
Nella terra del Grande Fratello mancano occhi puntati sugli affari dei petrolieri. Lo Stato della Louisiana è da tempo attraversato da tornado devastanti. Solo nel 2005 il tornado Katrina con 1.800 vittime e numerosi dispersi, provocò danni per 81,2 miliardi di dollari, diventando il più grave disastro naturale della storia degli Stati Uniti in termini economici. Il catastrofico fallimento della protezione contro le inondazioni a New Orleans ha portato a rivedere l’organigramma del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito, poiché questa agenzia era l’unica, per mandato del Congresso, ad avere la responsabilità della progettazione e della realizzazione del sistema di protezione.
Ma andiamo per ordine: quali informazioni abbiamo circa l’incidente e l’evoluzione dello stesso? L’articolo di oggi, 9 settembre, della collega della CNN Theresa Waldrop, con il contributo Melissa Alonso e Keith Allen, risulta essere colmo di particolari e testimonianze importanti ma anche intrigante e colmo di suspense. In breve è stata rinvenuta la vittima ma l’assassino è ancora latitante.
L’articolo inizia con: “Quando Talos Energy (Società Petrolifera e del gas operante nel Golfo del Messico) è stata informata di una fuoriuscita di petrolio al largo della costa della Louisiana dopo l’uragano Ida, ha inviato immediatamente una squadra di ispezione. I subacquei hanno trovato il tubo che perdeva domenica 5 settembre a Bay Marchand e lunedì 6 settembre la Talos ha messo una cupola di contenimento su di esso, la quale consente il recupero del rilascio e il trasferimento alle navi di superficie” del petrolio, ha detto Talos in un comunicato di martedì. Sempre la Talos dice che l’oleodotto individuato non è tra quelli di loro proprietà. E non dovrebbe essere una grande sorpresa, visto il numero di vecchi oleodotti e pozzi abbandonati nel Golfo del Messico, secondo Wilma Subra, chimico e consulente tecnico presso la Louisiana Environmental Action Network.
Secondo un rapporto del Government Accountability Office pubblicato quest’anno, “il Bureau of Safety and Environmental Enforcement ha permesso all’industria petrolifera e del gas offshore di lasciare il 97% delle condutture (18.000 miglia) sul fondo del mare quando non sono più in uso”, dagli anni ’60. “Le tubazioni possono contenere petrolio o gas se non adeguatamente pulite durante lo smantellamento”. L’ufficio “non dispone di un solido processo di supervisione per garantire l’integrità di circa 8.600 miglia di oleodotti e gasdotti offshore attivi situati sul fondo marino del Golfo del Messico”, né ha “un solido processo per affrontare i rischi ambientali e di sicurezza”. posto lasciando le condutture dismesse sul fondo del mare.”
Secondo il tenente John Edwards, i membri della US Coast Guard National (USCG) Strike Force che hanno sorvolato l’area di Bay Marchand domenica non hanno visto scarichi visibili di petrolio nell’area.”Quello che è stato osservato era una lucentezza arcobaleno irrecuperabile e dissipativa che era lunga circa 11 miglia”, ha detto Edwards in una e-mail alla CNN.
“Talos ha condotto sia ispezioni fisiche che scansioni mediante sonar sottomarino che hanno confermato che le risorse di Talos non erano la fonte o la causa del rilascio”, ha affermato la società. L’individuazione del responsabile sarà parte dell’indagine, ha affermato il sottufficiale della guardia costiera Gabriel Wisdom.
Nel frattempo, l’USCG ha affermato di “dare priorità” a circa 350 incidenti di fuoriuscita di petrolio “per ulteriori indagini da parte delle autorità statali, locali e federali” sulla scia dell’uragano Ida, che ha colpito la costa del Golfo come una potente tempesta di categoria 4.
Questi sono incidenti segnalati dal pubblico in generale e vanno da “segnalazione di inquinamento minore a potenzialmente notevole”, ha affermato Wisdom. Anche se potrebbero essere rapporti duplicati della stessa cosa, “in questo momento li trattiamo tutti individualmente” e saranno tutti ispezionati, ha detto.
In breve in vari punti della costa della Louisiana c’è uno sversamento di petrolio. La Società Talos Energy, proprietaria degli oleodotti, immediatamente, attraverso ispezioni fisiche (sub) oltre che scansioni col sonar sottomarino, individua il punto di cedimento e blocca la fuoriuscita di petrolio. Le autorità effettuano dei sorvoli nell’area ma non osservano scarichi, ma possono solo affermare che ciò che è stato osservato aveva solo una lucentezza iridescente irrecuperabile e dissipativa lunga circa 11 miglia.
Considerazioni. Come è possibile che gli USA non abbiano i mezzi per ricostruire questi incendenti? Inoltre, la dichiarazione del sottufficiale della guardia costiera Gabriel Wisdom: “…le segnalazioni degli incidenti sono effettuate dal pubblico in generale e vanno da “segnalazione di inquinamento minore a potenzialmente notevole”, lascia basiti.
E pensare che nel nostro Paese abbiamo il NOSE, che ricordiamo, è una Web App che consente ai cittadini di segnalare in tempo reale, in modalità anonima e georeferenziata, i miasmi avvertiti sul territorio e – in particolare – nelle Aree ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale (AERCA) della Sicilia, lustro del CNR e della Regione Siciliana.
I nostri dati. Cova Contro, come da consuetudine, effettua una analisi diacronica e sincronica dell’area, attraverso l’acquisizione e verifica delle informazioni provenienti dai vettori satellitari del Progetto Europeo Copernicus e scopre che:
– sono ben visibili e misurabili i vari punti ove ci sono sversamenti di petrolio;
– i numeri, come vedremo nelle immagini che seguono, sono ben diversi da quelli comunicati;
– sono ben visibili e misurabili forme di sversamento di navi/petroliere.
L’immagine che segue è un dato del satellite multispettrale di Sentine-2 acquisito 2 settembre 2021.

I particolari evidenziati nelle aree in rosso sono meglio visibili nelle immagini che seguono.


L’identificazione dello sversamento di petrolio è netto. Grazie all’elaborazione effettuata, che ha preso in considerazione le bande spettrali 12, 8 e 4, ciò che è stato osservato dall’operatore della Guardia Costiera della Louisiana, ossia classificata come “una lucentezza arcobaleno”, trattasi di iridescenza prodotta dal petrolio in acqua.
Inoltre, sono altrettanto nettamente identificabili gli sversamenti prodotti dalle navi/petroliere che transitavano in quello specchio di mare il giorno 2 settembre 2021 alle ore 16:39:39 ore locali. L’immagine che segue è un mosaico dei dati della stessa orbita SAR di Sentinel-1 acquisiti in giorno 3 settembre 2021.


Conclusioni.
Ancora una volta ci troviamo davanti ai favolosi sconti che vengono effettuati ai petrolieri dalle istituzioni di turno, quando si tratta di misurare o rilevare i danni provocati da sversamenti di petrolio. Il pronto sistema di segnalazioni di sversamenti in mare, ancora una volta non è a carico degli Stati, bensì dei cittadini. Di contro, le benemerite società petrolifere dispongono di mezzi e personale operativi e con strumentazioni all’avanguardia ma, come è comprensibile ma non giustificabile, minimizzano da sempre gli impatti e le responsabilità.
I conti non tornano quasi mai. I nostri dati dimostrano che in alcuni casi, “dettaglio A” del dato SAR del 3 settembre 2021, si parla di un’area di 1.770 kmq di sversamenti, mentre nel caso del dato di Sentinel-2 del 2 settembre 2021, parliamo di una lunghezza totale degli sversamenti di 77 km, ossia 41.5 miglia nautiche. Noi di Cova Contro continuiamo la nostra opera di ricerca della verità in funzione della lacunosa ricostruzione della stessa da parte di autorità pubbliche e stampa.