Dubbi e coincidenze: dove passò la Coopernaut della Nautilus dopo arrivarono le richieste di Apennine Energy e Transunion.
Si intitola: “ Monitoraggio dell’erosione costiera e caratterizzazione quali-quantitativa dei sedimenti a mare” uno studio del litorale e dell’ambiente marino del Metapontino, svolto dalla Metapontum Agrobios e dalla Nautilus di Vibo Valentia, un consorzio quest’ultimo oggi sciolto, ma che sembrava un’eccellenza italiana in materia di studi marini. Il tutto venne finanziato dalla Regione Basilicata tra il 2003 – 2006, periodo durante il quale la giunta De Filippo nominò anche diversi consulenti esterni e stanziò bei soldini per la ricerca in mare nonostante nell’entroterra le criticità ambientali fossero già esplose in diversi siti. La campagna oceanografica prevedeva nel capitolato, tra le varie cose, anche le caratterizzazioni chimiche dei fondali e al novembre 2003, iva inclusa, il progetto ammontava a 1,553 meuro. Tito e Val Basento erano già dei SIN, la Basilicata aveva già centinaia di siti contaminati e negli ambienti giudiziari già qualcuno aveva descritto la Basilicata come hub delle eco-mafie, ma De Filippo da statista e filosofo quale è scorgeva romanticamente solo l’orizzonte marino.
Lo studio ovviamente non è mai stato debitamente pubblicato, anzi un dipendente della Regione Basilicata mi impose di non divulgarlo perché “proprietà privata”, di chi non è dato sapere visto il finanziamento pubblico, infatti noi lo pubblichiamo ugualmente per contenuti ed estratti, in modo tale che voi contribuenti possiate chiedere a vostra volta, accesso a questo studio.
La cooperativa Nautilus era un punto di riferimento nazionale nello studio degli ambienti marini: audizioni in commissione parlamentare, consulenze per le procure alla ricerca delle navi dei veleni, pareri ambientali e caratterizzazione di 11 SIN, e poi purtroppo pesanti inchieste giudiziarie che hanno coinvolto oltre la Nautilus anche politici con essa imparentati, esponenti Ispra, Icram, Arpa,Sogesid, Consorzio Venezia Nuova, Ministero dell’Ambiente etc. Un quadro intricato e fosco ancora in corso con tanto di intercettazioni. Una storia all’italiana degna di un film: una cosa è certa – la Nautilus nonostante i proscioglimenti sembrava soffrire della sindrome dei numeri primi: troppe competenze, troppi lavori strategici in tanti contesti delicati, insomma la Nautilus ha navigato in acque minate da “soggetto privato”, e tutto ciò in una nazione corrotta quanto può garantire la libertà al lavoro scientifico? Si può lavorare serenamente circondati da squali?
Nel progetto metapontino la Nautilus doveva svolgere rilievi: geologici, sismici, batimetrici e stratigrafici. Il progetto mirava all’acquisizione di dati utili sia a redigere per il litorale, la Carta geologica – ( Progetto CARG – Ispra), sia per individuare i depositi sabbiosi utilizzabili per il ripascimento costiero. Il tutto venne messo a bando e preventivato in due fasi, nella prima i rilievi, nella seconda la campagna oceanografica vera e propria.
Ad attirare la nostra attenzione è stata l’attrezzatura per la campagna oceanografica. Ecoscandagli singlebeam, scan sonar multibeam, rilievi sismici per 610 km con tecnologia CHIRP e Sparker (geospark200), ricognizioni ROV, 650 campionamenti di fondale per analisi chimiche ( carotaggi di cui vi è corrispondenza scritta tra Nicola Vignola – dirigente regionale e l’Agrobios ). Un lavoro certosino, del quale in Regione non ho potuto visionare né le analisi delle carote dei fondali, né il materiale informatico con i rilievi sismici, nè i filmati dei ROV.
La nave usata dalla Nautilus era la motonave Coopernaut Franca, nave di ricerca usata in decine di operazioni: dall’archeologia marina al monitoraggio – caratterizzazione ambientale in numerosi siti d’interesse nazionale con gare d’appalto al maggior ribasso ( Porto Torres – Porto Marghera – Grado – mari Piccolo e Grande a Taranto, Bagnoli, Manfredonia, Priolo Augusta ) fino alla ricerca di relitti “delicati”, infatti la Coopernaut Franca della Nautilus venne incaricata dalla Procura di Paola per la ricerca del Cunsky, la nave dei veleni carica di 120 fusti radioattivi inabissata al largo di Cetraro su cui parlò il pentito Fonti. Nell’ottobre 2009 il Ministro Prestigiacomo smentì il ritrovamento del Cunsky, ma altre personalità, dall’On. Pecorella ai sindaci locali dissero ben altro e non concordarono con la versione ufficiale nello stupore tra l’altro del mancato sequestro del relitto.
Insomma la Coopernaut Franca è una motonave impegnata in questioni spinosissime: dalla ricerca delle navi dei veleni alle indagini ambientali a fini di bonifica, fino ai lavori per gli studi d’impatti ambientali per i parchi eolici nel Canale di Sicilia. Fatto sta che nel maggio 2015, senza alcun ritardo da parte del Dipartimento Ambiente, ricevo il permesso a visionare le carte della Nautilus. Centinaia e centinaia di pagine ma sempre sulle stesse tematiche: mancavano le analisi chimiche, mancavano i filmati dei ROV, e mancava anche altro rispetto al capitolato nonostante venisse riportata l’avvenuta consegna delle informazioni a Regione ed Agrobios. Tuttavia compaiono alcuni prospetti di pagamento dei vari consulenti universitari coinvolti ( circa 20mila euro a testa ) e ne contatto fruttuosamente uno, il Prof. Francesco Latino Chiocci che gentilmente e chiaramente risponde alle mie domande, tuttavia non convincendomi sui riferimenti bibliografici che gli invio, nei quali gli mostro come all’estero cerchino il petrolio ed il gas con un’attrezzatura simile a quella rientrante nel capitolato Nautilus-Agrobios-Regione Basilicata. Ci lasciamo col dubbio da parte mia, e le sue rassicurazioni che in quella campagna petrolio non se ne cercava: le stesse rassicurazioni le ricevo da membri della ex Nautilus. Premesso che credo alle loro parole, i miei dubbi comunque rimangano perché forti delle troppe coincidenze.
Il web infatti è colmo di aziende che offrono i propri servigi oceanografici per la ricerca di idrocarburi e gas usando proprio la strumentazione pagata all’epoca dalla Regione Basilicata: il multibeam sonar, le tecnologie Sparker ( Geo -Spark 200 ) e CHIRP, etc. E purtroppo coincidenza anche questa, proprio nel 2006 arriva la richiesta di ricerca mineraria D148 della Apennine Energy che rientra perfettamente nell’ambito della campagna oceanografica e marginalmente alla medesima area è sovrapponibile anche alla richiesta della Transunion del 2009 (mappa OLA).
De Filippo all’epoca, con la dgr n.688 ( nella quale Maria Carmen Santoro era segretario della giunta invece oggi è direttore generale del Dipartimento Ambiente ), stanziò 324 mila euro per i consulenti, quindi il solo progetto costava 1,2 meuro. Il progetto ricevette almeno due proroghe mezzo delibera ma dal carteggio non si deduce facilmente né il termine, né la consegna né le liquidazioni del medesimo, incluso l’ammontare per tutte le consulenze.
Stranamente e per pura coincidenza in questo progetto milionario non si fa mai cenno alla radioattività riscontrabile nè alla foce del Sinni nè a ridosso dello scarico a mare dell’Itrec, nè se siano stati rinvenuti relitti in mare, nè come l’Apennine sia stata così sicura di trovare idrocarburi a ridosso del Metapontino.