Prosegue la colonizzazione della Basilicata, e decenni dopo la nascita della Metapontum Agrobios figlia della fusione tra Regione Basilicata ed ENI e che su tanti scempi ambientali ha taciuto o distratto il suo sguardo altamente qualificato, ci ritroviamo nello stesso clichè ma ora tocca all’Alsia.
Riporto testualmente i passaggi della delibera n.39 del 24 marzo 2021, … premesso che:

a proseguire alcuni passaggi del testo dell’accordo:



Pagine di fuffa, un remake di quello che tre decenni fa doveva fare Eni con l’Agrobios Metapontum, ora ENI ha le chiavi di tutta Pantanello-Metaponto, potrà influenzare finanche il piano di sviluppo rurale ed i progetti ricadenti in esso. Alsia invece che difendere l’agricoltura dal petrolio e censire i danni del medesimo va a nozze con l’inquinatore seriale. Ridicoli i richiami, in chiusura accordo, alle norme anticorruzione soprattutto alla luce del recente patteggiamento di Eni sulla corruzione internazionale proprio in Congo, ove il cane a sei zampe pagherà 11 meuro. Abolita l’etica in Basilicata, non esiste alcuna questione morale, ENI ha le chiavi di tutto e tutti si piegano a Lei all’interno delle istituzioni. Alsia invece di investigare sui pesticidi trovati da Arpab alla foce dell’Agri lo scorso anno, invece di supportare il contrasto all’abuso di pesticidi o di braccare l’utilizzo di quelli illeciti, invece di studiare l’impatto del petrolio sulle produzioni agro-zootecniche o di fornire assistenza agli agricoltori vittime di inquinamento indotto progetta con Eni il vertical farming e le serre solari quando quello che manca in Basilicata sono legalità e dignità.