Da tempo Cova Contro critica il silenzio del clero locale, lucano e non solo, che silente assiste alla distruzione del creato e non solleva alcuna questione morale neanche quando le medesime parrocchie ricevono donazioni da aziende dalla condotta poco “cristiana”.

Siamo entrati in possesso di un numero della rivista “San Francesco patrono d’Italia” (www.sanfrancesco.org), per l’esattezza il numero 6 del 2012. Tante belle parole, alta catechesi e nella copertina posteriore la pagina interamente acquistata da ENI, l’Eni di Scaroni ossia quella degli investimenti pubblicitari a 7 zeri, infatti il risultato è ben visibile.

I disegni di Ilaria Yahar ed il motto:”Cultura è una parola da condividere”. Quale sia la cultura da condividere ce lo chiediamo con un briciolo di paura, se è la stessa cultura d’inquinamento e traffico di rifiuti attuata in Basilicata, come ipotizzato dalla magistratura, allora giriamo subito le nostre rimostranze e le nostre proposte al neo-vescovo di Matera, Giuseppe Caiazzo, noto per il suo impegno sociale ed “epidemiologico “nella Provincia di Crotone, affinché l’obolo di Pietro e l’obolo dell’Eni non si confondano nel solito riciclaggio dell’acquisto del consenso popolare.

Papa Francesco ha avviato un cambiamento nella Chiesa, i vescovi lucani si sono svegliati tardi, molto tardi (“condividendo l’altare” col PD come nel caso di Superbo al suo addio ), e passata l’ondata referendaria sembra terminata anche la processione, invece le diocesi lucane (esattamente come l’Ufficio Scolastico Regionale per le intromissioni di Eni e Total nella scuola pubblica), devono con i fedeli e con i cittadini porre un freno morale e concreto alle donazioni che arrivano da aziende private, affinchè: Eni, Total, e relativo indotto ed aziende collegate non ingeriscano in aspetti della vita pubblica e religiosa, luoghi inviolabili e preclusi soprattutto alle attività di lucro. Serve capire in questo ultimo decennio chi ha donato a chi e quanto, per quali motivi e con quali risultati.

Abbiamo scritto alla redazione “francescana” per chiedere lumi sugli importi pagati da Eni alla rivista ma non abbiamo ricevuto risposta ed infine abbiamo colto l’occasione per informare e proporre al Vescovo di Matera il nostro punto di vista: urge un’operazione trasparenza anche nella chiesa lucana, laici o chierici che siano, i lucani hanno il diritto di sapere quanti oboli hanno versato compagnie petrolifere e società di smaltimento/trasporto rifiuti per l’attività religiosa delle diocesi/parrocchie locali, dalle feste patronali al recupero degli immobili o ai restauri. Aspettiamo, con fede.

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.

Un pensiero su “I Francescani ed il Cane a Sei zampe: e nel cantico entra pure ENI.”

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