Durante la stagione dei miasmi a Pisticci Scalo ( 2014-2015 ) ed anche nei mesi successivi agli stessi, si consumarono diversi passaggi ufficiali, ma a porte chiuse, tra: Comune, Regione ed altri enti per capire come continuare a far lavorare le industrie nonostante le violazioni di legge diffuse proprio da parte dei controllori istituzionali.

Il 16 settembre 2014 l’Avv. Somma, A.D. di Tecnoparco prese l’impegno, verbalizzato in forma scritta come tutto il resto, ad installare a loro spese: nasi elettronici, campionamenti nel Basento in 5 punti, contatori di flusso per i reflui in ingresso ed uscita dall’impianto ed il campionatore automatico allo scarico. Arpab nella persona di Bruno Bove, si impegnava a controllare la radioattività sia dei reflui che dell’ambiente. Il Comune di Pisticci si impegnava a sollecitare l’applicazione del “protocollo sanitario di sorveglianza” per Pisticci Scalo ed il progetto di screening sanitario con il Campus Biomedico di Roma. Risale sempre al settembre 2014 il “protocollo sanitario” che potete scaricarvi sotto: una lista di analisi classiche del sangue a cui si sottoporrebbe un comune tabagista. Se paragonate questo ridicolo protocollo sanitario a quello per esempio proposto per i lavoratori del termovalorizzatore del Gerbido vedrete l’enorme differenza: infatti per Pisticci Scalo non era prevista la ricerca di alcun contaminante ambientale diretto: metalli, ipa, diossine/pcb etc… ma semplici indagini cliniche, non tossicologiche in senso stretto.
Nella seduta successiva del 13 novembre 2014 l’indagato e dirigente regionale filo-ENI, Salvatore Lambiase, colui che secondo la Procura di Potenza avrebbe agito per conto di ENI dagli uffici della Regione, nonostante la gravità della situazione si limitava a dire che “richiamerà Tecnoparco al rispetto dell’AIA” quando in realtà sussistevano motivi e margini di preoccupazioni ben più ampi come l’inefficienza dell’Arpab nel verificare sul campo il rispetto delle AIA medesime. Nessuno tra Regione ed Arpab in queste sedute si assunse la responsabilità di dire: “non siamo in grado di svolgere tutti i controlli necessari, oppure, l’AIA ha dei limiti a cui porre rimedio”, tutti muti e fatti i compitini a casa ci si riempì la bocca di proposte tutte declinate al futuro.
Le contraddizioni di ENI e TECNOPARCO: chi ha mentito? Nel verbale del 17 novembre 2014 la Regione, priva di mezzi per appurarlo, si prendeva la responsabilità di dire che la radioattività alfa-totale riscontrata da Arpab nei reflui diretti a Tecnoparco e con valori di nove volte superiori rispetto al fondo naturale dell’acqua potabile, non rappresentava un rischio sanitario: parole pesanti espresse senza alcuna argomentazione radio/eco-tossicologica. Dopo l’Ing. Trovato, funzionario Eni, pluri-indagato, nella medesima seduta conferma che in fase di caratterizzazione presso il COVA la radioattività dei rifiuti non viene misurata ( il contrario diranno altri dirigenti ENI nel 2016 in commissione ecomafie ove ammetteranno che i controlli radiometrici vengono svolti – pdf allegato p. 24/27 ) e Somma a ruota nega la radioattività dei rifiuti conferiti a Tecnoparco, negandola nonostante Somma ammettesse che la radioattività non veniva misurata a Tecnoparco prima del trattamento, quindi Somma come fa ad escludere ciò che dice di non ricercare? Dopo Eni, anche Tecnoparco, contraddice ciò che Domenico Scarcelli dipendente Tecnoparco dirà in commissione Bratti sempre nel 2016, confermando che venivano svolti controlli mezzo Geiger ).

Il 25 novembre invece si discusse del parere dell’Ispra che proponeva tra le varie cose di “monitorare la radioattività sulla popolazione” – parere dato senza controlli diretti sul campo da parte di Ispra ma solo studiando le carte e confrontandosi con Arpab “a parole”. Surreale l’atmosfera ove tutti dicono che non c’è rischio serio ed urgente ma bisogna sempre approfondire, e ad oggi di questi approfondimenti non si ha più traccia, nè per la radioattività dei reflui o quella ambientale, nè sugli studi sanitari per la popolazione. Si arrivò alla sospensione del traffico dei camion da Viggiano per qualche mese ( mai verificata oggettivamente per numero di camion e durata effettivi ) con dati tutto sommato incompleti, e dopo l’attività riprese in silenzio con dati sempre incompleti.
Nell’incontro del 25 novembre 2014 l’ex sindaco Di Trani chiedeva la sospensione dei reflui e la Santoro, attuale d.g. del Dipartimento Ambiente, diceva che servivano argomenti solidi per giustificare il blocco visto che non c’erano preoccupazioni palesi – ma come poteva un sistema carente e colluso nei controlli trovare le prove per argomentare? La precisazione della Santoro è agghiacciante, ma non di meno è la partecipazione a questo incontro anche di un ex-esponente dell’amministrazione di Ferrandina, Angelo Marzano, che da dipendente del consorzio industriale si pronuncia su Tecnoparco, quindi su “roba anche sua”, ed è ovviamente d’accordo con la Santoro. Praticamente controllori e controllato patteggiano alla luce del sole in completa armonia.

Il 26 gennaio 2015 Arpab espone il suo lavoro sulla radioattività nella zona ed attesta che il grosso della radioattività naturale era trattenuta nei fanghi di depurazione che in seguito sarebbero stati conferiti in discarica – quale discarica? Praticamente anche Arpab pur chiedendo approfondimenti, nessuno si pronuncia sul presente, la precauzione non esiste e tutto continua come prima. L’assessore Grieco chiese nell’incontro il parere sanitario dell’ISS, che effettivamente sembra non essere mai stato coinvolto nei lavori.
Nei verbali di marzo 2015 ( 3 marzo e 31 marzo ) viene fuori il gioco di squadra svolto tra sindacati (Cgil-Uil) e Tecnoparco, tutti uniti nel difendere i profitti dell’azienda, e i posti di lavoro, come testimoniato dall’RSU di Tecnoparco che teme le ricadute occupazionali di eventuali fermi dell’impianto. Tutti chiedono i controlli sanitari sui lavoratori, non sui residenti, e la re-industrializzazione verde della zona ( come fatto recentemente dall’amministrazione Verri ). Tecnoparco conferma a marzo 2015 il montaggio dei contatori di flusso e del campionatore automatico allo scarico, dei quali non sono pubblici i dati ancora ad oggi. Berlinguer tranquillizzò tutti sulla radioattività ( come se la radioattività fosse un rubinetto aperto e sempre misurabile nel medesimo punto ), e il tavolo sarebbe stato riconvocato appena il dipartimento sanità ne avrebbe avuto disponibilità. Questo è l’ultimo verbale online, ad oggi tutto è come prima, anzi peggio, perchè adesso si parla di finto cambiamento sia di Arpab che della politica locale, e intanto Tecnoparco e CSI in Val Basento si costruiscono la loro “roccaforte” tra industria ed aeroporto. Chi rimpiangere?
Tutti questi incontri sono stati fatti senza la presenza nè di un radio-tossicologo, nè di un esperto qualificato in radioprotezione, nè di un chimico qualificato, nè di un eco-tossicologo, senza ISS ed aziende sanitarie o istituto zooprofilattico ma con sindacati, aziende e addirittura Confindustria in un caso (CRISIN); praticamente controllori e controllati senza i cittadini/associazioni ed esperti terzi, parlano solo di “grana” e non di tutela sanitaria ed ambientale perchè di queste due ultime categorie parla sempre e solo il controllato con affianco la politica amica. Tecnoparco continua a lavorare con un’AIA fasulla, piena di inadempienze, vuoti e conflitti d’interesse, e l’Arpab non ha mantenuto gli impegni presi nel 2014, invece il protocollo di sorveglianza sanitario è morto nella culla. Come mai la giunta Verri di questi verbali non ha mai fatto cenno nè scritto, nè verbale, esattamente come l’opposizione?
Per altro sarebbe interessante sapere con quali codici cer arrivano adesso i rifiuti dal COVA visto che l’ho chiesto all’Eni, ma non hanno risposto. Sarebbe anche interessante sapere che tipo di adeguamento hanno fatto per trattare correttamente quei fanghi visto che alla conferenza per il petrolgate gli inquirenti avevano affermato che la struttura a livello progettuale non sarebbe stata in grado di trattare i rifiuti del COVA con codici corretti. Immagino che quindi siano state necessarie modifiche strutturali che avrebbero richiesto un nuovo VIA, ma di ciò non ho sentito nulla
hai ragione vincenzo infatti anche noi continueremo ad indagare su queste zone grigie