L’immagine è solo di qualche giorno fa, una tragedia di grandi proporzioni è stata nuovamente sfiorata nelle acque del Golfo del Messico. Alle ore 5.15 (locale) del 2 luglio, una forte esplosione ed un incendio divampano dal gasdotto sottomarino, vicinissimo ad una piattaforma, la Ku-Charly, della Società Pemex – nel campo petrolifero di Ku-Maloob-Zaap. Ma alle 10.30 (ora locale), la Pemex comunica che l’incendio è stato domato.

Questa parte del mondo, come è facilmente comprensibile vista la massiccia presenza di piattaforme e gasdotti, è sottoposta da tempo a disastri ambientali grazie proprio allo sfruttamento petrolifero. Il nutrito elenco dei disastri avvenuti sin dal 2010, viene continuamente documentato e l’elenco aggiornato grazie all’opera di Greenpeace. Ancora una volta dobbiamo sottolineare, dopo aver documentato una serie di impatti sottaciuti dall’Alaska ad Israele, passando dall’Adriatico ad Augusta, che nulla cambia circa la non corretta informazione sulle posizioni dei disastri/fuoriuscite di petrolio e l’entità dei danni. Tutto viene comunicato sempre con la sapiente maestria della rassicurazione che, in special modo in questo periodo di pandemia, ci viene propinata dalle istituzioni di turno. Il questo caso la società petrolifera, come nell’immagine di seguito presentata, divulga immediatamente le rassicuranti informazioni di prassi; fermo restando il non comunicare il posizionamento dell’incendio.

ll golfo del Messico non è nuovo a questi disastri, con “soli 4 morti e 300 evacuati” nel 2015 si chiudeva l’anno di lavoro della stessa Società Pemex. A seguire immagini del 2015:

Immagine satellitare dell’incendio del 04/05/2015 tratta dalla pagina:
https://www.intelligence-airbusds.com/en/5751-image-gallery-details?img=3606

Come sopra citato, l’informazione della posizione di questi disastri, in questo momento storico in cui le tecnologie satellitari civili ci permettono da tempo di poter vedere e distinguere nettamente la targa di un’auto, nel caso specifico, non sono più disponibili. Le immagini che seguono, proprio inerenti a questo specifico evento, illustrano questa inedita forma di informazione geografica del posizionamento degli avvenimenti, ove leggendo diverse testate italiane ed estere:

Risulta evidente che, comprendere esattamente le coordinate di dove sia avvenuto l’incendio, e quindi esperire le consuete attività di intelligence, è un dato che qualcuno ritiene di dover mantenere segreto o trascurabile. Quello che sicuramente è dato a sapere è che, come ormai dimostrato da tempo Cova Contro, che se non ci si ferma ai dati ufficiali ma si hanno i mezzi per approfondirli, puntualmente la realtà derivante cambia. Il giorno dell’incendio, ossia il 2 luglio, nessun satellite della famiglia Copernicus ad alta definizione, sia esso attivo (Sentinel-1) o passivo (Sentinel-2), sono transitati nell’area. C’è da sottolineare che le condizioni meteorologiche, come si evince dall’immagine che segue del satellite Sentinel-3, erano proibitive.

le nuvole sull’area viste da Sentinel 3

Il giorno precedente l’incendio, ossia l’1 luglio, attraverso Sentinel-1, registriamo la netta presenza di uno sversamento di petrolio che risulta essere nelle vicinanze di un gruppo di piattaforme offshore della Pemex.

L’immagine che segue è il frutto delle elaborazioni del dato del Satellite Sentinel-1 relativa al passaggio nell’area del giorno seguente l’incendio, ossia il giorno 3 luglio.

Le nostre osservazioni sull’analisi dei dati SAR del satellite Sentinel-1 del 3 luglio 2021.

L’immagine sopra riportata è l’unione (merge) di due dati satellitari. La porzione del Golfo del Messico è coincidente a quanto indicato nella figura B dell’articolo n. 5. I transetti in rosso evidenziano le porzioni del Golfo in cui sono stati estratti i relativi profile plot. I profili permettono di evidenziare che, il giorno 3 luglio, nelle acque in cui è avvenuto l’incendio, prontamente domato, come ci riporta la Società petrolifera Pemex, c’è una massiccia e diffusa presenza di sostanze oleose per circa 500 kmq. Le dichiarazioni di Angel Carrizales, direttore dell’ente messicano per la sicurezza del petrolio, che ha scritto su Twitter che l’incidente “non ha causato alcuna fuoriuscita”, sono false come dimostra il satellite. La ricerca sull’area potrebbe continuare, fermo restando che l’estensione delle sostanze oleose censite e presenti a sole 24 ore dall’incidente dovrebbe permettere quantomeno di lanciare un allarme e favorire ulteriori ed approfondite analisi e ricerche sulle coste e sul pescato dell’area. Cova Contro è disponibile a proseguire le indagini sull’evento.