Nelle whitelists delle prefetture lucane, da noi già attenzionate lo scorso anno, ossia negli elenchi delle aziende che godono della certificazione antimafia, in provincia di Matera troviamo tutte le aziende finite nelle cronache giudiziarie, e non, degli ultimi 12 mesi ma più in generale anche degli ultimi anni: dalla Fagnano spa ( che con la Sinnica Beton rientra nell’inchiesta sugli appalti truccati all’EIPLI ), la Falbit srl con la sua celebre cava piena di terreni anomali oggi spianati e coperti da alberi di recente piantumazione, il Gruppo Iula con la Iula Berardino srl e la Bng spa da sempre presenti nel business dei rifiuti e del petrolio, la Semataf di Castellano, la Decom Trasporti di Muscaridola, La Carpia Domenico srl, e compare anche la Pype Line srl con sede presso la Tecnoparco ValBasento spa. Nell’elenco anche la Sudelettra spa, contrattista ENI-Total, il cui proprietario è stato condannato quest’anno per corruzione, azienda che troviamo citata anche nelle intercettazioni della DDA di Potenza per alcuni incidenti sul lavoro nel COVA di Viggiano e volutamente nascosti. Negli elenchi antimafia anche il geometra Rocco Caruso dell’omonima srl, rinviato a giudizio nel petrolgate lucano.
Su Potenza negli elenchi provinciali abbiamo con precedenti giudiziari la Ageco, la Criscuolo Eco-Petrol che nonostante le indagini della DDA di Potenza e la successiva assoluzione per il reato di truffa, rimane in piedi l’indagine per lo smaltimento illecito di rifiuti a loro carico, nonostante godessero della certificazione antimafia dal 2014 ( l’inchiesta pare sia partita tra il 2011 ed il 2013 ). In provincia di Potenza c’è anche la Pellicano Verde spa, che tra l’altro si sta occupando della rimozione dell’amianto dalla ex-centrale del latte di Scanzano, indagata nel 2011 nell’operazione Golden Plastic.
Chissà invece quante altre aziende non hanno neanche minimi precedenti documentati e godono anch’esse della certificazione antimafia, mentre al loro interno vi sono soci o prestanome in orbita criminale. Va bene la presunzione d’innocenza, ma come possono funzionare i controlli e la prevenzione in uno Stato ove dalla magistratura alle forze dell’ordine le risorse latitano?
Le attività autorizzate sono le più disparate: dal movimento terra alle costruzioni stradali che tanto piacciono agli smaltitori illegali di rifiuti ( infatti negli elenchi vi sono altre aziende i cui precedenti legali risalgono a padri e zii degli attuali proprietari, coinvolti decenni or sono sempre in storie di traffici di rifiuti – ndr ), oppure l’estrazione inerti, i noli a caldo e a freddo, l’autotrasporto o lo smaltimento rifiuti conto terzi. Secondo le prefetture lucane tutte le aziende elencate sono prive di infiltrazione o tentativi di infiltrazione mafiosa, e noi per evitare inutili strascichi giudiziari con i privati, non esprimiamo giudizi verso i singoli privati ma verso il sistema di certificazione gridiamo a gran voce che in queste certificazioni lucane non crediamo e non c’abbiamo mai creduto, prive di alcun carattere preventivo e completamente staccate dalla realtà. Quale credibilità ha un certificato antimafia rilasciato a qualcuno che 6 anni fa si è fatto gli arresti domiciliari per reati ambientali mentre veniva intercettato nel dire di voler scaricare la colpa sul proprio operaio perchè non si potevano perdere gli appalti petroliferi per una condanna, oppure rinviati a giudizio per traffico di rifiuti, od indagati per corruzione ancora in attesa di giudizio. Il sistema dell’antimafia non funziona, e non lo diciamo solo noi, nelle prefetture lucane c’è qualcosa di serio che non va. Che fine fanno le parole di Franco Roberti di oltre due anni fa, quando il magistrato dirigente della DNA parlò di “criminalità organizzata su base imprenditoriale” in Basilicata e di “indotto delittuoso” riferendosi alla filiera petrolifera? Una parte della magistratura ha accusato duramente e le prefetture non recepiscono? Esistono quindi due realtà e quando ci sono due realtà il motivo è la forza della criminalità da un lato e l’inefficienza dello Stato dall’altra, del resto come diceva Borsellino o i due grandi poteri si combattono o si alleano, ed in Basilicata l’alleanza sembra un modello di governo.