Nel 2017 Pinuccio, inviato di Striscia la Notizia, finanziò una nostra proposta, suggeritaci da alcuni ricercatori italiani e stranieri e dalla relativa bibliografia scientifica: ricercare nel Pertusillo, durante la fioritura algale del 2017 e ricorrendo ad una metodica specifica, la presenza di alcuni batteri con caratteristiche peculiari: essere dei “mangiatori di idrocarburi”. Sarebbe stato un modo per ricavare una prova ulteriore dell’inquinamento dell’invaso perchè questi batteri come dei globuli bianchi, sarebbero la risposta immunitaria di madre natura all’inquinamento in alcuni casi, in altri potrebbero essere di immissione artificiale per coprire danni ambientali, in altri ancora la prova che da cavità geologiche profonde specie batteriche antiche, capaci di vivere nelle acque anossiche e salate, si troverebbero in un habitat non loro, e quindi la prova di una via aperta di comunicazione tra superficie e grandi profondità.
Un ricercatore italiano ci disse che sul Pertusillo aveva prelevato campioni d’acqua e che dai medesimi era riuscito a sviluppare la coltura di batteri del tipo NOVOSPHINGOBIUM NAPHTA, una notizia scientificamente rilevante perchè apriva l’ipotesi di una popolazione batterica stabile e numerosa indicatrice di una abbondante presenza di idrocarburi nell’invaso. Questo ricercatore alla fine si defilò, pare rinunciando anche alla pubblicazione, perchè precario e timoroso di ritorsioni lavorative, ma altri hanno giovato della sua indagine sovrapponendo ed ampliando i suoi dati con nuove analisi genetiche ed in più abbinandole a svariate immagini satellitari ( entrambe le tecnologie, quella per la ricerca dei batteri, la 16S NGS sotto allegata, e quelle satellitari le caldeggiamo da anni alle autorità ambientali, ma ci hanno sempre ignorato persino nella redazione del Masterplan di Arpab, che di fatto sarà una riforma inutile e tecnologicamente obsoleta quando entrerà in pieno vigore – ndr ). Questo studio, se non sarà sabotato, sarà pubblicato nel 2019 e si avvarrà non solo del lavoro di analisi chimica svolta in situ dalle locali associazioni ( esempio di vera citizen-science ), ma evidenzierà quello che alcuni liberi addetti ai lavori già intuivano da tempo, ossia che dallo spazio negli ultimi anni sarebbe stato visionato e registrato il fenomeno di intromissione di idrocarburi nello specchio d’acqua del Pertusillo, come del resto fa la NASA da tanti anni, esempio eclatante quello dell’incidente alla Deepwater Horizon nel 2010.

Pinuccio pagò le analisi mentre noi di Cova Contro ci addossammo i prelievi e le spedizioni varie, e ci rivolgemmo per l’analisi genetica ad uno spin-off universitario di Padova che ci fornì una classificazione tassonomica dei batteri ritrovati, analisi sotto allegate. Tuttavia ci mancava la lettura dei dati da parte di un esperto e tra tanti, italiani e stranieri, solo due, tra i tanti interrogati, ci diedero un parere ufficioso e privato: un ricercatore straniero ed uno italiano; il primo ci disse che nel campione del Pertusillo ( premesso che non sapeva l’origine geografica esatta del campione ) era strana a suo dire la presenza contemporanea di batteri marini e batteri tipici dell’acqua sorgiva, senza sapere che quell’acqua fosse di montagna e ad uso potabile, il secondo, l’italiano, ci scrisse che: “L’analisi tassonomica del microbiota identificato mediante tecnologia NGS (Next Generation Sequencing) del DNA purificato da un campione prelevato dal bacino di Pertusillo ha evidenziato la possibile presenza di numerosi gruppi tassonomici i cui membri possono avere la potenziale capacità di degradare idrocarburi (alifatici e/o aromatici). Questo risultato è stato successivamente confermato ( da altra analisi – ndr )…nel loro insieme, questi dati suggeriscono la presenza nel campione analizzato di microrganismi batterici in grado di utilizzare idrocarburi alifatici come fonte di carbonio e di energia. Tuttavia, le analisi suddette non possono dimostrare, da sole, la presenza di microrganismi degradanti gli idrocarburi e, soprattutto, una attività di degradazione degli idrocarburi da parte dei suddetti microrganismi. Una dimostrazione della presenza di microorganismi idrocarburo-degradanti potrebbe venire dall’isolamento nel sito di interesse di batteri con queste capacità ed il confronto con campioni prelevati da siti (presumibilmente) non contaminati da idrocarburi.”
Questo parere è dell’ottobre 2017, da allora il ricercatore italiano non ci ha più risposto, ne abbiamo potuto proseguire l’indagine, ma vogliamo essere ancora fiduciosi nel prosieguo della collaborazione. Intanto per ora tuteliamo il loro anonimato. Sappiamo che le compagnie petrolifere usano batteri ed altri strumenti biologici per svariati lavori di bonifica ambientale, ma anche per altre operazioni interne alla filiera estrattiva, sappiamo che col petrolio viene estratta acqua fossile con la sua carica batterica tipica, sappiamo da letteratura scientifica quali batteri fanno cosa e che altri devono ancora essere scoperti. Al contempo sappiamo che la nostra Arpab non è in grado neanche di tipizzare gli idrocarburi tra pirogenici e petrogenici e neanche calcola i tenori di sali in molte analisi, invece nel mondo privato e della libera scienza si possono eseguire con poche centinaia di euro analisi all’avanguardia che Arpab con 14 milioni di euro di bilancio non è e non sarà in grado di svolgere in house neanche a riforma completata. Auspichiamo che prima o poi politica ed Arpab abbiano il coraggio e la decenza di sedersi con noi ad un tavolo pubblico, intanto aspettiamo risposte ai nostri dubbi.