Nel luglio 2016 riprendiamo i lavori ambientali del laboratorio C.A.D.A. snc ( di Filippo Giglio & C. – Menfi, Agrigento) all’interno della recinzione Enea-Itrec di Trisaia: senza proferire parola gli operai appena ci vedono armati di videocamera e rilevatore gamma smobilitano tutti i mezzi ed abbandonano i lavori.

Il tutto e’ durato 15 minuti circa, un vero e proprio blitz: da un lato due membri dell’associazione Cova Contro “armati” di rilevatore di radioattività e videocamera, dall’altro una decina di operai con: automobili, pickup, bobcat, e camion con tanto di trivella e motore per l’aspirazione dell’acqua di falda, e tra le due fazioni la recinzione metallica dell’Itrec di Trisaia. Solitamente in queste occasioni perfetti sconosciuti si avvicinano con le solite domande: chi siete? cosa fate? perchè siete qui? Invece con l’azienda siciliana niente di tutto ciò, mutismo assoluto da parte di tutti loro, solo occhi puntati su di noi e cenni d’intesa netti e furtivi che si scambiano tra loro gli addetti al cantiere; con una sincronia olimpionica, nel giro di un quarto d’ora viene smontato tutto, incluso il motore d’aspirazione dell’acqua di falda e la relativa trivella con tanto di mobilitazione del mezzo pesante e tutti, uomini e mezzi, dopo averci fissato a turno, spariscono dietro ignoti ammassi di terreno, a centinaia di metri da noi: terreni dei quali non si conosce la natura.

Da un anno stiamo chiedendo a Regione Basilicata e Sogin i certificati antimafia delle aziende che lavorano con il nucleare lucano, ad oggi la loro risposta continua ad essere il silenzio mentre noi tutto questo materiale, memori della pesante lettera dell’ex a.d. Casale, lo stiamo raccogliendo ed inviando alle autorità di controllo nella certezza che le accuse rilasciate da Casale mesi fa interessino forse anche il sito della Trisaia e i relativi lavori in corso.

Abbiamo scritto alla Cada snc il 7 settembre per chiedere il motivo del loro atteggiamento assai sospetto, il motivo per il quale scappare ed interrompere i lavori ambientali se tutto ciò è autorizzato? Anzi a questo punto la domanda è: ma tutto ciò che abbiamo visto era legale? Se si, perchè scappare con tutti i mezzi dinanzi a due estranei che al di là della recinzione riprendevano? Deve essere questa la trasparenza di un’azienda sconosciuta ai lucani che sta studiando la contaminazione di falda nell’area Itrec con sondaggi che si stanno spingendo probabilmente, desumendo dai mezzi impiegati, a ben oltre i 15 mt di profondità? Perchè su queste situazioni nessuno si prende la responsabilità di dire come al solito che è: tutto a posto?

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.