E’ dal 2016 che mezzo pec ad Arpab chiediamo di pubblicare tutta una serie di dati:

  • i dati aggiornati sui piezometri di falda sia vicino le aree pozzo che vicino gli oleodotti;
  • di pubblicare i dati di tutte le AIA, in particolar modo di quelle che neanche compaiono nel sito ARPAB: cementificio di Barile, discariche dalla Recisa di Pisticci a Sant’Arcangelo, dalla Semataf alla ECOBAS, di tutto questo neanche una sola analisi sulle falde pubblicata sul sito Arpab;
  • su Tempa Rossa da oltre un anno non viene pubblicata la mappa completa e gli esiti delle analisi svolte sui pozzi artesiani dei privati della zona;
  • interi invasi privi di analisi, dalla Camastra a Monte Cotugno, per non parlare di quelli ad uso irriguo;
  • i giudizi di classificazione di salute dei corpi idrici superficiali inesistenti;
  • le analisi sulla potabilità delle acque, per non parlare degli alimenti;
  • l’elenco delle violazioni alle eventuali prescrizioni previste da AIA per tutti gli impianti/discariche;
  • i dati Agrobios sui biomonitoraggi in Basilicata, nonostante le bugie dette dinanzi alle TV anche da sindaci locali, non sono ancora interamente pubblici;
  • lo studio INGV-ENI sulla sismicità in Val d’Agri non è ancora interamente pubblico;
  • i dati su Tecnoparco ed aree limitrofe sempre generici ed in ritardo;
  • la presenza di microcistine nelle acque potabili;

E pochi mesi fa il difensore civico ci ha scritto ( note sotto allegate ) per dirci che abbiamo ragione, chiedendo ad Arpab la piena applicazione delle norme sulla trasparenza, adempimenti che da mesi l’Arpab viola, nonostante Iannicelli vada a Cagliari a vantarsi della riforma dell’Arpab, la realtà è ben più tristeFOIA o non FOIA, le cattive amministrazioni sanno bene che la mancata trasparenza non viene puntualmente e soprattutto seriamente sanzionata, anche perchè i responsabili per la trasparenza tutto sommato vengono da quegli stessi ambienti che la trasparenza l’hanno sempre snobbata, quindi cosa aspettarsi se si pesca sempre dallo stesso mazzo? E neanche il sollecito del difensore civico ha chissà quale valore vincolante per gli inadempienti tanto alla fine l’unica possibilità coercitiva rimane il TAR: praticamente del diritto alla trasparenza si gode a pieno se si hanno migliaia di euro da spendere in spese legali, tutto il resto sono chiacchiere e reiterato violazioni del diritto all’informazione altro che trasparenza.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.