Grazie al libro di Salvatore Ciocca e Lucia Sammartino abbiamo capito che alcuni rifiuti petroliferi lucani presero la via del Molise decenni or sono, località Cermaggiore, qui la Montedison reiniettava sottoterra gli scarti dell’estrazione petrolifera almeno dalla seconda metà degli anni ’60 sicuramente… e poi chissà! Fenomeni ufficialmente noti di risalita di rifiuti liquidi non ne sono stati ancora documentati nella zona tuttavia nei suoli superficiali della zona (su quelli profondi non esistono analisi) sono ufficiali contaminazioni da benzene e diclorometano.
Si scrive Montedison ma si legge pericolo: fu proprio la Monteco, braccio aziendale di Montedison, ad occuparsi del recupero e dello smaltimento, ignoto ad oggi, dei fusti delle navi dei veleni di rientro da Libano, Africa ed America del Sud. Andrea Palladino ha ben descritto questa rete di brokeraggio governativo internazionale che offriva a tutte le grandi industrie vie economiche per smaltire illecitamente i loro peggiori rifiuti e quindi perché armare una nave se vi sono lande desolate sull’italica terraferma? Siamo andati con i fondi di Cova Contro a Cercemaggiore in provincia di Campobasso, per seguire l’impronta dei rifiuti lucani e quella che era una radura inabitata ci ha riservato un colpo di scena: una recinzione di svariate centinaia di metri con affissi i cartelli di PERICOLO CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA. Sotto la carrellata di alcune foto scattate da terra e dal drone.
A bordo strada il fondo naturale segnalato dal nostro misuratore oscillava tra 0,100 e 0,150 microSv/h ma in un’area ben delineata della recinzione, quella più a valle del sito, potenziale linea di scolo delle acque, i valori erano stabili a 0,300 con punte anche di 0,346, quinti il triplo. La notizia non è la sola misurazione esterna alla recinzione ma quello che non è pubblico né sulla storia della recinzione stessa, men che meno sul pericolo al suo interno. Infatti l’interdizione al luogo è arrivata solo nel 2019 dopo che le attività minerarie sono state smantellate da decenni, tutto sparito in superficie, tutto ignoto sotto. Un sito con una storia importante ma piena di vuoti.
Ufficialmente la contaminazione radioattiva sarebbe causata da radionuclidi naturali (torio 232 e piombo 212) notoriamente presenti nelle acque di scarto petrolifere ma anche emettitori gamma, quindi le radiazioni più perforanti. Le analisi di Ispra ed Arpa Molise sono state assolutamente superficiali in questi anni e carenti anche le prescrizioni in materia di contenimento della contaminazione ed eventuale passaggio alla catena alimentare locale. Non indicato l’impegno di spesa o le motivazioni tecniche che hanno portato a stabilire l’estensione della recinzione, mancano le precauzioni per chi vive o coltiva nella zona (infatti l’area interdetta causa radioattività è coltivata all’esterno della recinzione), nè è chiaro se vi sia in corso una bonifica che comunque sarebbe obbligatoria … le domande sono davvero centinaia e non per mera retorica.

Grazia all’appoggio di alcuni valenti molisani Cova Contro avanzerà richieste e proposte perché il problema di Cercemaggiore è anche quello della Basilicata, vale a dire il mancato controllo sui flussi dei rifiuti industriali ed il pessimo contrasto alla loro pericolosità. A differenza di Edison da sempre latitante sulla vicenda Cercemaggiore, alcuni cittadini non dimenticano e la storia di Cermaggiore non può finire tra omertà e censura. Fa riflettere come nell’attuale italietta in Molise si trovi il coraggio di affiggere cartelli sul rischio radioattivo, mentre in Basilicata a fronte di problematiche analoghe finanche presso un sito nucleare come la Trisaia, non esista un solo cartello che avverta il pubblico del pericolo nucleare, ultimo caso il centro di decontaminazione dell’ospedale di Policoro, ove sono stati ben attenti a non inserire in cartellonistica il simbolo della radioattività.
PS: la trasferta di tre giorni ha avuto dei costi, che rendiconteremo nel prossimo bilancio di dicembre, aiutateci a recuperare le spese cliccando qui https://covacontro.org/aiutaci/
Il sito di Cercemaggiore decenni fa:

La veduta aerea oggi: