Era da settimane che per il neodirettore molto social di Arpab, l’Avv. Antonio Tisci, avevo in serbo un editoriale. Da dove partire? La nomina politica di Tisci ricalca la vecchia logica dell’accontentare gli “amici di partito”, il poltronificio di corrente, i “camerati” del capobastone Gianni Rosa. Continua la tradizione di assessori all’ambiente di seconda fascia (con pochi voti o non eletti, e privi di competenze ambientali – ndr) seguita a ruota dall’analoga tradizione dei direttori Arpab. Prima col PD i direttori venivano presi dal sottobosco di burocrati e dirigenti amici del sistema Basilicata, o compagni di corrente quindi anche dalla vicina Campania, poi con Bardi l’involuzione ulteriore: nominare un ex consigliere regionale, da sempre attivo in politica, alla guida di un ente che dovrebbe essere imparziale e tecnico quindi una guida totalmente politica priva di competenze tecnico-ambientali o sanitarie alla faccia della meritocrazia.

il direttore Arpab in una foto di diversi anni fa presa da: https://www.ugomariatassinari.it/arriva-il-blitz-contro-la-casta-lucana-i-miei-dubbi/

Tisci, lo ha mostrato nel discusso post sul vaccino anti Covid, ha un rapporto “ossessivo compulsivo” con i social come col suo ego: trova il tempo per scrivere e commentare svariati post al giorno, finanche di far alterare la plombe dello scrittore Giovanni Fasanella, autore di Colonia Italia, che lo ha ripreso recentemente per il suo ormai noto caos dialettico, voli pindarici ove si capisce solo lui. Infatti Tisci fa così quando è in difficoltà: si rifugia in concetti essenziali, frasi concitate o citazioni latine, mai che citasse le norme ambientali. Eppure Tisci un anno fa come esponente politico (primo video sotto in elenco-ndr) del MOVIMENTO NAZIONALE PER LA SOVRANITA’ dichiarava il suo parere favorevole alle estrazioni a patto che migliorassero i controlli! La solita favola filo-estrattivista, cara anche ad alcuni noti pseudoambientalisti, che non parlano neanche di blocco temporaneo e conta dei danni, ma lasciano intendere che con i soliti finti controlli tutto possa andare avanti. Questi finti ambientalisti non dicono mai che per migliorare i controlli bisognerebbe modificare radicalmente le leggi, regolamentare il non regolamentato e che se i controlli migliorassero davvero le attività sarebbero bloccate o per sempre o così ridimensionate da non giustificare più l’investimento.

Tisci pare abbia diminuito l’uso frenetico di Facebook solo nelle 20 ore successive al suo post sbilenco sul comunicato AIFA, poi è ripreso frenetico come prima, e mentre parlava di Napoli, cucina, Maradona, religione, teatro e di minorenni congiunti (fotografate negli uffici Arpab-ndr) noi denunciavamo a nostre spese la contaminazione del pesce vicino la foce del Sinni e l’inquinamento del Basento ed in merito non una parola da parte sua. Lui prende oltre 100mila euro annui di soldi pubblici per fare l’influencer, alcuni cittadini raccolgono i soldi per fare quello che Arpab si rifiuta di fare o non è in grado di eseguire.

Il “gerarca” Tisci fino ad oggi è solo propaganda (da Minculpop) e distintivo: comunicati, interviste, canale youtube ma neanche lo straccio di un referto tecnico allegato o di un certificato di analisi, ridicole le simulazioni pubblicate su Tempa Rossa, illeggibili sotto ogni aspetto e prive di scientificità.

Con Tisci il controllo politico del direttore Arpab sembra raggiungere livelli mai visti prima: personalismo esasperato, improvvisazione totale, assoluta incoerenza tra il detto ed il fatto, perfetta continuità invece col passato. Degni di nota i giornalisti che hanno intervistato Tisci senza studiare e quindi facendo domande inutili o fuorvianti, come nel caso del triclorometano nel COVA di Viggiano. Ripropongo alcuni passaggi avvilenti di una recente intervista su Basilicata24.it: “… L’Agenzia verifica il rispetto della legge. Il nostro compito si ferma alle analisi. Fatte tutte le verifiche sul terreno e sui piezometri interni ed esterni comunicheremo e informeremo la Procura e la Giunta. Il nostro compito finisce là. Sa bene che noi non assumiamo decisioni.” (E no caro Tisci Arpab è pagata per avanzare prescrizioni anche urgenti e vincolanti, deve prendersi la responsabilità di avanzare la richiesta di sospensione delle attività e non fare scaricabarile su Procura e giunta, altrimenti cosa vi paghiamo a fare, per fare il laboratorio di analisi privato della giunta regionale? I passacarte della procura? – ndr)

Prosegue l’intervista:”il management negli anni scorsi ha avuto qualche défaillance” (problemi su cui Tisci ha sempre taciuto – ndr)

Ed è plausibile questa seconda possibilità? “Sarebbe altrettanto grave, o forse di più, perché svelerebbe una falla nei controlli. Immaginare che chiunque possa arrivare all’interno del Centro Olio con una tanica di triclorometano…capirà bene che è alquanto assurdo. Ma secondo lei questo triclorometano che Eni dice di non utilizzare, alla fine come è arrivato lì? Questo me lo devono dire loro, perché o lo utilizzano o c’è qualcuno che ha scavalcato la recinzione e lo ha buttato dentro. (E no caro Tisci tu Arpab devi stabilire l’origine dell’inquinante a costo di bloccare l’impianto e poi il triclorometano se solitario potrebbe essere anche di origine naturale, però tu non pubblichi le analisi e così i cittadini non possono sapere con certezza l’entità della tanica delle tue sciocchezze! – ndr)

Chiede Basilicata24:”...Avete dei dubbi sulla qualità dell’acqua viene re-iniettata? È chiaro che se dovessimo trovare petrolio significa che Eni non sta reiniettando solo acqua ma altra sostanza. In teoria, se loro hanno fatto tutto in regola, noi nella profondità dello scavo dovremmo trovare solo acqua. (Eni è assodato che in passato ha reiniettato altro caro avvocato Tisci forse non hai letto nulla sulle carte del Petrolgate lucano, ma senza aver studiato cosa pensi di poter fare? E poi per le acque di strato non esiste ancora un campionatore automatico pubblico che h24 ci dica portata, quantità, pressione e composizione chimica ma a Tisci queste indicazioni non interessano- ndr).

Le ispezioni al COVA, altro fumo negli occhi. Abbiamo chiesto a Tisci di poter partecipare alle ispezioni, ha detto di no, però con sè si porta il direttore Achille Palma (ex stipendiato Eni ai tempi dell’Agrobios) colui che ancora non ha completato il piano regionale di tutela dell’acqua, colui che sbagliava i parametri legislativi nelle analisi, il presidente dell’ordine dei chimici di Matera che parla male di Cova Contro alle nostre spalle disincentivando i laboratori privati locali a prendere i nostri campioni. Lo stesso esperto che da anni non sa spiegarci l’origine dei problemi, che dimentica di spiegarci l’origine degli idrocarburi, la cui defunta moglie lavorava per il boss dei rifiuti Berardino Iula. Se loro sono gli esperti, io sono felice di essere qualcosa di diverso da lor signori.

Di seguito un pò di materiale, amabile parata di ipocrisie e supercazzole, da vedere e ricordare, ignorati dai giornalisti locali:

Quando Tisci diceva di votare per il PD, articolo sotto, però sette anni prima scriveva che al di fuori del centrodestra non vedeva alternative:

Quando Tisci chiedeva di tutto, dal blocco delle trivelle all’inchiesta sull’ENEA:

Tisci (antieolico nell’articolo sopra) supporta il Senatore Pepe, tra i sostenitori dell’eolico nell’alto Bradano, mirando sempre alle royalties:

Da notare anche le vignette di certa stampa che mentre fa le pulci in maniera mirata solo ad alcuni, innalza altri, riciclando per giunta pensatori per tutte le stagioni come Andrea Di Consoli:

https://www.facebook.com/antonio.tisci/posts/10225334941468685

Disperata la personalizzazione di Arpab in Tisci: il direttore usa il suo profilo social personale invece che darne uno all’agenzia! Addirittura elabora comunicati stampa per augurare buon lavoro ai pochi tecnici valenti di Arpab nominati assessori! Già sotto organico ed in emergenza Arpab perde pezzi e lui si complimenta. Fossi al posto di Total o di Sogin direi che Tisci è il miglior regalo che Bardi e Rosa potessero fare.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.