Dopo le forti immagini lanciate dal programma “l’Impiccione viaggiatore“, abbiamo contatto gli autori del servizio girato a Calvello e ci siamo attivati per far prelevare ed analizzare le acque rosse riprese, acque troppo simili a quelle affioranti in altri punti della Basilicata. Non conoscevamo al momento del campionamento nè il toponimo ufficiale del torrente in questione, nè l’esatto contesto al netto di alcuni casi di cronaca. Purtroppo anche questo campione pur provenendo da un torrente denominato ufficialmente “Vallone Larossa” ha qualcosa che non va. Infatti le analisi ricevute hanno classificato il campione ( anonimo per il laboratorio privo di riferimenti geografici relativi al campione ) come “refluo“, ossia acqua superficiale classificata come scarico, caso analogo a quello che ci è successo lo scorso anno sul Salandrella a San Mauro Forte. I limiti normativi usati su Calvello sono quelli previsti per l’analisi degli scarichi su acque superficiali; probabilmente se avessimo usato i parametri e le metodiche per l’analisi delle acque superficiali avremmo avuto esiti anche più gravi.

panoramica “Vallone Larossa” Calvello – marzo 2017- area campionamento

Cosa dicono le analisi? Alluminio a 9,2 mg/l ( soglia di legge per gli scarichi 1 ), ferro a 6,4 mg/l ( soglia 2 ), rame 0,118 ( soglia 0,1 ) e zinco 1,86 ( soglia 0,5 ). Altre sostanze in tracce rilevanti o a ridosso della soglia di legge risultano: fenoli, manganese, vanadio, nichel, boro e bario. Paragonando queste analisi a quelle dello scarico di Tecnoparco, svolte dall’amministrazione di Pisticci pochi mesi fa, abbiamo a Calvello valori molto più alti per i fenoli ( 4 volte ), e decine di volte superiori per i metalli rispetto a Tecnoparco. 

Come Cova Contro non possiamo esimerci da una serie di considerazioni e proposte: la proposta immediata è quella di interdire l’utilizzo dell’acqua di Vallone Larossa fino ad indagini ambientali e scientifiche concluse, e quindi di vietarne l’utilizzo agricolo e zootecnico. La fiumara in questione termina nel corpo idrico recettore finale della Diga del Camastra che fornisce acqua potabile a Potenza e dintorni, quindi urgono immediate analisi su acque e sedimenti per capire l’impatto che queste acque causano nel recettore finale. Il torrente in questione, affiorerebbe a Calvello da “Tempa d’Posta” che pare disti circa 1 km dal pozzo ENI “Caldarosa 1” e proprio il Dott. Andrea Spartaco da questo blog ha recentemente documentato usando e pubblicando studi prodotti da ENI, come anche nella concessione Caldarosa siano state sperimentate le perforazioni orizzontali, con annessi additivi ed acidi che hanno permesso il collaudo di queste tecniche invasive in Basilicata, tecniche altamente rischiose per l’ambiente soprattutto in contesti ricchi d’acqua o di rocce calcaree, come Calvello per esempio. La celebre sorgente “Acque dell’Abete” sequestrata più volte in passato per inquinamento da manganese, bario e cromo, pare disti oltre 10 km dalla zona di affioramento del torrente analizzato in questo caso. Ci riserviamo di effettuare un sopralluogo dell’area nelle prossime settimane.

dettaglio acque “Vallone Larossa” Calvello marzo 2017

Abbiamo inviato analisi e proposte anche al Comune di Calvello, nonchè ad Arpab abbiamo chiesto di avviare un serio ed urgente ragionamento su come anche sostanze naturalmente presenti nelle rocce locali aumentino la loro presenza in falda ipotizzando proprio nell’acidificazione dei corpi idrici sotterranei una causa della maggiore diluizione dei metalli che naturalmente rimarrebbero nella roccia, quindi contaminanti naturali si ma fino a che punto di presenza o tenori naturali? E se i diffusi ed alti tenori di: ferro, alluminio e manganese in Basilicata fossero in alcuni casi si di origine naturale ma indotti da attività umane che “sciolgono” la roccia locale? Cosa è successo alla delibera comunale 215 del 29/9/15 ove il Comune di Calvello si impegnava a monitorare l’ambiente attraverso lo studio della fauna locale?

 

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.