Visto che nessuna istituzione lucana ha un servizio di rassegna stampa sulle pubblicazioni scientifiche edite riguardanti la Basilicata, è doveroso ringraziare Augusto De Sanctis del Forum H20 per la preziosa segnalazione.
In virgolettato passaggi dell’articolo: “Terremoti innescati da iniezione di fluidi sotterranei modellati per un giacimento petrolifero tettonicamente attivo. Un’analisi del giacimento petrolifero della Val d’Agri fornisce informazioni su come i processi associati allo smaltimento delle acque reflue inneschino terremoti e su come tali effetti possano essere ridotti per mantenere la redditività economica dei giacimenti petroliferi maturi.” Così inizia la presentazione sul sito di Nature dell’ultimo studio italo-americano (Eni – americano) pubblicato pochi giorni fa, in Basilicata Cova Contro trattò la tematica per la prima volta nel 2014, nel silenzio istituzionale totale. Ad oggi nonostante le condanne afferenti Costa Molina 2, le autorizzazioni regionali ignorano anche la legge(delibera interministeriale) del 4 febbraio 1977.
“Hager ed il suo gruppo di ricerca, descrivono un processo multidisciplinare per gestire il rischio sismico in un giacimento petrolifero attivo, mantenendo la fattibilità economica di un giacimento che utilizza l’iniezione di fluidi per lo smaltimento dell’acqua, riducendo al minimo la probabilità di attività sismica sufficientemente forte da essere avvertita dall’uomo.“ Il processo multidisciplinare di cui si parla è una novità tutta da collaudare sul campo e privo di sedimentate certezze scientifiche, si sperimenta in nome della fattibilità economica.
La metà degli autori sono dipendenti ENI, gli altri tutti provenienti da enti americani, dal MIT ad Harvard, quindi il quadro che si legge tra le righe è quello di un ente nazionale, Eni, che con gli USA, e solo con essi, prova a trovare soluzioni comuni per un problema mondiale, ovvero dove e come stoccare la marea di acque di scarto petrolifere che ormai allaga un numero enorme di giacimenti antichi e di lungo utilizzo, ormai esausti o quasi, come gran parte di quelli lucani. La trazione americana di questo studio lancia alcuni dubbi: per questo motivo la NATO era già anni fa interessata allo studio del giacimento valligiano nel programma Science for peace? Non ho mai ricevuto risposta in merito dalla NATO, sul motivo per cui una organizzazione militare a trazione americana appunto, si interessasse ai giacimenti valligiani. Idem per gli atti richiesti anni fa con l’Avvocato Giovanna Bellizzi e relativi agli studi INGV-ENI, studio pagati oltre un milione di euro versati da Eni all’Ingv, e sui quali non abbiamo mai ottenuto accesso nè al rendiconto economico del progetto, nè ai dati originari forniti da Eni all’ente di ricerca pubblico. Studio che solo due associazioni contestarono dalla Basilicata.
Ovviamente di etico gli autori non hanno nulla da dichiarare, noi però sì. Quale credibilità ha la scienza se le ricerche ed i dati vengono praticamente forniti e pagati solo da una multinazionale? Non sarebbe opportuno che i privati pubblicassero su loro riviste di settore e quelle scientifiche come Nature fossero invece riservate ai soli ricercatori pubblici? Di questo passo dove finiremo? La ricerca più attrezzata sarà ad appannaggio esclusivo di pochi privati in tutti i settori strategici? E la ricerca pubblica a cosa servirà? Per autocandidature di consulenza dal pubblico al privato, per corrompere la terzietà del pubblico? Libera ricerca sì ma libera anche da conflitti di interessi ed incompatibilità così gigantesche, più grandi per fino dei problemi che vogliono farci credere trattino imparzialmente.



Nello studio, come in quello precedente Eni-Ingv, non viene mai citato il principio di precauzione, guardacaso, il rischio concreto di indurre la sismicità naturale della zona, oppure gli impatti sulle falde profonde che possono contaminare i serbatoi potabili o di come anche la microsismicità possa modificare eventuali fratturazioni nel sottosuolo e mettere in comunicazione aree contaminate o di giacimento con corpi potabili o idrici. E meno male che questi sono scienziati…

“Storicamente, una media di circa quattro terremoti tettonici di magnitudo momento pari o superiore a 5,5 (abbastanza forte da scuotere e possibilmente danneggiare gli edifici) si verificano ogni secolo entro 100 chilometri dal sito di iniezione del fluido. Quindi, quale velocità di iniezione è sicura, ovvero è improbabile che inneschi un’attività sismica sostanziale?”
“Le simulazioni mostrano che le sollecitazioni si sono stabilizzate nella maggior parte dell’area intorno al pozzo dell’iniettore, perché l’estrazione di idrocarburi ha ridotto le pressioni del fluido e quindi ha aumentato la resistenza allo scivolamento sulla maggior parte delle faglie. Al contrario, i fluidi sono penetrati in una faglia vicino al pozzo iniettore Costa Molina 2, causando la sismicità di piccola magnitudine osservata in quella zona. Gli autori hanno quindi combinato l’output del modello più piccolo con modelli di fisica dei terremoti. Hanno scoperto che i risultati corrispondevano alle osservazioni disponibili del flusso di fluido all’interno del giacimento di idrocarburi e ai modelli di sismicità osservati, inclusa la dipendenza dai tassi di iniezione passati della posizione, dei tempi e dell’evoluzione dei terremoti. Il modello calibrato suggerisce che è improbabile che una velocità di iniezione di fluido di 2.000 metri cubi al giorno, che corrisponde al 50% dell’attuale produzione totale di acque reflue, inneschi una notevole sismicità al di sopra del tasso tettonico di fondo, mentre è sempre più probabile che piccoli eventi si inneschino a tariffe più elevate di 2.500 e 3.000 metri cubi al giorno.”
L’autore dell’articolo di presentazione su Nature aggiunge che: “Il lavoro di Hager e colleghi è insolito per diversi motivi. Il loro metodo si basa sulla disponibilità di dati dettagliati e sulla conoscenza esperta di molti aspetti della regione e dei suoi pozzi. Sfortunatamente, è insolito avere informazioni così dettagliate. I risultati degli autori sono il prodotto di una collaborazione molto fruttuosa tra il mondo accademico e l’industria. Pertanto, i risultati forniscono approfondimenti che potrebbero portare allo sviluppo di nuove pratiche industriali per la gestione e la mitigazione della sismicità innescata dall’estrazione di idrocarburi.” Ovvio che i dati siano abbondanti, li fornisce il controllato e co-autore, e la fruttuosa collaborazione in realtà la si potrebbe chiamare scienza pilotata o consulenza travestita da studio o conflitto di interessi.
Perchè la questione sismicità-petrolio non viene discussa pubblicamente, con le comunità locali, in pubblici confronti alla presenza di tutti gli studiosi, americani ed italiani? Faglia sì, faglia no, attiva o dormiente, piccoli o grandi terremoti, ma possibile che l’unico strumento di controllo e ricatto del territorio sia l’eterna precarietà del dubbio che non può permettersi libere risposte perchè il profitto petrolifero deve essere imperativamente al primo posto su tutto?
Continua l’articolo: “Ad esempio, un caso in corso di sismicità innescata è il giacimento di Groningen nei Paesi Bassi, il più grande giacimento di gas in Europa. Un graduale aumento della sismicità dal 1991 in questa regione ha causato danni alla proprietà e ha portato a un crescente malcontento pubblico, che ha portato alla decisione di interrompere l’estrazione nel 2022. Ciò lascerà circa il 20% di gas potenzialmente recuperabile, per un valore di circa 70 miliardi di euro, nel terreno. L’applicazione del metodo di Hager e collaboratori a questa regione potrebbe consentire l’estrazione del gas rimanente senza causare ulteriori danni.“ Praticamente questo studio sembra una consulenza alla versione fossile del Recovery Fund, ovvero puntare sul gas come energia green di falsa transizione, con implicazioni da far accapponare la pelle. Addirittura smentito per interesse economico il dogma dell’imprevedibilità dei terremoti: se si deve estrarre o reiniettare rifiuti petroliferi allora i terremoti si possono gestire quasi previsionalmente? Ma siamo sicuri che questa sia scienza o fantascienza pagata dalla lobby del fossile per contenere le perdite di una svolta veramente green?
Prosegue: “Se l’approccio degli autori può essere esteso alla sismicità associata all’estrazione di idrocarburi, nonché a quella associata all’iniezione di acque reflue, potrebbe aiutare a gestire e mitigare gli impatti ambientali associati se utilizzato nella fase nascente della sismicità. Il loro metodo potrebbe essere adatto anche per la gestione di terremoti associati al sequestro di anidride carbonica e sistemi geotermici ingegnerizzati.” Quindi tana libera tutti: la consulenza non è solo per il settore petrolifero ma anche per lo stoccaggio della CO2 e per la geotermia.
“I fenomeni associati all’estrazione di idrocarburi sono spesso controversi, ma Hager et al. hanno sviluppato un processo per gestire e mitigare uno dei più importanti effetti negativi: la sismicità indotta. C’è da sperare che ciò aiuterà l’industria petrolifera e del gas a gestire l’equilibrio tra la redditività economica e gli effetti ambientali dell’estrazione.” Secondo gli scienziati quindi c’è da aiutare l’industria fossile, la convivenza tra petrolio ed ambiente è ancora possibile…a 40 anni dalla stesura del primo studio sugli impatti del fossile sul clima ci sono ancora scienziati che perorano la causa della convivenza. Forse la ricerca vera da svolgere è quella sugli autori di questa consulenza travestita da studio alla quale purtroppo Nature si è prestata mancando di vero spiritico critico, oggettivo ed acume analitico.
Quindi la Basilicata un domani oltre che discarica sotterranea di rifiuti petroliferi, serbatoio di stoccaggio gas potrebbe anche stoccare la CO2 sottoterra. In cambio di lavoro si deroga al buonsenso ed invece che produrre meno CO2 cerchiamo di nasconderla sotto al tappeto, come dire che combattiamo le mafie confinandole in alcune aree.
La Regione Basilicata perchè su questa tematica è ferma? Perchè Arpab non attrezza una propria unità che studi la sismicità antropica e la subsidenza? Le infrastrutture petrolifere sono antisismiche? Il principio di precauzione e di buon senso anche in questo caso non esiste? Quello che diceva Enzo Boschi sulla Val d’Agri non è credibile?