C’è un interessante resoconto stenografico della Commissione d’inchiesta sui rifiuti che prova per l’ennesima volta come il sistema dei controlli sanitari prima della messa in commercio/produzione di un prodotto non venissero effettuati con la dovuta completezza in anticipo e del danno, a spese di tutti, ci si accorge a fatto compiuto. Ad essere ascoltati i dirigenti/tecnici ArpaCal ( Arpa Calabria ), passati alla ribalta negli ultimi anni anche grazie ai servizi delle IENE.

Parte MARIA FRANCESCA GATTO, Commissario straordinario dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria. “Nei siti contaminati nell’area del SIN di Crotone ricadono anche alcuni siti interessati dall’inchiesta denominata Black mountains, i famosi CIC, Conglomerato idraulico catalizzato...omissis…nel corso dell’attività sul campo sono state eseguite da personale tecnico della ditta incaricata dal comune di Crotone misure radiometriche campali.” Sulle quali relaziona il fisico SALVATORE PROCOPIO, tecnico dell’ARPA Calabria. “…nell’area industriale e su tutto il territorio crotonese sono stati utilizzati materiali di risulta, residui, il dibattito verteva sulle due ipotesi tra residui o rifiuti, ma a noi tecnici questo non interessa, il punto è che sono stati impiegati in opere civili. Oltre al manganese, ai solfati, ai metalli pesanti che scopriamo quotidianamente, non ultima una recente attività che il dipartimento di Catanzaro e Crotone ha effettuato sul territorio ed è stata trovata questa contaminazione da materiali contenenti valori di radioattività più alti.
Continua Procopio: “Questa è l’origine di questi residui di lavorazioni, nel senso che le produzioni industriali che insistevano sul territorio sono quelle del fosforo elementare, di acido fosforico per via umida e di acido fosforico per via termica. Il materiale di partenza conteneva uranio, che è prodotto naturale, ma sull’aggettivo «naturale» si è spesso confusa la partita sulla esposizione dei lavoratori e della popolazione. Sono noti a tutti gli effetti delle radiazioni ionizzanti, quindi anche della radioattività naturale, che è prevista anche dalla norma (il 241 la classifica già dal 2001). Solo per dare un elemento di valutazione, Syndial, che si occupa specificatamente dell’area interessata, fino al 2010 non aveva istituito nemmeno un servizio di radioprotezione per i lavoratori. Abbiamo scoperto da un’indagine molto recente, che è stata oggetto anche di pubblicazioni scientifiche, che questo materiale, poiché contiene uranio, quindi la catena del radio 226, aumenta anche la produzione di radon all’interno delle abitazioni, proprio perché si schermano alcune radiazioni, ma non si scherma il radon che è gas inerte, quindi può facilmente esalare. … una su tutte è stata la scuola San Francesco, dove abbiamo trovato metasilicati contenenti NORM ( radioattività naturale superiore al fondo consentito – ndr ) nel pavimento della scuola, che è stata chiusa e messa in sicurezza.”

Sintetizzando il resoconto, quindi il CIC, materiale resistente e a buon mercato, è stato utilizzato anche nella costruzioni delle scuole, oltre che per opere pubbliche (stradali), probabilmente anche per l’edilizia privata. L’Arpacal denuncia sottodimensionamento di mezzi e risorse, quindi personale, ( come Arpab ) e afferma che il censimento sulla presenza del CIC non è realizzabile al momento perchè mancano le risorse ed il lavoro si presenta troppo vasto, unica via per trovarlo sarebbe misurare il radon.
La GATTO continua: “A questo proposito desidero comunicare che per questa problematica è in itinere l’installazione di un osservatorio operativo (abbiamo già cominciato ad operare) nel dipartimento di Crotone per la misura della radioattività naturale, proprio in considerazione del fatto che la contaminazione accertata nel territorio crotonese è prevalentemente da NORM.
In seguito l’on. ALBERTO ZOLEZZI del 5 stelle, membro della commissione rifiuti chiede ai dipendenti Arpacal. “…un commento aggiuntivo riguarda le radiazioni pericolose; ci avete fatto una descrizione puntuale, però vorrei capire se in questo momento possa esserci qualche pericolo per la popolazione e se siano stati fatti controlli anche agli impianti di gestione dei rifiuti dell’imprenditore Tonino Gatto, fratello dall’attuale Commissario. Grazie“. La Gatto replica che:”…per il resto non so se fosse provocatoria, ma non sono a conoscenza delle attività di mio fratello: rispondo delle mie….”
Quindi il commissario Arpacal ha il fratello attivo nei rifiuti, e non solo vi sono incroci che portano i soliti personaggi ad arrivare anche all’ufficio intercettazioni di una procura calabrese. E’ palese che i monitoraggi ambientali siano terra di nessuno, lasciati in pasto a conflitti d’interesse e mancanza di prevenzione. Ma in Basilicata quanto CIC è stato usato?