L’arresto di Assange ci porta a pensieri forse sommari ed istintivi, e probabilmente per questi motivi sbagliati ed avventati, ma è impossibile non collegare tutto. Qualche mese fa l’Occidente considerava giustamente come barbara l’efferata uccisione del giornalista dissidente Khashoggi ma nonostante l’ondata di sdegno e rabbia i rapporti economici e petroliferi con l’Arabia Saudita sono andati avanti come prima; Dahpne Galizia a Malta è saltata in aria con la sua auto ma i fiori in suo onore danno fastidio alle autorità locali; a Sandro Ruotolo volevano togliere la scorta, a Luca Chianca lo sequestrarono in Congo etc etc etc e l’elenco potrebbe essere lunghissimo se facessimo una ricerca approfondita anche solo limitandoci all’Italia ed ai dati forniti dal portale “Ossigeno per l’informazione” ove anche chi scrive è elencato.
La minaccia alla libertà di stampa e di pensiero, a quella di protestare e di documentare, di sapere e divulgare, con l’arresto di Assange arriva non dai paesi barbari o terzomondisti, non dai regimi russo o cinese ma dalla civilissima Gran Bretagna, culla di una delle principali scuole giornalistiche mondiali. Un avvertimento che arriva a tutti coloro, giornalisti e non, che vogliono informare sulla verità a qualsiasi costo. Nella gravità inaudita di questi fatti che dovrebbero svegliare anche le coscienze più assopite, è doveroso sottolineare che tutti gli articoli, le foto ed i documenti pubblicati in questi anni da me (Giorgio Santoriello) e da Andrea Spartaco relativamente alle perforazioni orizzontali testate e largamente impiegate in Basilicata per la prima volta almeno per ciò che concerne l’Italia e la sua storia mineraria, trovarono iniziale e solitario raffronto non in ciò che pubblicavano le istituzioni o le compagnie petrolifere che su questo aspetto tacevano da decenni vietando ogni accesso agli atti, ma in un cablogramma di Wikileaks ove chiaramente si riportava il grado di approfondita conoscenza che gli americani avevano delle modalità di sfruttamento del petrolio lucano, altro che ENI azienda di stato! Il sovranismo americano, che detiene anche quote Eni, era debitamente informato grazie alla probabile e verosimile presenza in Val d’Agri della texana Halliburton che per conto di ENI studiava e perforava la Val d’Agri come nessun altro prima, raggiungendo un livello di conoscenze che agli USA era noto già dal 2008 ma ai lucani ancora oggi viene nascosto. Per non parlare del programma NATO – Science for Peace ove era candidato anche un progetto di studio sulla sismicità in Val d’Agri. Programmi militari ed intelligence straniere studiano e dirigono settori che dovrebbero essere sotto controllo democratico: ci fanno ancora votare perchè votare non serve più a nulla? Grazie ad Assange, grazie al suo sacrificio ed alle sue scelte, sappiamo con certezza che dal 2008 il petrolio lucano viene estratto con metodiche nascoste, non divulgate alla popolazione ed ignorate dalle norme ambientali in materia, quindi anche la Basilicata deve qualcosa di importante a quell’uomo che si chiama Julian Assange. Ed il 5 Stelle nazionale e lucano che attraverso l’On. Liuzzi sosteneva Assange (la foto sotto è del 2013), oggi di concreto, oltre i comunicati stampi, cosa farà? Forse la stessa recita fatta per Regeni: interrompere i rapporti tra Camere e far proseguire gli affari come prima.
F.to Giorgio Santoriello e Gian Paolo Farina
