immagini satellitari radar del 6 luglio 2021: l’inquinamento dentro il Porto di Augusta continua nell’indifferenza delle Istituzioni

E’ del 6 luglio l’articolo del Giornale di Sicilia che titola: “All’Ispra il grande progetto di bonifica della rada di Augusta”, nello stesso giorno l’ennesimo sversamento nella rada di Augusta passa inosservato. Nell’area AERCA, ovvero l’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Siracusa da dove provengono le segnalazioni DEI CITTADINI relative alla zona di Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa. L’immagine di copertina è stata acquisita dal satellite Sentinel-2 in data 6 luglio 2021.

All’ISPRA , ancora una volta – la prima nel 2015 (con presentazioni e relativa conferenza stampa capitanata dall’allora Direttore Generale dell’ISPRA Prof. Bernardo De Bernardinis che da lì a poco tempo sarebbe stato condannato a 2 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni) il Ministero della Transizione Ecologica le affida gli studi propedeutici alla bonifica della Rada di Augusta. Altri soldi in studi e progetti di bonifica, la solita storia di sprechi all’italiana, soldi per non risolvere il problema e non far pagare i responsabili delle contaminazioni. Tutto ciò arriva dopo trent’anni di traversie e dopo un lungo iter istruttorio ripartito nel 2019.

Alla rete di Penolope pagata dal pubblico, ENI risponde col suo negazionismo professionale, argomentato dai soliti studi di parte che prevedibilmente ritenevano oramai “innocue” per l’ecosistema le quantità di mercurio depositate sui fondali (mentre autorità scientifiche internazionali ritengono il mercurio dell’area la principale fonte di contaminazione del Mediterraneo – ndr), e presenta un ricorso con il quale sottolinea che le tesi sostenute dal Ministero sulla responsabilità per la contaminazione: “È priva di fondamento la tesi, ribadita dal ministero anche nel corso della riunione del 10 febbraio 2021, secondo cui la sentenza del Tar Catania del 2012, – si legge- dopo aver “accolto i ricorsi delle Aziende ritenendo il progetto di bonifica [della rada di Augusta] sproporzionato e per alcuni aspetti carente”, avrebbe altresì riconosciuto “attraverso il criterio delle presunzioni – la responsabilità delle aziende ricorrenti”.

E questo perché, continua nel ricorso l’ENI, l’istruttoria condotta da ISPRA e CNR: “non appare sufficientemente approfondita e dunque in grado di rappresentare correttamente lo stato ambientale della rada, e ciò con particolare riferimento all’utilizzo – da parte degli Enti – di dati non aggiornati o raccolti in maniera disomogenea. Nel valutarne e dichiararne approvabili le conclusioni, la conferenza di servizi del 10 febbraio 2021 non ha adeguatamente considerato i contributi istruttori forniti dalle società coinsediate”. Tra questi lo specifico approfondimento dedicato alle caratteristiche del mercurio presente nei sedimenti della rada, curato per conto dalla società dal professor Bacci (lo stesso che raccontava frottole prive di fondamento scientifico per negare l’inquinamento petrolifero in Basilicata – ndr) e da Aecom, illustrato in occasione della riunione della conferenza di servizi del 23 settembre 2020, e che evidenzia “…carenze importanti nell’analisi e nella stessa metodologia di campionamento dei dati alla base della relazione del CNR-ISPRA” e arriva a conclusioni “non solo diverse, ma divergenti e non conciliabili sullo stato ambientale della rada di Augusta in termini di rischio per l’ambiente e la salute dell’uomo. Anche da tali documenti risultano ulteriormente ribadite le criticità già rappresentate con riferimento alla relazione Ispra -CNR che non permettono in alcun modo di ritenere acquisito, contrariamente a quanto sostiene l’amministrazione, un quadro informativo adeguato relativamente allo stato ambientale della rada di Augusta. Non si comprende, quindi, come la Conferenza di servizi istruttoria del 10 febbraio abbia potuto del tutto omettere ogni tipo di considerazione delle criticità sin qui rappresentate, arrivando addirittura a dichiarare approvabile l’originaria relazione ISPRA-CNR del gennaio 2020″. Le associazioni non possono contestare enti pubblici e multinazionali, ma quest’ultime possono prendere a pesci in faccia le istituzioni pubbliche, loro controllori.

L’AERCA, il NOSE, … vi prego basta. Non è più accettabile identificare e classificare un’area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale e dover leggere nel 2019, sul sito SNPA che: “entro la prima metà del 2020 saranno installati i campionatori automatici nei punti più critici identificati dalle segnalazioni, per questo è importante che le segnalazioni da parte dei cittadini continuino”. Una situazione così complessa la lasciamo sulle spalle dei cittadini?! Nuove proposte, nuovi studi, nuovi soldi pubblici e non si arriva mai a colpevoli e condanne. Una considerazione, a mio personale parere, va obbligatoriamente fatta circa l’inopportuno utilizzo anche del termine “propedeutico”. Quale significato assumono dei studi “propedeutici” quando nella Conferenza stampa del 2015 la Dott.ssa Elena Romano dell’ISPRA dichiara che: l’ISPRA ha focalizzato la sua attenzione sulla Rada di Augusta, non tanto per i risultati, ma per la varietà di indagini che si sono succedute nel tempo e che come Istituto abbiamo seguito. E “le indagini effettuate successivamente a quelle del 2005 sui sedimenti confermano lo stato di contaminazione della rada di Augusta; i processi di deposizione, mobilizzazione ed evoluzione lungo la verticale sedimentaria risultano chiari e non necessitano di ulteriori indagini sul campo”.

Inoltre, la caratterizzazione ISPRA del sito, contenuta nella relazione dal titolo “Il caso di Augusta”, mostra il mercurio in rada associato alle malformazioni congenite neonatali. Nello specifico a: ipospadia, apparato gastrointestinale, sistema neurologico e cardiopatie. Con una frequenza ad Augusta stimata, tra il 2001 e il 2004, del 5,5 percento mentre la media nazionale era 1,5 percento e l’OMS fissa come soglia di rischio il 2 percento. Tutte queste informazioni raccolte nei vari progetti, fanno si che esistano delle memorie storiche, di cui questo Paese in alcune occasioni ne è sprovvisto, e generino quelle che nel telerilevamento vengono definite le “verità a terra”. Certo è che nel 2015, alcune slide proiettate presentavano vistosamente le NON conoscenze circa le strutture che insistono sulla Rada di Augusta. L’immagine che segue ne è una verifica.

La base NATO, almeno fino a stamane, era ed è ben presente nella Rada di Augusta e, come dire, anche lei ha compartecipato, come mostrato nel nostro articolo: “Un mare di rifiuti” ad Augusta: dallo spazio visibili gli sversamenti tra città, industrie, navi e base NATO“. La base non è aliena ed è una fonte inquinante, ma questo la stampa e le istituzioni non lo dicono mai. Il ruolo dell’ISPRA e quindi anche dello SNPA, in questo ultimo periodo, ha assunto dei toni di prim’ordine e li troviamo presente in innumerevoli studi di monitoraggio: dell’ambiente, dell’aria, frane e, nello specifico, nell’impiego e sfruttamento di dati satellitari proprio per il monitoraggio di danni ambientali.

Nel merito di quest’ultimo progetto, svolto in collaborazione con ASI, riguarda le attività per realizzare servizi a valore aggiunto nel campo del monitoraggio ambientale, attraverso lo sviluppo di un sistema per la messa a disposizione di immagini telerilevate e per la produzione di cartografia tematica integrabile con quella prodotta dai servizi land e marine all’interno del programma Copernicus. Il progetto si propone di progettare, sviluppare e testare un prototipo di piattaforma integrata per l’erogazione di un servizio di classificazione semi-automatica delle immagini a diverse scale dì osservazione. Esso è rivolto principalmente alla mappatura degli habitat terrestri, acquatici e di transizione. Nell’ambito del progetto è stato costituito un Laboratorio Virtuale di Servizi Ambientali (LaViSAm) utilizzato come ambiente di sviluppo, calcolo e test per la realizzazione della piattaforma dei servizi pre-operativi.

Alla proclamazione di tutte queste eccellenze siamo da tempo abituati, fermo restando che da giugno sono risalite vertiginosamente le segnalazioni presenti sul sito NOSE (Sistema di segnalazione emissioni odorigene nell’area – fatto dai cittadini). Cattivi odori e miasmi, soprattutto di notte, vengono segnalati quasi tutti i giorni dai residenti di Augusta, Siracusa, Priolo e Melilli. Le persone che lasciano le finestre aperte a causa del caldo torrido di queste serate non appena avvertono la puzza sono costrette letteralmente a barricarsi in casa. L’aria diventa irrespirabile e causa spesso bruciori agli occhi ed alla gola delle persone, scenari simili a Taranto o a Viggiano.

Cova Contro, come fece esattamente solo cinque mesi fa, ha prontamente risposto alla richiesta di supporto degli amici di Augusta del Comitato Stop Veleni, acquisendo ed analizzando (con i mezzi messi a disposizione da tutti voi attraverso le donazioni) i dati satellitari attivi e passivi della missione Sentinel-1 e 2 (Copernicus – ESA).

Un po’ come dovrebbero fare le Istituzioni nazionali (ISPRA, ENEA, CNR, Università..ecc) ed Europee (EMSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima e REMPEC, Centro Regionale Emergenza Inquinanti Mediterraneo), dedite, o almeno così risulta sulla carta, a queste tipologie di controlli per la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica.

Mi corre l’obbligo di aprire una piccola parentesi su EMSA e REMPEC. L’ESA e l’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) hanno firmato un ulteriore accordo per garantire che i dati satellitari siano disponibili per migliorare la sicurezza marittima e aiutare a combattere l’inquinamento causato dalle navi.

Il Centro regionale di risposta alle emergenze di inquinamento marino per il Mar Mediterraneo (REMPEC) assiste gli Stati costieri del Mediterraneo nella ratifica, trasposizione, attuazione e applicazione delle convenzioni marittime internazionali relative alla prevenzione, preparazione e risposta all’inquinamento marino delle navi. Il Centro attua anche attività nell’ambito di una serie di progetti e programmi finanziati dall’esterno, come il progetto SafeMed II finanziato dall’UE e il progetto Globallast GEF / UNDP / IMO. REMPEC è uno dei Centri di attività regionali del Piano d’azione per il Mediterraneo (UNEP / MAP) ed è gestito dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO) . Il Centro è stato istituito nel 1976 ed è ospitato dal governo di Malta. Il ruolo di REMPEC è di contribuire a prevenire e ridurre l’inquinamento provocato dalle navi e a combattere l’inquinamento in caso di emergenza. I suoi obiettivi principali sono: Rafforzare le capacità degli Stati costieri nel Mediterraneo Facilitare la cooperazione tra di loro in caso di grave incidente di inquinamento marino e ottenere assistenza dall’esterno della regione, se necessario assistere gli Stati costieri della regione mediterranea che lo richiedono per lo sviluppo delle proprie capacità nazionali di risposta agli incidenti di inquinamento Facilitare lo scambio di informazioni, la cooperazione tecnologica e la formazione.

UWQV è l’algoritmo impiegato per l’analisi di detta immagine – di seguito viene presentato l’ingrandimento relativo ad una porzione del Porto di Augusta; è espressamente citato negli script rilasciati alla comunità scientifica dall’Agenzia Spaziale Europea ed empiricamente soddisfacenti alle tematiche da ricercare ed investigare. Ulyssys Water Quality Viewer (UWQV) è uno script personalizzato per Sentinel-hub EO-Browser o Sentinel-hub Playground, espressamente impiegato per visualizzare dinamicamente la clorofilla e le condizioni dei sedimenti dei corpi idrici su entrambe le immagini Sentinel-2 e Sentinel-3.


La concentrazione della clorofilla “a” nelle acque mette in evidenza il livello di eutrofizzazione delle acque costiere. E’ di fondamentale importanza per l’applicazione di indici trofici e dell’indice di torbidità, per la valutazione delle caratteristiche trofiche del corpo idrico e dello stato degli ecosistemi; inoltre è un ottimo indicatore per la valutazione della produzione primaria e dei gradi di trofia dell’ecosistema1 (vedere l’immagine della tavolozza).
1https://webbook.arpae.it/indicatore/Concentrazione-di-clorofilla-a-00001/?id=ea6592b6-5a44-11e6-8eeb-11c9866a0f33

Per impostazione predefinita, tutti i pixel identificati come “non acqua” (nuvole, neve o terra) vengono visualizzati con i colori reali. Tutti i pixel identificati come acqua vengono colorati con un algoritmo che valuta insieme la clorofilla e la concentrazione dei sedimenti sospesi.
Questa visualizzazione può essere paragonata a una mappa GIS (Geographic Information System) con due strati raster, sedimento sopra e clorofilla sotto. Lo “strato” di sedimenti è semitrasparente e può coprire lo “strato” di clorofilla. Proprio come le nuvole nell’atmosfera, i sedimenti nell’acqua riducono la trasparenza e oscurano la clorofilla. Pertanto i pixel d’acqua con elevate concentrazioni di sedimenti sono colorati in marrone scuro indipendentemente dalla loro concentrazione di clorofilla. Le concentrazioni medie di sedimenti sono grano colorato (marrone chiaro) con trasparenza crescente verso concentrazioni di sedimenti inferiori. A basse concentrazioni di sedimenti lo “strato” di sedimenti è completamente trasparente. Al di sotto dello “strato” di sedimento semitrasparente viene visualizzata la concentrazione di clorofilla. Le alte concentrazioni di clorofilla sono contrassegnate in rosso, le concentrazioni medie in verde e le basse concentrazioni in blu scuro; fermo restando che, nel caso sopra evidenziato circa la probabile presenza di oil spills, per l’andamento lineare dei pixel e l’analisi della porzione parziale delle immagini SAR dell’area (di seguito presentate), è lecito associare alla presenza di tale anomalia una probabile formazione di natura oleosa. La stessa anomalia che viene riscontrata anche in molte altre immagini satellitari dell’area della raffineria italiana della Sonatrach sin dal luglio del 2015.

Come precedentemente fatto notare, le segnalazioni di miasmi sono ricominciate con una frequenza maggiore dal mese di giugno, dopo la fase pasquale. Le immagini che seguono sono relative all’analisi delle sole immagini SAR, acquisite dal satellite Sentinel-1, nell’arco della stessa giornata, ossia intorno alle ore 06.00 e 19.00 locali. La motivazione risiede nella ripetitività delle anomale attività, già evidenziate nel precedente articolo, e che vengono presentate.

CONCLUSIONI

Le conclusioni ovviamente ricalcano quelle del precedente articolo su Augusta. Nella rada viene sversato di tutto, petrolio, olii e scarichi di sentina con premeditazione e dolo. Lo dicono le immagini allegate ed i relativi Profile Plot. In questo caso abbiamo ripreso finanche singole imbarcazioni nelle fasi iniziali di sversamento come nell’immagine registrata in data 15 giugno alle ore 16:55:39 UTC, che fotografa inequivocabilmente il reato. Quando questi reati saranno puniti? EMSA con i suoi 81 Milioni di Euro di spese di gestione l’anno, potrebbe, se richiesto come per la REMPEC, fornire analisi e pareri professionali in merito, per confermare o confutare le nostre conclusioni. Ricordando un aforisma di Guido Bertolaso ricordo che: “in Italia la prevenzione non si può fare perché non porta voti” e senza prevenzione si portano morti e danni sociali. Noi di Cova Contro non abbiamo nessuna necessità di voti ma solamente di supporto per il nostro operato, libero ed indipendente, per la salvaguardia dell’ambiente e della legalità.