Inchieste giudiziarie, traffico di rifiuti, riflettori mediatici nazionali, consulenti del tribunale di Potenza che hanno refertato controlli inesistenti ma la re-iniezione di rifiuti petroliferi a Costa Molina 2 era illegale secondo noi già dal 2014 e continua a svolgersi in regime di illegalità nonostante tutto.

Hanno la faccia come il barile verrebbe da dire. Oltre i tecnicismi ambientali è impossibile non perdere la calma dinanzi ad una Regione Basilicata che con un’Arpab consenziente e complice, continua a non controllare al meglio la reiniezione di rifiuti petroliferi tra Viggiano e Montemurro lungo la condotta di reiniezione del pozzo Costa Molina 2.

L’Arpab l’11 febbraio, forse perchè sollecitata da chi scrive più volte sul finire del 2018, ha pubblicato per la prima volta alcuni dati sui piezometri di guardia alla condotta di reiniezione petrolifera di Costa Molina 2. Era da sei mesi che pendeva in Arpab una nostra richiesta di accesso ai dati che come al solito era stata persa di vista oltre ogni limite di legge e buon senso ma al primo sollecito Arpab ha iniziato a mandare, in due tranches, i nuovi dati su Costa Molina 2. Mi pare sia la prima volta che sul sito Arpab vengano pubblicati in homepage questi dati ( sui quali abbiamo più volte tirato le orecchie per iscritto ) e l’11 febbraio 2019 sono stati pubblicati i dati del solo mese di settembre 2018 !? Spiegazione nessuna, che sia il primo mistero neanche.

Le analisi pubblicate da noi, qui sotto, documentano che il bario ormai raggiunto tenori importanti ( 415 mcg/l nel piezometro SG4 ) ma Arpab, nonostante le segnalazioni scritte inviate in questi anni, le denunce al NOE e le segnalazioni a mezzo mondo, continua a ricercare nel 2018 soltanto 40 parametri a fronte di leggi e letteratura che imporrebbero la ricerca del triplo dei parametri. In alcuni piezometri inizia a far capolino il cadmio, in altri ferro e manganese hanno tenori molto diversi tra loro, incluso uno sforamento di manganese nel PZ 7 ( 107 mcg/l su 50 di limite). Il dicloroetilene è stato rilevato a settembre 2018 ( ma l’opinione pubblica lo viene a sapere 5 mesi dopo come nella migliore tradizione ARPAB) a 6,72 mcg/l a fronte di un limite di legge di 0,05 quindi 134 volte la soglia di legge ma con lui si affaccia nelle falde anche il tricloroetano che in un piezometro è stato misurato a 13,49. Parliamo di sostanze tossiche per l’uomo e per l’ambiente ma forse non per Arpab che oltre a misurare poco e male non sembra ufficialmente avanzare alcuna prescrizione o segnalazione in merito a questi valori.

Nell’agosto 2018, analisi non pubblicate sul sito Arpab, il dicloroetilene sforava i limiti di legge ( referti Arpab scaricabili in calce all’articolo ) in 4 piezometri andando anche oltre 160 volte la soglia di legge. Sforamenti anche a febbraio 2018 sempre negli stessi piezometri, mentre 5 piezometri spariscono dalla tabella riassuntiva. Sforamenti per il dicloroetilene anche ad aprile 2018, invece a gennaio 2018 la sostanza tossica arrivava ad oltre 16 mcg/l, quindi oltre 300 volte la soglia di legge ma anche il tricloroetano superava i 30 mcg/l. Parliamo di composti alifatici clorurati che per quanto non siano cancerogeni  hanno comunque rilevante tossicità ambientale ma anche per gli esseri umani che vi entrano in contatto. Praticamente il dicloroetilene ha sforato per quasi tutto il 2018 in almeno tre pozzetti spia ( ovviamente Arpab non pubblica un quadro riassuntivo nè delle coordinate dei piezometri, nè le analisi originali ).

A gennaio 2018 il walzer del ferro e del manganese portava entrambi i metalli ad oltre 5 volte il limite di legge nel pz17 e poi a febbraio i dati per quel piezometro spariscono causa “cattivo meteo”; a marzo la contaminazione invece sparisce del tutto. Perchè Arpab non spiega l’origine di questa contaminazione ed i motivi per le quali sparisce passando da 10 a 300 mcg/l per ritornare dopo a 10 ? Ma i misteri sono tanti: l’Arpab in altri mesi come luglio 2018 riporta problemi con la strumentazione per misurare i VOC ed appalta le analisi all’Arpa Campania ma dove siano queste analisi non si evince dalle tabelle Arpab. Per colpa di chi il patrimonio strumentale di Arpab nei momenti e nei luoghi topici non funziona? Una volta il meteo, una volta gli strumenti inutilizzabili ed alla fine per il solo 2018 mancano centinaia di rilevazioni per decine di pozzi.

Perchè dopo revoche e sospensioni, sequestri ed arresti nell’AIA del COVA è ancora previsto solo annualmente il controllo chimico regionale sia per il serbatoio di stoccaggio V560 TA002 che per la testa pozzo Costa Molina 2 entrambi oggetto di indagine della DDA di Potenza? Perchè la Regione Basilicata solo dall’aprile 2015 ha deciso di ricercare nella falde della zona le sostanze: 1,1- Dicloroetilene, 1,1,1-Tricloroetano, 1,1-Dicloroetano? Prima c’erano e la gente non doveva saperlo oppure degli analfabeti ricoprono incarichi immeritati? E perchè Arpab anche dopo l’aprile 2015 queste sostanze almeno fino al 2018 non le ha ricercate costantemente? E la ricerca della radioattività promessa anni addietro perchè non è partita?

Perchè l’Arpab ricerca le sostanze inquinanti non in base ad una gerarchia delle fonti od alla letteratura scientifica ma lo fa sembrerebbe solo per cieca obbedienza alle indicazioni delle determine regionali e delle delibere – AIA della giunta regionale? Queste ultime sono sovraordinate rispetto al T.U. ambientale? I consigli delle associazioni non valgono nulla ? Arpab volutamente sta consolidando il suo ruolo di succube operativo dell’autorità politica abdicando ad ogni dignitosa autonomia tecnica e scientifica: è spaventosa la sudditanza che manifestano i dirigenti ARPAB quando vengono messi dinanzi alle omissioni dei loro monitoraggi! E pensare che nel 2017 la ferita del Petrolgate era ancora fresca ed Arpab ricercava circa 20 parametri ai fronte degli oltre 120 che avrebbe già dovuto ricercare all’epoca. Per vedere cosa dovrebbe ricercare Arpab vi invitiamo a paragonare le analisi che ENI faceva nel 2015 alle sue acque di scarto prima di mandarle mezzo condotta a Costa Molina 2. Eni vince oltre 150 a 40 circa, così a naso, ma contando nel dettaglio e leggendo gli accreditamenti del laboratorio ENI (Laserlab) rispetto ad Arpab il paragone è umiliante. Arpab omette anche la ricerca di sostanze basilari, come: l’alluminio, i fenoli, i fosfati, diversi tipi di ammine, tensioattivi, glicole e decine di altri composti tra solventi, acetati e composti dell’azoto. Ricordiamoci che sempre il dicloroetilene ha portato anche il Comune di Grumento ad interdire l’uso di sorgenti locali, ma questo non basta per far incazzare seriamente i lucani? E’ dal 2015 che il dicloroetilene è nelle falde della zona eppure mai letto un solo verbale per la bonifica e la caratterizzazione di sorgenti e falde nella zona. Ma c’è qualche forma di vita con spina dorsale e cervello che pretende di sapere da dove viene questo dicloroetilene e che il colpevole paghi?

Analisi Arpab ed ENI:

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.