Vi alleghiamo la risposta del dirigente dell’ufficio prevenzione e controllo ambientale, l’ing. Salvatore Gravino, che ci comunica il diniego per la nostra associazione di volontariato ambientale, a partecipare alle conferenze di servizi sul COVA. Diniego al quale ci stiamo opponendo in ogni modo e che pare sia motivato da ragioni politiche, infatti fonti ufficiose interne ci confermano, testualmente che, la nostra presenza è vista come motivo di instabilità e si “rischierebbe di far saltare il tavolo”. Noi ci batteremo affinchè venga rispettato l’art. 9 della legge 241/90, unitamente alle integrazioni stabilite da altre convenzioni e leggi, che impongono in campo ambientale partecipazione e trasparenza anche ai soggetti portatori di pubblici interessi. Non vogliono il confronto con noi, non vogliono parlare di inquinamento con noi, ma noi invieremo comunque le nostre prescrizioni perchè il problema COVA lo si vuole risolvere nelle stanzi chiuse, romane più che potentine: qualcuno si è chiesto a quale profondità nelle falde può essersi sedimentata la perdita? Se la Regione Basilicata non conosce l’esatta conformazione delle falde locali, nè fisicamente nè chimicamente, allora come fanno a dire ad ENI come rimediare? E se fossero anche i pozzi a perdere e la relativa rete di oleodotti, chi lo capirebbe oltre al controllato che partecipa alle conferenze?

“Art. 9. (Intervento nel procedimento) 1. Qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento.”

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.

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