L’ennesimo annuncio acchiappabeoti del direttore Arpab mi ha dato lo spunto per osservare che ad oggi non esistono i presupposti per il promesso accreditamento Accredia entro dicembre 2021, come anticipato tempo fa dalla direzione, e che tali presupposti non ci saranno probabilmente neanche nel 2022: manca il personale, la pianta organica idonea, i laboratori ed i tecnici idonei al loro utilizzo, i locali a norma, i fondi, le qualifiche tecnico-giuridiche etc etc. Promettono le stelle ma la realtà è più simile ad una stalla. Intanto Arpab potrebbe esternalizzare ulteriormente quei controlli ordinari e basilari che molto probabilmente non è in grado di fare nella quantità e frequenza richiesta e che non sono realmente riflessi nei certificati di analisi/ rapporti che pubblica. Non sono visitabili dai cittadini i laboratori di Arpab come quelli di AQL, e soprattutto il ricorso a laboratori esterni privati accreditati è minimo e riservato a pochissimi contesti…perchè?
La certificazione a pagamento che distrae. I raggiri retorici dell’attuale direttore Arpab rasentano il ridicolo soprattutto per gli esperti in materia, e gettano ulteriore discredito sull’agenzia regionale. Formalità o marketing è stato certificare la qualità dei laboratori ARPAB secondo gli standard ISO 9001:2015, ma il direttore dimenticava di dire che tale certificazione è conferita dietro pagamento e della stessa sono in possesso svariate attività commerciali, aziende, liberi professionisti, ci sono: caseifici, forni, pastifici, officine meccaniche che hanno la stessa certificazione di Arpab, foglio di carta che il direttore omette di dire, non prevede ispezioni di qualità a sorpresa da parte di enti terzi con relative sanzioni, è un pò come la bandiera blu, paghi, ti autovaluti e certifichi in buona sostanza col fai da te. Per valutare Arpab basta vedere la sua scarsa partecipazione ai pubblici confronti, la scarsa trasparenza sui tanti dati non pubblicati (non pubblicano ancora le analisi su Costa Molina 2, come sullo scarico di Tecnoparco, come per tutti i controlli previsti da AIA, non uno straccio di certificato o di classificazione CER di qualche rifiuto, zero totale). Niente sul presente ma anche a ricercare dati sul passato, se si è fortunati si arriva al 2011, prima il buio.
E sul Marmo casca l’Arpab. Analizziamo qualche rapporto di prova emesso dal 9 aprile in poi, per esempio il n. 20211143: data prelievo 5/4/2021, analisi effettuate dal 7 al 10/4/2021, due giorni dopo il prelievo iniziano le analisi. Arpab riporta per esempio per il PH la metodica APAT CNR IRSA, che prevede l’analisi del campione al massimo dopo 6 ore non due giorni. Arpab si rende conto delle incongruenze riportate nel rapporto tra date e metodiche? Basta consultare il manuale: numerosi parametri vanno misurati entro le 24 ore e conservati ad idonea temperatura ma questo non si evince dai rapporti dell’Arpab, anzi si evince che le analisi sono iniziate 48 ore dopo, in violazione delle norme Apat sbandierate nei certificati!
A dicembre 2020 i trialometani a Policoro erano di nuovo alti ma... I dati sull’acqua potabile invece? Per la Provincia di Matera sono fermi a dicembre 2020 e l’ultimo rapporto, il pdf n.286 evidenzia che dopo il Natale 2020 i trialometani nel serbatoio di Policoro erano a 27 mcg/l su una soglia di 30, dato ignoto ai più, e che probabilmente non è stato neanche il più alto del periodo. Invece per la Provincia di Potenza non siamo riusciti a trovare online alcuna analisi sull’acqua potabile, vuoto totale anche lì. Meno male che azienda sanitaria ed Arpab collaborano, come a dire che il cieco aiuta lo zoppo.
Continua la violazione delle prassi di qualità. Prendiamo per esempio il documento 282 del sito ASM e verifico il rapporto di prova n.20203825. Solita storia: prelievo effettuato il 5/10 e campione analizzato a partire dal 7/10 ma ci sono analisi come nel documento 286 in cui i prelievi fatti l’1/12 iniziano l’analisi tre giorni dopo, il 4!
Oltre al solito pH, si possono notare i parametri torbidità, odore e sapore, determinati con metodi APAT. Verifichiamo il campionamento: tempo max di conservazione per la torbidità 24 ore. Siamo oltre limite tempo di nuovo. ARPAB riporta l’unità di misura (NTU), ma scrive come risultato “accettabile”, non un valore numerico, quindi non un valore oggettivo. Odore, metodo 2050, il campionamento riporta: analizzare prima possibile. ARPAB riporta l’unità di misura (tasso di diluizione), ma scrive come risultato “accettabile”, quindi un altro valore non oggettivo, privo di riferimenti.
Sapore, il metodo 2080 dice di analizzarlo nel più breve tempo possibile (24 ore). Anche qui possiamo fare le stesse considerazioni fatte per l’odore. Stiamo pagando con soldi pubblici atti che attestano evidenti falsità? Le analisi Arpab riportano metodiche chiaramente e sistematicamente violate per loro stessa ammissione? Questa storia da quanto tempo va avanti e quanti parametri o analisi coinvolge? A quali rischi o danni ci espone? Propongo ai nostri lettori di fare questa analisi incrociata tra data prelievo, data inizio analisi e metodica riportata per qualsiasi analisi Arpab e di segnalarci eventuali discordanze. Intanto aspettiamo di essere smentiti.

