locandina montemurro

Ad oltre una settimana dal convegno possiamo dire che la quasi totalità della stampa cartacea lucana ci ha ignorato, anzi qualcuno voleva confezionare la notizia telefonicamente. La gente del posto invece preferiva stare fuori al bar, meglio non immischiarsi in questi “convegni”, del resto la mentalità mafiosa che denunciamo si vede proprio in questi atteggiamenti di ordinaria e connivente omertà, ma nonostante tutto la partecipazione attiva e numerosa c’è stata, soprattutto dai comuni limitrofi o da quelli meno inquinati dai soldi del petrolio.

Dopo l’introduzione del CAD sociale, co-organizzatore dell’evento, la Prof.ssa Albina Colella ha incentrato il suo intervento rigettando e confutando punto per punto la consulenza del Prof. Bacci, sottolineando che dal lato Eni, nonostante l’impegno profuso nel rigettare e screditare l’ ipotesi della Colella nessuno, Eni inclusa, ha presentato una teoria-spiegazione dettagliata ed oggettiva, alternativa a quella della Colella, per spiegare l’origine delle acque inquinate di Contrada Larossa: per giustificare la presenza di fenoli, fosfati, TDS, sodio e metalli pesanti nelle sorgenti. La Colella per risposta ha ricevuto una richiesta di risarcimento danni, ma la scienziata ha rilanciato, anticipando gli esiti delle nuove analisi svolte, e raccontando del rinvenimento di altre tracce antropiche, quali i tensioattivi, nelle medesime acque.

Il Consigliere Comunale Antonio Santomartino ha, invece, denunciato le difficoltà che si stanno riscontrando nell’accedere alla sorgente comunale per effettuare le contro-analisi richieste, nonché l’ipocrisia dell’amministrazione Di Leo che, nonostante nell’ultimo anno sia stata stimolata in ogni modo a fare qualcosa, solo oggi si schiera con la magistratura. Ancora oggi, per altro, chi da anni denuncia e propone interventi costruttivi, si trova isolato e querelato dalla medesima giunta. Ancora, è insostenibile la pesante ingerenza delle royalties nei bilanci comunali: senza di queste, si andrebbe in dissesto finanziario, praticamente la dipendenza dal petrolio è stata indotta ad arte per renderci schiavi di un sistema economico che non vuole controlli liberi e seri. Assurdo, per altro, è leggere sui giornali vicini alla giunta che questa vorrebbe costituirsi parte civile adesso (tra l’altro, contro se stessa?), nonostante il rifiuto precedentemente opposto alle richieste che provenivano in tal senso proprio dall’opposizione.

Il Dott. Farina dell’ISDE Basilicata ha, invece, ripercorso la storia delle contaminazioni dell’area di Costa Molina 2, rilevate da Arpab e non solo, evidenziando l’incuria e l’abbandono nel quale sono lasciate queste questioni, denunciando altresì il danno erariale rappresentato dai soldi pubblici spesi per non avere analisi né da Arpab né dalle aziende sanitarie: quest’ultime in sede di conferenza di servizi non hanno mai nulla da eccepire, nonostante gli evidenti rischi sanitari. Tenuta nascosta è la contaminazione della catena alimentare, come offensive suonano le parole di Descalzi che elogia le “best practices” di Eni, praticamente i maggiori inquinatori ci dicono che non inquinano, parola loro!

Il Dott. Santoriello di COVA Contro ha riaffermato l’attualità del modello Schiavone anche  e soprattutto in Basilicata, ossia le collusione tra Stato, anti-Stato e lobby unite nei mancati controlli e nelle mancante condanne/indagini. Le analisi o le potenziali analisi pubbliche usate come contropartita per logiche clientelari, la magistratura che non ha mezzi, ed in alcuni casi volontà, per reggere il confronto con la sofisticazione dei reati ambientali. L’inaffidabilità dei sistemi di certificazione antimafia e delle relative interdizioni prefettizie. Il connubio tra mafia e petrolio deve rimanere tabù per il Sistema Basilicata ma non per i liberi cittadini.

I video del convegno:




… e mentre professionisti autofinanziati parlavano di ambiente, salute ed eco-mafie, la gente preferiva stare così a pochi metri di distanza dalla sala del convegno …

meglio il bar del convegno
meglio il bar del convegno

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.