L’iniziativa “ENERGIE APERTE” lanciata da ENI in numerosi impianti italiani ci ha visto partecipare alla visita guidata del COVA di Viggiano il 7 luglio.
Tolta la comunicazione aziendale, i tempi morti e gli impegni lavorativi dei rappresentanti di ENI, la visita si è risolta in una passerella pubblicitaria tuttavia non esente da momenti e dettagli importanti.
ENI con i suoi plastici ed i suoi rendering illustra sempre e solo le sue infrastrutture superficiali, mai una illustrazione reale dei profili di perforazione dei pozzi nulla che illustri le perforazioni orizzontali, argomento innegabile che come altri si è ridicolmente ridimensionato. Guida della giornata Walter Rizzi, supportato da altro personale del COVA, tutto rigorosamente non lucano. Tutte le accuse della magistratura ovviamente durante il tour sono state sminuite e confutate en passant dal personale ENI; il problema dei doppi fondi ai serbatoi del COVA ci siamo sentiti dire “lo avrebbero voluto risolvere” negli anni successivi al 2008 e la perdita è stata comunque “sotto controllo”. Nessun pericolo per le falde profonde perchè a detta del loro geologo ( che rispondeva anticipatamente alle domande ) ci sarebbe uno strato di argilla omogeneo che separa i corpi idrici sotterranei ( peccato che l’Ispra ed altri studiosi non siano proprio d’accordo e parlino anche di una estesa falda a circa 50 mt dal piano campagna che sfocia nel Pertusillo ).
Le perforazioni orizzontali per ENI sarebbero lievi curvature di ignota lunghezza, nonostante alcuni loro studi di parte attestino curvature anche prossime ai 90 gradi. Ogni domanda delicata su condanne interessanti il loro indotto, sull’atteggiamento evasivo di Descalzi verso il confronto con le comunità locali, sulla reale estensione dell’inquinamento da loro causato, o su come vengano avvicinati i loro consulenti ex-dipendenti pubblici sono tutti tabù, infatti ENI non ha risposto a diverse domande.
Purtroppo il format “ENERGIE APERTE” è puro marketing, fatto per pubblicità e non per il confronto infatti ENI non esibiva alcuna prova scritta a quanto dichiarava. Durante la visita è stato chiesto un pubblico confronto con Descalzi che in questi anni più volte ha mentito spudoratamente sull’inquinamento in Val d’Agri, abbiamo chiesto i dati sui controlli radiologici svolti da ENI sulle acque di strato, sulla quantità di contratti scissi o sospesi con i loro fornitori locali e tanto altro, inclusi gli importi di alcune consulenze: la risposta è stata zero, se non il solito proforma sull’invio di una richiesta scritta, richieste e domande già spedite a decine negli anni ma ad oggi sempre prive di documenti di risposta.
Da notare il ruolo della stampa nel tour. Al di là del solo servizio di Telenorba, di Alessandro Boccia che ci ha ripreso mentre col nastro adesivo coprivamo i loghi di eni da tute e caschi, il resto degli articoli inerenti la visita è sembrato non corrispondente ai fatti da noi visti. Innanzitutto per il solo 7 luglio la presenza era di circa 40 persone incluso il personale ENI e non centinaia come letto; i giornalisti presenti ci pare non abbiano posto alcuna domanda, e tolti i parenti dei dipendenti ENI ed i giovani in cerca di lavoro che chiedevano a chi poter lasciare il cv durante il tour la gente esterna realmente interessata sarà stata circa una dozzina, altro che successo, era una messa in scena frettolosa e mendace.
Il tuor nel COVA è stato svolto all’interno di un vetusto bus nel quale entrava il classico olezzo di uova marce; il microfono era prerogativa di ENI e fare domande era cosa ostica: ad oggi non comprendiamo come in spazi così ristretti il bus avesse potuto realmente invertire la marcia in caso di fuga di gas o incidente.
La sala comandi ha visto il nervosismo sia di Rizzi che del geologo di ENI in seria difficoltà nell’incapacità di controbattere alle nostre osservazioni: alcuni dipendenti ENI si sono sentiti “offesi” dalle nostre domande tecniche e Rizzi non ha saputo dirci né quanto è costato il lavoro dell’On. Rospi nella progettazione della sala comando del Cova né come Rospi sia stato avvicinato. Tabù anche le domande sulla reale estensione della perdita di greggio. Richiesto durante la visita anche il DVR aziendale per capire quali sostanze inquinanti vengano ricercate nei lavoratori ed ovviamente la risposta è stata no. Riprese e foto era ovviamente vietate durante il tour.
Ultima tappa, la visita al cluster pozzi di Monte Alpi 6 ove erano visibili vicini alla torre i serbatoi di azoto liquido, ad 1 km in linea d’aria dal Pertusillo…ma questi dettagli non facevano parte della propaganda ENI della giornata. ENI dice e fa quello che vuole grazie ad una politica locale e nazionale completamente asservita ad essa, l’unico bastione di democrazia rimangono i 4 comitatini di renziana memoria che oltre alle omissioni delle istituzioni devono sopperire anche a quelle della suddita stampa locale. Intanto nonostante l’abbondanza nelle acque di: azoto, bario, idrocarburi nell’area valligiana la Regione Basilicata ancora non ha un vero sistema di controllo ambientale nella zona, figuriamoci uno sanitario.
Firmato: Mediterraneo No Triv – Mamme Libere Policoro – Cova Contro