sulla sinistra le vasche

Dai risultati del mese di ottobre 2022 raccolti dal laboratorio Life Analytics per conto di ENEA, emerge un quadro in miglioramento ma sempre molto preoccupante. Compaiono diverse pesanti contaminazioni da cromo esavalente e trielina (tricloroetilene, entrambi cancerogeni), oltre ad isolate contaminazioni per l’acqua sotterranea anche ad opera di: arsenico, ferro, manganese, solfati, boro, fluoruri.

Ciò che ci ha colpito è l’incompletezza delle analisi svolte: mancano intere categorie di solventi, idrocarburi totali, fenoli e simili, contaminanti emergenti, ammine, pcb/diossine ed altri composti già ritrovati in passato come il triclorofluorometano la cui presenza rimane ancora un mistero, ma viene dato ampio spazio ai pesticidi, per giunta alcuni obsoleti. Mancano sostanze previste per legge ma anche altre che sono raccomandabili o già censite nel sito. Analogo riscontro per la radioattività che non ci sembra essere capillarmente misurata come fatto invece per il lato chimico.

Il campione di “acqua ingresso impianto lato sinni” mostra da ottobre 2022 una contaminazione da cloroformio e tricloroetilene, composti cancerogeni. Nel piezometro PZA il tricloroetilene è oltre 400 volte la soglia di legge accompagnato dal dicloroetilene anch’esso cancerogeno, a 5 volte la soglia di legge; analogo problema nel piezometro sp33. Anche nel piezometro sp32 la somma dei cancerogeni organoalogenati è oltre venti volte la soglia di legge, nell’sp37 la sommatoria dei contaminanti organoalogenati arriva ad 859 mcg/l su un limite di 10 mcg/l, e sempre il solo tricoloroetilene da solo fa 768 su 859 mcg/l, superando di 500 volte la soglia di legge. Nell’acqua uscito impianto (si presume il depuratore ITAF) restano comunque tracce rilevabili di tutti i contaminanti principali dal cromo esavalente ai composti cancerogeni organoalogenati, per questo ulteriore motivo temendo un fattore di bioaccumulo di piccole quantità costanti nel tempo, uno scarico fluviale per giunta a ridosso di una zona protetta quale è la foce Sinni/Bosco Pantano sarebbe un dato inaccettabile da ogni punto di vista.

Manca una mappa georeferenziata aggiornata alle contaminazioni recentemente riscontrate perchè è vero il grosso della contaminazione è interna al sito, in apparente attenuazione in alcuni punti ma ci sono contaminazioni in falda fuori dal sito anche a ridosso della condotta di scarico a mare. Questo per la falde. Per i suoli la situazione è assai meno nota e prive ancora di spiegazioni tutti i punti trovati contaminati da metalli ed idrocarburi anche a diversi metri di profondità negli anni passati. Senza spiegazione ancora il tenore e la sorgente di tutti questi contaminanti di falda e suolo, sono passati 7 anni dalla prima denuncia di contaminazione ed ancora non esiste un responsabile od una fonte.

Non si comprende poi quale sia il progetto di chemical reduction in situ, in cosa esattamente consista e non si comprende la natura dell’urgenza dello scarico nel Sinni delle acque di falda depurate dall’impianto di trattamento ITAF. Viste le numerose lacune ed incomprensibilità delle indagini ambientali Enea/Sogin, a scopo precauzionale, nessuno scarico dovrebbe essere autorizzato nel Sinni né oggi né domani, visto che nessuno ancora parla di campionatori automatici, contatori di flusso e dati divulgati in tempo reale, figuriamoci di un verso censimento di quello che è sepolto nel perimetro.