Nell’aprile 2015 ci recammo a ridosso della recinzione nord di Tecnoparco, da sempre attirati dai quei campi coltivati a ridosso dello stabilimento: terreni nei quali sono visibili le botole d’accesso alle acque di falda, che purtroppo avevano ancora i segni visibili dell’utilizzo nonostante ci trovassimo all’interno del SIN della Val Basento.

Sull’interdizione dell’attività agricola (e zootecnica), nonché sulle anomale restituzione delle aree a queste attività o sul mancato rispetto delle ordinanze ci torneremo più avanti, perché storia delicata e fumosa.

Per tagliare la testa al toro abbiamo prelevato un cavolfiore ancora innestato al terreno nonostante fossero evidenti i segni dell’avvenuta raccolta degli altri, ed il punto di prelievo come si evince da video e foto era attiguo alla recinzione esterna della Pista Mattei, a circa un centinaio di metri dal perimetro di Tecnoparco.

Il campione di ortaggio è stato consegnato al medesimo laboratorio di fiducia del Comune di Pisticci come si evince dal certificato, una sorta di prova del nove per vedere come lavorano in Basilicata i laboratori accreditati. Non esibiamo la fattura perché le analisi sono state fatte gratuitamente, motivo ufficiale la “sensibilità alla causa e col pensiero rivolto alla perdita prematura di un loro collega/amico”.

Le analisi dicono che il campione di cavolfiore aveva 294 mg/kg di ferro con un tasso d’incertezza di +/- 73 mg, mentre lo zinco era a 1,2 mg/kg. Premesso che gli alimenti, e gli ortaggi per esempio, sono categorie prive di dettagliati e chiari limiti di nocività acuta o cronica, se non per alcune sostanze ( come piombo, mercurio, cadmio, radioattività, fitofarmaci, idrocarburi e diossine ) centinaia di altri residui o contaminanti inorganici o antropici lato sensu, non sono regolamentati, quindi abbiamo cercato fuori dall’Italia qualche raffronto in più su questi valori.

Sull’Indian Journal of Research del giugno 2014, venne pubblicato uno studio della Manipur University, relativo alla persistenza dei metalli pesanti negli ortaggi. Lo studio, svolto con spettroscopia ad assorbimento atomico ,quindi non con le classiche analisi chimiche da poche centinaia d’euro, ha rilevato la persistenza di metalli pesanti oltre i limiti consigliati da OMS e FAO, citando ad esempio come casi, proprio il ferro e lo zinco.

Nonostante il lavaggio e la cottura possano diminuire la quantità di metalli presenti nella verdura, il problema permane circa la reale natura degli stessi ed i loro effetti sinergici o di accumulo. Fatto sta che il ferro e lo zinco presenti nel cavolfiore colto vicino Tecnoparco superavano i limiti consigliati sia dalla FAO che dalla JEFCA ( una commissione congiunta FAO-OMS) senza contare che tali valori sono stati misurati in mg, quindi se misurati in parti per milione/miliardo ci avrebbero fornito un dato sicuramente più preciso.

Ribadendo che questa dei limiti alimentari è una terra di nessuno, ossia la misurazione della tossicità reale o probabile di un alimento, sicuramente l’Azienda Sanitaria ed il relativo Dipartimento di Prevenzione dovrebbero porsi il problema della natura di quel ferro e di quello zinco: naturali od antropici? Capire se le falde delle zona siano il vettore della contaminazione ( infatti sappiamo ufficialmente da decenni che la Val Basento è contaminata anche da ferro ed in alcune aree da zinco ), o comprendere se siano residui di trattamenti troppo insistenti con fitofarmaci tipo fosfati o chelati di ferro. Ferro e zinco fanno bene se naturali e comunque non ad elevate concentrazioni, infatti mangiando una porzione media di quel cavolo pisticcese, avremmo ingerito il fabbisogno di ferro di due settimane al netto della cottura-pulitura di una sola porzione da 100 grammi!?

Infatti se vi fosse la possibilità di studiare bene la diffusione del ferro in quella piantagione potremmo capire cosa succede visto che in base al nostro cavolfiore, siamo dinanzi ad una concentrazione di circa 29 mg/ su 100 mg di prodotto rispetto a circa 1 mg di contenuto medio per i cavolfiori a fronte di un bisogno settimanale di circa 5 mg.

Alcuni derivati o composti del ferro, come dello zinco, sono citotossici, e possono interferire con il funzionamento dei sistemi neurologici, intestinali e circolatori.

Interessante sottolineare come il corredo degli inquinanti rinvenuti nei cavolfiori campani, in piena Terra dei Fuochi, fosse superiore per numero di metalli rispetto a quello pisticcese, ma minore per quantità specifica, infatti il ferro nei cavolfiori di Caivano era a 53,1 mg/kg a differenza della Val Basento ove ne abbiamo rinvenuto 294 mg/kg.

L’Associazione CovaContro segnalerà la situazione alle autorità locali ed europee, conscia del fatto che i controlli alimentari sono carenti, inappropriati e forse pilotati, così come la mancata regolamentazione degli inquinanti, a centinaia quelli non ancora strettamente normati, che rischiano di vanificare l’essenza stessa di parole come “prevenzione”, “controlli”, “tracciabilità” e “salubrità”. Il regolamento 1881/06 è ampiamente superato, da quando è nato forse già morto nella culla.

Scritto da Giorgio Santoriello e Gian Paolo Farina

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.