Il 28 giugno scorso sulla Gazzetta di Basilicata è comparso un articolo firmato ( cosa non scontata ) che riportava come le nostre analisi sulla presenza di idrocarburi pesanti in un campione di latte viggianese fossero “smentite” da controanalisi svolte recentemente da alcuni istituti zooprofilattici.
Peccato che queste analisi non siano ancora state pubblicate, peccato che nessuno ci abbia chiamato per svolgerle in contraddittorio, peccato che nessun ente pubblico abbia ad oggi confermato il contenuto dell’articolo. Ma i bluff della Gazzetta sul nostro lavoro sono ormai una galleria: dalle diossine di Bucaletto, agli alimenti in Val Basento ( foto sotto )
qui invece nel 2017 saremmo stati “smontati” dall’ordine dei chimici lucano, che non ha neanche mai pubblicato il suo parere sulle nostre analisi o accettato un pubblico contraddittorio ma i cui membri flirtano col PD da sempre
proseguendo sul Pertusillo; in questi anni la Gazzetta ha equivocato o sminuito il nostro lavoro dopo averlo ripreso, lasciando sempre l’ultima parola alle istituzioni ( quelle indagate per reati gravi ) facendo da ago della bilancia a loro favore, con titoli e termini spesso scelti addirittura dalla redazione barese per ammissione degli stessi giornalisti lucani che a volte hanno smentito l’utilizzo di alcuni termini nei loro stessi articoli! Per non parlare del falso ideologico, per esempio l’ultimo a firma Piero Miolla, ove ricostruisce falsamente il ruolo di Cova Contro e di altre associazioni e comitati durante l’ultimo sit-in a Tecnoparco pur essendo a conoscenza del reale andamento dei fatti.
Una regia senza volto, con esecutori chiari ma mandanti in ombra, che nuoce alla credibilità della stampa lucana la quale ci sottopone a lunghi “interrogatori” telefonici quando pubblichiamo sul web le nostre notizie, e che invece intervista sempre in doppio le istituzioni le quali si pronunciano sia sulle nostre analisi che sulle loro! Negato il contraddittorio sulla carta come nelle analisi, negato il libero confronto ( mai nessuna redazione cartacea ha avuto il coraggio di organizzarne uno tra noi e la Regione ), smentiti poi da analisi non pubbliche? Com’è possibile che sul lavoro istituzionale si viva di soffiate da parte di fonti forse compromesse ( quando mai avete letto di un ente pubblico lucano che abbia rivenuto inquinanti negli alimenti ) invece a noi vengono chieste le analisi in originale? Siamo al capolinea, smentiti da analisi senza volto e senza firma, privati di qualsiasi contraddittorio sul campo e sulla stampa e quindi chi avrebbe smentito chi e come? L’unica chiara verità che rimane è la paura che ha il sistema Basilicata di analisi libere ed approfondite, ove spesso la stampa alla fine della diatriba si schiera sempre con le istituzioni, con linguaggi criptici o forzatamente moderati, quasi ad usare le associazioni a soli scopi “pseudo-scandalistici” per vendere qualche copia in più e magari alzare la posta con gli sponsor petroliferi tanto graditi alle redazioni. Per fortuna la gente sceglie sempre di più il web per informarsi e le vendite del cartaceo calano costantemente, un dato triste ma che qualcosa vorrà pur dire.
Assolutamente ingiustificati i termini usati dalla Gazzetta nell’articolo del 28 giugno: “… in appello verdetto ribaltato…” – le nostre analisi definite “polemica” – il nome dell’associazione usata per ragionamenti di parte senza consultarci sugli sviluppi derivanti dalle nostre denunce – il sindaco di Viggiano che passa per paladino della trasparenza quando invece si dimostra primo complice dello scempio ambientale e sociale locale ( basti vedere le sue mire elettorali in vista delle regionali, la sua nomina all’EGRIB nonchè l’aver abbandonato la VIS a sè stessa o la sua finta opposizione ad ENI ). I campioni poi mandati all’IZS di Foggia, ente morente la cui strumentazione è carente o abbandonata a sè stessa, per non parlare della politicizzazione di questi presunti enti tecnici terzi.
E’ solo il rispetto e la sacralità che nutriamo verso il pluralismo nell’informazione che non ci porta a chiudere ogni rapporto con questi “giornali – uffici stampa” locali come invece abbiamo già fatto con la RAI regionale, consci del fatto che nonostante la parzialità e l’appiattimento della stampa cartacea lucana almeno i loro residuali lettori meritano rispetto e questo varrebbe per tutti, a partire da chi chiede denaro in cambio di una presunta libera informazione.