Sulle bonifiche dei SIN lucani la magistratura continua a guardare e le omissioni sono macroscopiche

Con delibera n.3153 del 30.12.2004 la Giunta Regionale della  Basilicata approvò il progetto  esecutivo di “Caratterizzazione  Geochimica dei Siti Inquinati di Interesse Nazionale di Tito e della Val Basento, finalizzata agli interventi di messa in Sicurezza e di Bonifica” in particolare, stando alla relazione allegata sotto, e redatta da: Metapontum Agrobios, Arpab e Dipartimento Ambiente, tale indagine sarebbe servita per distinguere le caratteristiche naturali dell’ambiente a fronte di una presenza di inquinanti antropici, ma da allora tutto è rimasto grosso modo inalterato, infatti gli enti, ISPRA inclusa, stanno ancora stabilendo il punto zero per le falde ( dei suoli non se ne parla ancora dopo 15 di analisi ) e intanto fiumi di soldi confluiscono da anni per non arrivare a stabilire la verità.

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contaminazione da mercurio in Val Basento a 5 mt di profondità

Dalle carte, sotto allegate in parte visto che la documentazione è vastissima, emergono diversi “buchi” nella storia delle indagini pre-bonifiche ( le caratterizzazioni ) infatti in Val Basento pare che i carotaggi più profondi effettuati si fermino a 15 mt di profondità mentre a Tito raggiungono i 23: come mai in Val Basento, nonostante le prescrizioni ministeriali passate, non sono disponibili informazioni precise su carotaggi profondi? Lo chiesi ad Achille Palma e ad Arpab due anni fa, e ad oggi ancora nessuna risposta.

 

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area Mythen – contaminazione da mercurio ad 1 mt di profondità

Eppure già prima del 2007, Agrobios aveva rinvenuto ( foto allegate ) estese contaminazioni da metalli pesanti anche tra i 5 ed i 15 mt di profondità in aree demaniali, fluviali e pascolative ( ma questo non lo dicono ) ed affianco ad aree agricole, e si è permesso grazie a decennali rinvii nelle bonifiche, di permettere la migrazione di questi inquinanti sia in profondità e sia nella catena alimentare. Per esempio a Tito Scalo, l’area industriale pesantemente contaminata da sostanze cancerogene e radioattive, è circondata da terreni agricoli come dimostrato nella foto sottostante prelevata a p.158 del sotto-allegato rapporto Agrobios

 

I circoli rossi indicano i campioni selezionati come rappresentativi delle aree “verdi”: praticamente i suoli agricoli volti a coltivazioni alimentari valutati come aree residenziali
I circoli rossi indicano i campioni selezionati come rappresentativi delle aree “verdi”: praticamente i suoli agricoli volti a coltivazioni alimentari valutati come aree residenziali

Su Tito, l’Agrobios diceva nel 2006 ,che “è difficile capire la contaminazione dei suoli” e per le falde all’epoca parlavano solo di: ferro, alluminio e manganese mentre la storia dei verbali delle conferenze di servizi ci dirà dopo ben altro – quindi l’Arpab avrebbe violato sin dalla fondazione il DM 471/1999, ossia il decreto che prima del dlgs152/06 regolava le indagini ambientali e le bonifiche, omettendo di ricercare una serie di sostanze tossiche. Per la Val Basento nel medesimo rapporto Agrobios scrive che: “Tra le sostanze che più frequentemente vengono ritrovate e che maggiormente contribuiscono alla degradazione qualitativa dei suoli è da annoverare il mercurio, la cui presenza in aree agricole è attribuibile ad abbandono di rifiuti contenenti questo elemento chimico tossico.” Rifiuti abbandonati che ad oggi stanno ancora lì, affianco ad aree agricole e vicino il fiume Basento.

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contaminazione da mercurio a 15 mt di profondità in Val Basento

Questo fino al 2006, ma facendo un balzo agli ultimi verbali delle conferenze di servizi per i SIN lucani, per esempio quello del 16 maggio 2016, si legge come ancora non esistano i valori di fondo dei SIN ( ossia la mappatura geochimica suddetta e risalente al 2004 ), ma Ispra suppone che proprio la contaminazione da alifatici clorurati renda mobili: ferro manganese e solfati che dai terreni migrano verso le falde, escludendo però, secondo l’ISPRA, quelle aziende che avrebbero potuto produrre queste sostanze. Infatti ancora ad oggi agli enti non è chiaro l’effetto e la storia del ciclo produttivo di tutte le aziende avvicendatesi nei SIN! Dopo 13 anni dalla prima delibera, e nonostante si sia aggiunta l’Ispra nelle indagini ambientali, siamo ancora fermi al 2004, dopo migliaia di analisi, alle quali dovrebbero ancora contribuire aziende che da anni non comunicano al ministero dati aggiornati sull’andamento dell’inquinamento nelle rispettive proprietà. Un dedalo che appare costruito per eludere la legge e perseguire fini altri.

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contaminazione da mercurio in Val Basento tra 1 e 5 mt di profondità, nell’alveo di piena del Basento

Nonostante indagini lacunose, alcune aziende sono state già estromesse negli anni dalle procedure di bonifica, perchè risultate non più contaminate: siamo basiti di come nonostante la mancanza di conoscenze complete e terze sul reale stato di salute e conformazione delle falde da Salandra Scalo a Pisticci Scalo, si prenda la responsabilità di escludere aziende che in regime di autocontrollo autocertificano il loro stato ambientale, premesso che in Val Basento come a Tito, nelle falde non è mai stata ricercata la radioattività in maniera estesa e continuativa, come nei suoli diossine e PCB.

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contaminazione da rame a 15 mt di profondità – val Basento

A Ferrandina nonostante i proclami di Aldo Berlinguer e Marcello Pittella, alcuni stabilimenti come la ex Liquichimica di Ferrandina, al 2016 non aveva ancora il numero idoneo di piezometri per conoscere lo stato delle falde ( ne mancano 28 ) e se questo accade a monte a Ferrandina, come si possono escludere a Pisticci ulteriori rischi di contaminazione proveniente da Ferrandina mezzo falda? Le contaminazioni da diverse sostanze, anche cancerogene, non solo permangono all’interno del diaframma della Syndial ma anche all’esterno ( quindi il diaframma di tenuta degli inquinanti di falda, non le ha contenute sempre – ndr ) e delle aziende vicine al diaframma, ossia: Mythen, Centro Logistico Intermodale, Soldo e Someco, tre non comunicano dati ambientali al ministero, e i terreni della Soldo pare siano stati acquistati dalla Liquichimica.

 

A Tito Scalo invece nei suoli della ex azienda agricola Verrastro, oltre ai soliti e pesanti problemi in falda, nei suoli sono stati riscontrati superamenti anche per diossine e furani pare dovuti alla combustione di rifiuti vegetali riporta il ministero. Idem nel’area Ageco, ove continua il rischio di inalazione in spazi chiusi, per le sostanze volatili provenienti dalla falda e dai suoli, analogamente all’area della locale ex- Liquichimica. Il ministero ha avvallato la proposta di realizzare in situ un impianto TAF, che tratti sul posto le acque di falda inquinate, provvedimento giustificato dalla gravità dell’inquinamento.

il SIN di Tito Scalo ad oggi - sempre circondato sa suoli agricoli
il SIN di Tito Scalo ad oggi – sempre circondato sa suoli agricoli

E poi c’è l’intervento CBMT 07 – che riguarda i suoli pubblici ed agricoli colpiti da inquinamento indotto in Val Basento. Su questo intervento sono pochissime le informazioni disponibili ( ma che abbiamo richiesto ) e si parla nei verbali del 2016, delle prime indagini che risalgono al 2003, all’epoca 600 campioni di suolo, e nel 2015 eseguiti ulteriori 36 sondaggi, per costi ad oggi ignoti nel dettaglio.

L’ISS di Roma ha svolto per queste aree l’analisi del rischio senza tener conto delle falde ma solo per i suoli, nei quali sono stati rivenute contaminazioni superficiali e profonde per: idrocarburi, mercurio, ipa, zinco, pcb, clorometano, triclorometano, toluene, arsenico, rame, e piombo – ma nei verbali non sono allegate: nè foto, nè analisi, nè riferimenti catastali, nè dati sulla profondità delle contaminazioni; semplice intuirne il motivo, infatti basta un colpo d’occhio con Google Maps per vedere quanti ettari ad uso agricolo ricadano a ridosso e a valle del SIN della Val Basento ed immaginare le ulteriori conseguenze economiche.

coltivazione di ortaggi vicino un centro di trattamento reflui lucano - 2015
coltivazione di ortaggi vicino Tecnoparco – 2015

La Regione, ed anche su questo stiamo indagando, chiede in un verbale del 2016 “la chiusura del procedimento per queste aeree agricole ” ossia non è chiaro se per estrometterle dalle bonifiche o per non approfondire le indagini ambientali, ma l’Iss chiede di rivalutare la situazione nella sua complessità e di valutare i terreni ad uso effettivamente agricolo come recettori specifici e non come suoli industriali o residenziali, facendo rientrare nell’indagine le falde inizialmente estromesse. L’unico dato che si evince è che si parla di asportare dai suoli agricoli inquinati 43500 mc di terreno.

Le storie dei SIN lucani dovrebbe rientrare nel manuale degli ecoreati autorizzati, e pensare che nei SIN molti inquinanti, dalle diossine ai radionuclidi, non sono stati debitamente ricercati, per non parlare dell’aver ignorato ad oggi catena alimentare, fauna e flora locale per finire alle persone.

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l’ex- assessore regionale all’agricoltura e funzionario UE, Michele Ottati – fonte Melandronews

Ottati, ex assessore regionale, ha denunciato pubblicamente la presenza di 1400 ettari inquinati da Tecnoparco in Val Basento, ma di questi video e foto non se ne sa nulla, nè della loro notifica alle magistratura – a questa mezza omertà si associa quella degli agricoltori che invece di far fronte comune con i cittadini, che quei prodotti li mangiano, elemosinano alla politica finanziamenti europei per il no-food e nell’attesa continuano a coltivare o pascolare in quelle aree senza chiedere pubblicamente un sostegno economico regionale proprio per tutti gli agricoltori che hanno perso il reddito per inquinamento indotto.

Noi siamo a disposizione per quegli agricoltori che hanno scelto davvero il diritto alla salute ed alla verità come diritto predominante rispetto al resto. Ma chi ha permesso la restituzione agli usi agricoli di terreni contaminati? Chi invece non ha indagato e tutelato quei terreni inquinatisi successivamente? Chi ha permesso la commercializzazione di alimenti inquinati? Perchè dopo 15 anni di conferenze ed analisi a metà ancora non si sa dove finiscano le falde inquinate dei SIN?

 

 

 

 

 

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.