sequela di coincidenze, forse è scritto nella genetica dei cognomi, forse nel nome dell’ufficio stampa politico di provenienza ma fatto sta che nell’elenco dei vincitori:

https://www.ufficiostampabasilicata.it/eventi/i-nuovi-volti-lucani-della-tgr-basilicata/

compaiono la figlia dell’ex giornalista della Rai Basilicata, Edmondo Soave, e Rivelli, ex addetto stampa della Regione sotto il regno di De Filippo. Diversi esclusi illustri incluso l’esperto Massimo Brancati della Gazzetta. Figlie di, amici di, e fidanzati pare anche tra i vincitori stessi. Almeno dai che dire…tutto sommato sono arrivati i concorsi, rispetto al deregolamentato passato, quando tra praticantato ed accordi sindacali per evitare le vertenze si arrivava da Telenorba per fare carriera dopo in RAI. Sarebbe stato il caso di Cinzia Grenci per esempio, ex portavoce dell’On. Boccia entrata in RAI attraverso Telenorba, o di altre come Grazia Napoli passata poi in dote, parrebbe, col praticantato. Storie di contratti da impiegato invece che da giornalista, sostituzioni fatte in una RAI che aveva vuoti di organico e magari dopo 800 giornate arrivava il contratto a tempo determinato, maturando col tempo ragionevoli diritti e voilà le carriere interne. Ma le scalate sempre tali restano, interne o pseudoconcorsuali che siano, lasciano qualcosa dietro di sè. In questa esigenza della logica stabilità reddituale per una stampa ridotta alla fame si perde forse di vista l’opportunità, ed il buon gusto?

E’ opportuno che la figlia di un giornalisti RAI vinca il concorso nella stessa aerea geografica di lavoro del padre, oggi in pensione? E soprattutto perchè non “dividere le carriere”? E’ credibile un professionista che passa da segreterie politiche, incarichi privati come addetto stampa e poi approda nel servizio pubblico? L’ex direttrice del Metapontino.it passò dalla direzione del giornale online alla segreteria di Pittella e poi all’ASM, oppure corrispondenti del Quotidiano assunti in Regione, nell’ufficio stampa, proprio durante “l’era Rivelli”. O Paride Leporace, ex direttore di testata passato con incarico politico alla Lucania Film Commission e dopo addetto stampa del presidente calabrese, oppure Mario Isoldi ex direttore anche lui, amico intimo di De Filippo negli anni della direzione della Nuova del Sud, dopo grillino doc e collaboratore dell’eurodeputato Pedicini. Insomma “surfisti della comunicazione”, vanno dove tira l’onda del potere, “mercenari della parola”. Come si può conservare l’obiettività dopo aver servito cause diverse anche contrapposte? Come sopravvivere in una regione ove il principale editore resta l’ente regionale stesso e secondariamente le multinazionali del petrolio? Ma ora la gente è ridotta alla fame quindi per l’etica non c’è spazio, anche se tutto sommato per essa lo spazio non c’era neanche prima … e serve il posto fisso altrimenti il professionista dell’informazione, figura diversa dal giornalista, dovrà bussare o all’imprenditore o al politico, o alla fondazione di turno, e purtroppo c’è poco da fare la precarietà fa male. Speriamo che la RAI inizi a spolverare il coraggio di fare inchiesta anche in chiave locale, e contraddittori tra veri contrapposti, chissà…alle nuove leve l’onere di recuperare la credibilità di una troppo mansueta ed accomodante RAI regionale. A me mancano irrimediabilmente giornalisti come Michele Giordano, o Valentina Dello Russo, quei Giornalisti che studiavano e mettevano in difficoltà il potere.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.