Invece di abbattare gli inquinanti si abbattono i lucani

La letteratura scientifica, in particolar modo quella americana, ha affrontato tra gli anni ’80 ed i primi anni del XXI sec. la tematica delicata dell’impatto sanitario dell’idrogeno solforato (H2S): punto di riferimento per questo articolo è la tesi di dottorato della Dott.ssa Lana Skrtic, discussa nel 2006 presso l’Università di Berkeley ed intitolata:” Idrogeno solforato, petrolio, gas e salute umana “.

dettaglio del COVA in notturna - luglio 2016
dettaglio del COVA in notturna – luglio 2016

Anche il governo federale americano non regolamenta in maniera stringente le emissioni ambientali di H2S per la popolazione residente, mentre esistono limiti chiari per i soli luoghi di lavoro. Per tali motivi, diversi stati americani hanno provveduto autonomamente a stabilire delle soglie di legge per l’H2S. Dal 1993 l’EPA ( Agenzia di Protezione Ambientale americana ) attenziona la popolazione che vive a ridosso degli impianti petroliferi: attenzione dovuta a cosa? La soglia odorigena può variare dalle 0,5 ppb fino alle 50 ppb. Oltre le 150 ppb è inodore ed il senso olfattivo è paralizzato. In ambiente urbano i limiti di h2s oscillano tra gli 0,11 ed i 0,33 ppb di norma, e l’idrogeno solforato è classificato come intossicante ad alto spettro (broad spectrum toxicant ).

I suoi effetti sono documentati in laboratorio, sui ratti esposti a vari dosaggi, o sugli uomini limitatamente a coloro che sono deceduti in incidenti industriali o esposti a dosaggi troppo elevati o a superstiti ricoverati, quindi sugli esseri umani gli unici dati certi di avvelenamento da h2s, derivano da referti autoptici o da cartelle cliniche, quindi riconducibili ad una casistica molto ristretta perché ascrivibile solo ad esposizioni ad alti ed altissimi livelli di h2s. Già alla fine degli anni ’90 diversi studiosi si pongono il problema di dove collocare la soglia di minaccia sanitaria dell’h2s, relativamente ai fattori tempo d’esposizione/ quantità. Il Prof.  Kilburn fu tra i principali studiosi degli effetti dell’h2s sull’uomo. Interessante è l’esito di uno studio fatto su 221 persone: 19 esposte direttamente a fonti emittenti h2s e 202 residenti a ridosso di predette fonti. Nella popolazione residente, anche dopo 20 anni di esposizione continua a bassissimi livelli di h2s, si sono manifestati problemi cronici di tipo neurologico. Stando sempre a Kilburn venne ipotizzata una distanza di sicurezza superiore ai 6,5 km in relazione ad un’unica fonte, con effetti letali possibili entro i 2 km dalla fonte.

l'area industriale di Viggiano: agricoltura, allevamento, residenzialità ed industria manufatturiera tutto a ridosso dell'industria pesante - luglio 2016
l’area industriale di Viggiano: agricoltura, allevamento, residenzialità ed industria manufatturiera tutto a ridosso dell’industria petrolifera – luglio 2016

Non serve faticare molto per trovare diversi studiosi che ritengono l’h2s meritevole di studi ben più estesi ed approfonditi di quelli attuali, volti a documentare soprattutto gli effetti sub-letali del gas. Gli studiosi: Legator, Kilburn, Parrti, Pellinen, Schifmann, McGravan, Marvin, Xu, Guidotti, Tee ed altri ritengono che l’h2s abbia impatti cronicizzanti sull’apparato neurologico, respiratorio, cardiaco e riproduttivo anche in casi di bassissime emissioni, anche al di sotto dell’eventuale soglia odorigena, se protratte in archi temporali estesi ( nell’ordine di anni ). Proprio il Prof. Xu e la sua equipe ha documentato statisticamente l’aumento degli aborti spontanei per la popolazione femminile residente a ridosso di uno stabilimento petrolchimico in Cina. ( Xu, Xiping, Sung-Il Cho, 1998).

 

Nonostante la letteratura scientifica in materia di h2s sia quasi esclusivamente di derivazione americana, stride e non poco l’autocritica di alcuni studiosi statunitensi che denunciano da anni pressioni lobbystiche circa i ritardi inspiegabili a cui è sottoposta la ricerca medica preventiva di contrasto agli effetti a lungo termine dell’h2s. Infatti la dott.ssa Skrtic nel 2006 evidenziava i ritardi dell’EPA circa la redazione di una strategia di contenimento degli effetti dell’h2s, strategia che dovrebbe scaturire da studi più approfonditi nonché ricerca apposita. I limiti di legge sui luoghi di lavoro americani sono di 10-15 ppm ( su tempi di esposizione routinaria di 8 ore giornaliere e 40 ore settimanali – TLV TWA/STEL ). Limiti che stando agli studi disponibili si basano anch’essi su valutazioni poco empiriche ma di massima ( crudely estimated ) perché derivanti dalle sperimentazioni su animali ed applicati in seconda battuta all’uomo. Fatto sta che mentre i suddetti limiti hanno effetti di legge per l’ OSHA ( Amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro ) per altri organismi come l’Acgih e il Niosh, sempre americani, i limiti stabiliti dal pubblico sarebbero elevati perché riferiti ad intervalli temporali troppo lunghi: per il NIOSH i 10 ppm non dovrebbero superare i 10 minuti d’esposizione e non le 8 ore, tuttavia i pareri di ACGIH e NIOSH non hanno effetti di legge, in quanto fungono esclusivamente da livelli raccomandati.

gli effetti dell'H2S su alcuni organi - fonte www.nature.com
gli effetti dell’H2S su alcuni organi – fonte www.nature.com

La dott.ssa Skrtic cita  altresì l’azione lobbistica, ripresa anche nei pareri della prof.ssa D’Orsogna, che hanno causato la cancellazione dell’h2s dal Clean Air Act del 1990, quando durante il governo di George Bush Sr., l’h2s non venne inclusa nell’elenco delle 188 sostanze da regolamentare, nonostante all’epoca la comunità scientifica e l’Epa avessero già delineato la pericolosità dell’idrogeno solforato. Interessante notare che l’h2s rimase comunque sulla lista delle sostanze interessante dal clean air act del 1990 fino all’esame del senato Americano, che nel 1991, classificò l’inclusione dell’h2s come “errore amministrativo”. Tuttavia, nonostante ex-membri dell’Epa abbiano ammesso pressioni lobbystiche sul lavoro dell’agenzia sempre in tema h2s, l’Epa ha stabilito comunque un RfC, ossia un indice di concentrazione inalata, relativa ai lunghi periodi di costante esposizione, impostandolo sul valore di 1,4 ppb ( valore nettamente più basso di quelli OMS e quindi anche Arpab ). Stando all’Epa, oltre questo valore potrebbe partire un effetto deleterio per la salute umana. Un valore che ufficialmente non deriva da studi sanitari nel senso stretto del termine, ma da un’applicazione precauzionale del limite sulla base di studi statistici. Proprio perchè il governo federale americano non regolamenta realmente e dettagliatamente le emissioni di h2s, 20 stati americani hanno stabilito in maniera autonoma delle soglie nazionali. Alcuni Stati hanno dei limiti di molto più bassi rispetto quelli indicati dall’Oms: Vermont, Pennsylvania, Massachussets, North Dakota, New York. In Arkansas, Colorado, Louisiana e New Mexico i livelli di h2s riscontrati in lunghi periodi ( oltre i 10 mesi ) hanno rilevato che pur trattandosi di zone a bassa densità demografica le attività estrattive causavano un livello di h2s superiore a quello delle aree urbane, causando iniziali ma persistenti effetti sanitari. Anche California ed Oregon hanno limiti propri.

gli effetti dell'idrogeno solforato sul cuore - fonte www.h2shealth.org
gli effetti dell’idrogeno solforato sul cuore – fonte www.h2shealth.org

Perché l’Oms non recepisce come soglia l’Rfc dell’EPA? Le persone intervistate dalla Skrtic, tutte residenti nei pressi di attività estrattive, hanno riportato nella maggior parte dei casi danni cronici alla salute, ( fisiologici e neurologici ) pur non essendo coinvolte in incidenti. Negli USA gli studiosi consigliano di rivedere al rialzo le distanze permesse per la residenzialità a ridosso di suddetti stabilimenti, oltre ad utilizzare i più recenti sistemi di scrubbing dell’aria che permetterebbero un abbattimento dell’h2s prodotta con una soglia del 99,94 %. Tra le varie intervista della Skrtic, vi è la testimonianza di un ragazzo di 27 anni (2006), cresciuto nei pressi di attività estrattive in Alabama, e che manifesta già patologie croniche al nervo ottico ed un’encefalopatia chimica, presenta già sintomi da Parkinson.

COVA novembre 2015
COVA novembre 2015

Ed in Basilicata la spesa sanitaria crescerà proprio per gli impatti ambientali. Finti monitoraggi, soglie di legge troppo alte per i residenti che non vengono distinti dai lavoratori, protocolli sanitari mai partiti, e dolo nel non prevenire gli impatti sanitari di tutti gli inquinanti emessi ( basti vedere come benzene e benzoapirene siano praticamente ignorati nelle analisi di suoli ed alimenti ). Eni potrebbe evitare il gas flaring della torcia ed investire per esempio in sistemi di “dry scrubbing multiple beds” che permetterebbe un notevole abbattimento dell’H2S eppure ancora passa la favola della torcia del COVA come sistema di sicurezza quando in realtà è anche un sistema di smaltimento impattante di rifiuti gassosi, gas che ENI non vuole nè recuperare, nè convogliare in un sistema secondo di abbattimento/riutilizzo.

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.