Ci hanno inviato queste immagini lunedì 19 dicembre, e sono la prova, l’ennesima, di come ad oggi il regime autorizzativo ambientale sia a dir poco “largo ed approssimativo”. In giro per l’Italia vi sono migliaia di attività produttive ( dal piccolo produttore di calcestruzzo alla piccola centrale di raccolta gas, passando per le cave o per impianti produttivi di tipo artigianale ) che di fatto dopo aver depositato domande e marche da bollo, possono lavorare privi di obblighi specifici sulla misurazione degli impatti ambientali delle loro attività. Autorizzazioni provinciali che nel concreto sono solo carte bollate ma sul campo queste attività impattano eccome e nessun ente ambientale ha l’obbligo di monitorarle.

Un cava può essere usata come discarica, una piccola industria come un riciclatore abusivo di rifiuti, una condotta può essere usata per scopi difformi da quelli originari ed il problema è che gli enti pubblici non hanno vuoi i mezzi, vuoi la libertà politica, di rispettare il loro ufficio, e a questo aggiungiamo una magistratura lenta e a volte incapace quando non è anch’essa collusa. Da policorese mi chiedo: per esempio la Sinnicabeton con il suo ciclo produttivo quali impatti ha avuto sino ad oggi nei terreni circostanti? Lo chiedo in primis al Sindaco Leone che abita nella medesima via di realizzazione del video.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.