Ho avuto due volte l’onore di parlare di persona al ministro Costa. La prima volta a Laives mi fece solo annunci e promesse, usando il futuro ed il gerundio; la seconda, in un colloquio personale a Trento, venti minuti intensi, fitti ma “anomali”.

Si perchè Costa è stato informato su tutto anche da noi, mezzo mail ed in privato, abbiamo inviato di tutto: dalle notizie sulle perforazioni orizzontali agli oscuri archivi dell’Unmig chiusi al pubblico, dagli additivi usati dalle compagnie petrolifere ai conflitti d’interesse dei controllori, dalle incapacità degli enti di controllo alla mancata partecipazione popolare nei procedimenti decisori. A tutte le nostre osservazioni e proposte lui rispondeva dicendo che doveva parlare o con l’avvocato, o con l’ingegnere o con il dirigente…sembrava un mediatore più che un ministro. Ma se lui sa poco e si sta informando solo in questi mesi allora perchè vuole, come Rospi, accentrare l’AIA del Cova di Viggiano a Roma ?!

Riavvolgiamo il nastro. Costa non è nato ieri, ha servito come ufficiale anche in Basilicata attorno al 2009 eppure vuole che le associazioni locali lo informino con i fantomatici dossier. Molti non hanno gradito il suo salto in politica, io sono uno tra questi: Costa ha preso un ministero che non conta nulla ma che paga con la sua immagini le nefandezze politiche di questa nazione. In Campania intanto i problemi continuano e la sua Terra dei Fuochi, che lo ha portato alla ribalta nazionale, è ancora lì senza bonifiche anzi alcune discariche da lui “scoperchiate” stanno anche peggio di prima perchè svolti i soli scavi senza bonifiche, i rifiuti sottostanti hanno aumentato le esalazioni grazie al terreno smosso e così alcune reazioni chimiche sono state anche alimentare con aria nuova.

A Pisticci, nel 2018, il ministro Costa fu deludente nel suo incontro con le Mamme Libere e con Mediterraneo No Triv – Isde: non aveva studiato e non propose azioni concrete che subito il ministero o l’Ispra avrebbe potuto mettere in campo, come monitorare i sedimenti del Basento all’altezza dello scarico di Tecnoparco od opporsi al rinnovo AIA dello stesso. Per lui Tecnoparco non è un problema di competenza nazionale…peccato non sia così. Nonostante il ridicolo siparietto d’allora del sindaco Verri che entrava e usciva dall’ufficio occupato da Costa e dalle associazioni locali, tutto è drammaticamente rimasto come prima nel Metapontino, a parte la riserva marina protetta promossa dal Movimento 5 Stelle locale: difendiamo la lontra nel Basento ma Pisticci non ha ancora una fogna, la Val Basento è abbandonata a sè stessa ma istituiamo un’area marina protetta lì dove riversiamo le nostre fogne e le nostre idrovore?

La Daspo ambientale promessa da Costa non solo è di lontana attuazione ma Eni, come Total, continuano a bivaccare in regione come prima, altro che esilio per i corrotti. Hanno i certificati antimafia i rinviati a giudizio per traffico illecito di rifiuti, come Criscuolo, e allora prima della DASPO ambientale perchè non partiamo dall’ovvio e dall’esistente come la scarsa credibilità delle certificazioni antimafia ? Eni dovrebbe abbandonare la Basilicata secondo la daspo ambientale di Costa però il 5 stelle non ha mai pubblicamente sostenuto neanche la chiusura del COVA ! Non sono riusciti ancora neanche a dare ai cittadini il diritto ad accedere ai dati Unmig, azione a costo zero, ma vogliono fare la daspo ambientale ? E con quali strumenti legislativi? Non sono riusciti a cacciare i privati azeri del Tap e vorrebbero farci credere che vogliono cacciare la principale azienda a partecipazione pubblica con la quale fanno gli incontri riservati da anni?

Ispra viene usata come “braccio armato” da Costa: peccato che Ispra abbia i piedi in diverse scarpe, con accordi di intesa attivi con Syndial – ENI per esempio, la sua dirigenza è di nomina politica vedasi caso Bratti passato tra politica, borsa di studio ENI, commissioni d’inchiesta ed Ispra. Di essa non conosciamo lo stato e la funzionalità dei laboratori o la libertà della sua ricerca, ma dobbiamo comunque fidarci a detta di Costa che nella sua ingenuità sembra non venire dalla Terra dei Fuochi.

Offensivo l’atteggiamento di Costa: è venuto in Basilicata nelle aree estrattive a parlare di incendi boschivi e pochi giorni fa di economia green nei parchi, a Senise, ma evita di attuare la Convenzione di Aarhus o il diritto alla partecipazione popolare dalle conferenze di servizi come alle pubbliche inchieste sui rinnovi AIA per esempio.

E’ bello occuparsi di plastic-free, dissesto idrogeologico e di economia green, lì nemici potenti non te ne fai, sono tematiche ormai pubblicamente condivise: affrontasse i problemi della depurazione dei reflui industriali privi di campionatori automatici, o delle emissioni in aria controllate in tempo reale solo dagli inquinatori, o delle moderne tecnologie ( droni e satelliti ) che volutamente stentano a decollare nei controlli ambientali ordinari. Tecnoparco lavora come prima, idem Eni, ora partirà Total e Costa invece di preoccuparsi di Tempa Rossa va a Senise a parlare di finanziamenti a chi vuole fare soldi nei parchi. Noi moriamo, lui fa campagna elettorale. Si vanta di aver fermato le trivelle: magra consolazione, la battaglia è sull’esistente non sull’ipotetico.

Marfella anni fa chiedeva l’abrogazione del ministro dell’ambiente, e faceva bene, dovrebbe chiederla a maggior ragione oggi, con un ministro che garantisce l’immunità penale all’ILVA, che grida all’allarmismo sugli aumenti di diossina a Taranto, che ha co-imposto manu-militari il TAP, e che non fa nulla di concreto sulle estrazioni petrolifere in essere senza elencare le centinaia di carenze della legislazione ambientale, oltre l’ignobile vicenda dell’uso agricolo di fanghi carichi di idrocarburi.

Concordiamo con i genitori tarantini: caro Generale Sergio Costa torni ad indossare la divisa e completi il lavoro in Campania prima di occuparsi dei problemi altrui.