La seconda volta non può essere negligenza, c’è la volontà da parte del Quotidiano del Sud (Leo Amato la firma monca che non compare mai in chiaro) a sminuire quanto pubblicato sul Pertusillo il 28 dicembre su MDPI.
La prima notizia fuorviante uscì poco tempo fa con questo titolo, il contenuto dell’articolo era difforme sia dal titolo che dal contenuto della pubblicazione scientifica, era il 10 gennaio:


Il 10 gennaio Leo Amato stravolse il contenuto dello studio a tal punto che noi segnalammo la cosa agli autori i quali prontamente emanarono un comunicato di sintesi che sconfessava quanto scritto dal Quotidiano. Ieri “Amato & Oil Company” sono usciti con una nuova storpiatura del significato dell’articolo di MDPI dando per giunta anche grande spazio sempre e solo ad ENI…quindi buona la seconda, a parlare è sempre il controllato lo stesso che compra spazi pubblicitari sul medesimo giornale, spazi presi con introiti ad oggi mai pubblicati. L’articolo scientifico dice che nel Pertusillo con le alghe c’erano gli idrocarburi, ieri il Quotidiano invece continuava a dire che lo studio non cercava il petrolio e difatti ENI conferma la falsa lettura del giornale…un indecente gioco di sponda. Riprendiamo quanto riportato nel recente comunicato degli autori:

Gli autori dicono che vi sono diversi eventi noti di inquinamento da idrocarburi ma al Quotidiano forse conviene capire male. E lo studio difatti scrive che nell’invaso con le alghe vi erano idrocarburi. Non stupisce se dallo stesso giornale ENI e Fondazione Mattei/Confindustria in questi anni abbiano pescato giornalisti diventati il loro ufficio stampa/consulenti/prestatori d’opera, i casi di Serino e Labanca per esempio, ma anche degli opinionisti come Di Consoli. Vista la diffusa cecità riprendiamo di seguito anche due passaggi dello studio in questione. Dà fastidio al Sistema Basilicata che scienziati esterni abbiano dato ragione a chi denunciava, del resto in Basilicata a trovare le notizie più scomode ed inedite sono i cittadini mica i giornalisti. Il Quotidiano prima di scrivere di petrolio dovrebbe dichiarare di essere in conflitto di interessi e pubblicare quanti soldi ha preso sino ad oggi per la pubblicità di Eni Total e Shell, allora e solo allora saranno un pò più credibili. Capiamo l’importanza di non dar fastidio allo sponsor ma un giornale non può negare le evidenze in questo modo, il tutto getta ombre ben più scure del petrolio sulla loro informazione. Cogliamo l’occasione per ribadire che le parole di Eni sulla fuoriuscita di petrolio dal COVA non sono credibili per innumerevoli ragioni ed opportunità e che la Regione Basilicata ed Arpab si sono sempre rifiutate di ricostruire la modellistica della perdita usando traccianti atossici, come da noi proposto, metodica che avrebbe tolto ogni dubbio sulla logicità del flusso idrologico sotterraneo locale che dalla zona industriale scorre naturalmente verso il Pertusillo, per noi di Cova Contro parte di quella perdita, deve per logica ed idrogeologia, essere finita anche indirettamente nel bacino dell’Agri/Pertusillo ma le autorità locali come al solito si sono rifiutate di ricostruire al meglio la dinamica dell’inquinamento, del resto le royalties vengono da sempre prima di tutto.


Leo Amato non spiega come avrebbe frenato l’ISS: lo studio è pubblico e parla di idrocarburi nell’acqua del Pertusillo, quindi la frenata dove sta? L’ISS da Roma ha fatto quello che CNR,ASI, ENEA ed Unibas potevano fare da lustri invece per la ricerca locale meglio tacere. E’ il secondo titolo/articolo completamente avulso dal contenuto e dalle implicazioni del saggio, forse il vero freno è quello della compagnia petrolifera verso il giornale chiamato a fare negazionismo professionistico, un negazionismo che per fortuna si dequalifica da solo e velocemente. In Basilicata l’ordine di scuderia è uno: avanti con le estrazioni a qualsiasi costo e disinformazione verso chi lancia allarmi e dati contrari all’imperativo estrattivista.