Durante il novembre 2015 abbiamo notato sulla spiaggia di Metaponto dei grossi sacchi in plastica, simili alle bags usate per l’amianto o lo stoccaggio temporaneo dei suoli di bonifica. Sui sacchi era riportata la scrittura:”Pak Petrochemicals Industries”.

Di questi sacchi ne abbiamo trovati a decine lungo tutto la spiaggia, molti di essi ormai completamente insabbiati e a diversi metri oltre la battigia. Incuriositi dal dato, abbiamo contattato l’azienda produttrice, di cui vi alleghiamo le foto delle mail, che sostanzialmente ci ha risposto che quei sacchi sono prodotti per il trasporto di polistirene e che probabilmente qualcuno li ha rivenduti per prevenire gli allagamenti anche se l’azienda produttrice fa intendere che non è quella la loro destinazione d’uso.

Chi li ha venduti si rendeva conto di piazzare un potenziale rifiuto in riva al mare? Quei sacchi di plastica rinforzata che si biodegradano in centinaia/migliaia di anni chi li recuperarà? Saranno recuperati tutti o abbandonati lì a futura memoria?

Una cosa è certa: gli operatori turistici sono stati abbandonati da tempo a se stessi, e nell’abbandono purtroppo si commettono anche errori. Le barriere soffolte sono davvero utili? Sono state realizzate al meglio? Quando si affronterà seriamente ed imparzialmente il problema delle ricadute ambientali dei porti turistici?

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.

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