L’Arpab e i nuovi accordi con Ispra, ISS ed Università di Bologna sotto l’ombra di Eni e PD: quando trasparenza e conflitti d’interesse padroneggiano.
L’8 novembre con la delibera n.240, Arpab liquida alla Fincast srl, del gruppo Castellano, proprietaria della sede Arpab di Matera, 29mila euro come residuo di vecchie pendenze. Fincast è socio di Tecnoparco, e locatore di Arpab, quindi il controllato è il locatore del controllore. Ma Arpab è in fitto anche a Potenza, e lì liquida altri 14mila euro ad un altro locatore potenziale controllato, la ex-Futura srl di Viggiano, che nel 2012 subì anche un sequestro dalla guardia di finanza.
Con la delibera 426, Arpab invece stanzia 47mila euro affinchè l’università bolognese la assista per giudicare l’indice di qualità di fiumi e laghi regionali ( fauna-flora ittica) per aggiornare il famoso e mai fatto piano regionale di tutela acque, piano nel quale anni fa venne coinvolto proprio l’attuale direttore dell’Ispra, condannato in cassazione. Chi è il referente per l’ateneo bolognese? Ovvio, il Prof. Alessandro Gargini, già consulente ENI nel processo per l’inquinamento della darsena di Porto Torres. E come al solito nel protocollo non chiare sono le modalità di pubblicazione e di accesso ai dati derivanti: un dedalo di aggettivi e formule che non accennano mai alla trasparenza.
Il 21 ottobre invece Arpab rinnova l’accordo con l’Iss per monitorare lo stato ecologico delle acque ( 145mila euro) e chi firma dal lato dell’Iss? Walter Ricciardi, membro anche della Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica oltre che presidente dell’Iss: praticamente tutto in famiglia per la durata di 36 mesi.
Il 25 ottobre invece protocollo con l’Ispra, sempre per tutelare le acque, 30 mila euro e dall’altro lato chi firma? Non il condannato direttore De Bernardinis ma il direttore Stefano Laporta, che due anni fa firmava durante le vacanze natalizie il rinnovo degli accordi con syndial/eni per rinnovare la collaborazione sui monitoraggi ambientali presso i siti Eni. Anche in questo accordo, le condizioni dell’art. 9 subordinano la pubblicazione dei dati a specifiche ed indefinite situazioni di proprietà intellettuale, quindi anche qui la trasparenza non è “citata”. La riservatezza dei dati derivanti dal protocollo con Ispra è ripresa anche dalla delibera successiva, la 449, che all’art. 12 regola proprio la riservatezza dei dati ambientali derivanti.
E poi arriva un acconto sul premio di produttività per i dipendenti Arpab: 100mila euro stanziati con la delibera n.453 del 3 novembre, perchè dopo tanto lavoro, invisibile a tutti, devono arrivare anche le giuste e dovute gratificazioni.
Quindi l’Eni la ritroviamo anche in questa nuova sfornata di protocolli ( che in Basilicata non hanno mai portato a nulla se non a danni ambientali ed erariali ): per un unico piano di tutela, quello delle acque, si spacchetta il lavoro con tre protocolli diversi, una vera follia ove l’Arpab, non esente da conflitti d’interesse ed ingerenze politiche, ha firmato accordi con altre tre doppioni di se stessa per inaugurare l’ennesimo porcile.
Questi protocolli sono non credibili in partenza e noi lo denunceremo nelle sedi opportune.