Continuiamo l’inchiesta sui monitoraggi della radioattività condotti da Arpab nel biennio 2012/13: i dubbi emersi dalla campagna 2011 ed esposti nell’articolo precedente intitolato “Radioattività coast to coast” non vengono dissipati nei bollettini successivi, anzi gemmano.
Radioattività a Pignola ed in generale aumento. Lo Iodio 131, radionuclide con tempi di decadimento di 8 giorni ma altamente letale per la tiroide anche ad anni di distanza dopo brevi esposizioni, continua ad essere alto nel Basento, in particolar modo, nel 2012, all’altezza di Pignola, in provincia di Potenza. Cosa inquina il Basento oltre la vicina area fosfogessi di Tito Scalo? C’è un’altra sorgente contaminante radioattiva? Nel 2012 le analisi dell’Arpab registrano degli aumenti di emissioni beta in aria (particolato atmosferico), ed aumenti di Cesio 137 e Iodio 131 nei campioni di latte e vegetali, così come fa capolino nelle analisi un nuovo radionuclide che non appare nel bollettino 2011, ossia il Trizio (H-3) che viene rilevato nei campioni di acqua potabile: il trizio si dimezza in 12 anni e durante la sua vita emette gas radioattivi nocivi; è utilizzato nei processi di fusione e fissione nucleare ed è presente nelle acque di raffreddamento dei reattori. In aumento più marcato la radioattività rinvenuta sui campioni di: molluschi marini, pesce, sedimenti marini, poseidonia oceanica e sabbia. Scrive Arpab che: “I livelli di concentrazione dei radionuclidi (e quindi anche del Cs-137) nei sedimenti marini hanno una variabilità intrinseca dovuta a diversi fattori, quali l’entità dello scarico, la distanza temporale tra scarico e prelievo e le condizioni ambientali marine”. Quindi il mistero continua: perché l’Arpab non monitora durante o nelle immediate 12 ore successive allo scarico?
Trizio a Rotondella e Cesio137 a Potenza. Per il nuovo arrivato, il Trizio, manca ovviamente un livello di riferimento ambientale (che dovrebbe comunque essere stabilito), tuttavia la direttiva CE 98/83 indica come limite i 100 Bq/l. Sarebbe importante capire se il trizio misurato nella matrice acqua potabile in 7,7 (Becquerel) Bq/l sia di derivazione naturale o artificiale, e se l’aumento sia stato netto per mancato monitoraggio nell’anno precedente o se sia un fattore esogeno. Aumenti di Cesio 137 vi sono anche nei campioni di polveri prelevati a ridosso delle Ferrerie Nord di Potenza. Terminata questa non tranquillizzante tabella delle analisi svolte, in calce a p.17 del bollettino Arpab – 2012 compare la dicitura, assente nel bollettino del 2011, “ai singoli campionamenti degli effluenti liquidi Itrec (Rotondella, Matera) vengono confrontati con la “formula di scarico giornaliera” autorizzata all’Impianto”. L’Itrec è autorizzata a scarichi giornalieri o mensili, od entrambi? Il mistero si infittisce, ma troveremo qualche lume nelle prossime puntate dell’inchiesta.
Trovati anche Radon 226 e Potassio 40. L’Arpab chiude affermando che i dati rilevati nel 2012 sono nella norma, e noi di questa “norma” abbiamo paura, perché troppi indizi vanno altrove: perché anche per la radioattività ambientale non abbiamo un vero punto zero, non sappiamo cosa abbia modificato nei parametri ambientali la presenza dell’Itrec e troppe cose non si sanno sul reale iter dei campionamenti. L’intensità dello scarico a mare dell’Itrec è definita variabile, ma ancora non sappiamo a cosa sia dovuta la sua variabilità. L’Arpab ci dice che siamo nella media nazionale in materia di rilevamenti di radioattività , ma sarà proprio vero per tutto? La Basilicata dal 2006 fino all’avvenuta liquidazione di Agrobios ha avuto ben 2 enti che nella loro mission avevano il compito di monitorare la radioattività su un’ampia gamma di matrici ambientali, due enti che per sei anni hanno avuto competenze similari ed in particolar modo dell’attività e dei risultati raggiunti da Agrobios ancora poco sappiamo. Il rapporto Arpab 2013 aggiunge nella famiglia radioattiva lucana, il radon ed il k-40 (potassio 40). Li aggiunge perché nel 2011 e nel 2012 non c’è traccia di questi radionuclidi nei bollettini, ma Arpab tra il 2012 ed il 2013 questi radionuclidi li incontra in eventi distinti e separati.
Aumentano Cesio, Potassio 40 e Trizio e la centralina non funziona. Il Cesio 137 nel 2013, per quanto riguarda i sedimenti marini, torna nella media, tra 0.1 e 2.3 Bq/Kg, ed ancora più dense si fanno le ombre sul 2011, infatti come è stato possibile passare da 375 Bq/kg a 2.3 Bq/kg? Il picco del 2011 è stato registrato perché tempestivamente misurato subito dopo lo scarico a mare, oppure nell’Itrec è successo qualcosa? La media del Cs 137 in mare è così bassa perché a differenza del giugno 2011, le altre misurazione sono state svolte con un margine di tempo troppo ampio da permettere la diluizione del Cesio in mare? Così nel limo del fiume Sinni, ove il Cesio raggiunge picchi di 8,5 Bq/kg: un valore che per Sogin imporrebbe il confinamento del terreno se quest’ultimo ricadesse nel perimetro Itrec e la successiva decontaminazione. Stando sempre al bollettino 2013 la centralina fissa dell’Arpab – “Rotondella2” non ha fornito dati in continuo da maggio a settembre del 2013, fino al completamento degli interventi di manutenzione: quindi durante lo spostamento notturno delle scorie dall’Itrec a Gioia del Colle, (Avvenuto circa un anno fa) la centralina non funzionava. Nel rapporto 2013 i dati sul Cesio 137 non sembrano migliorare in provincia di Matera, e non solo. Un leggero aumento lo si denota, in 0,5 Bq/kg, anche nei sedimenti marini di Maratea in provincia di Potenza. Il Potassio 40 ( k-40), radionuclide naturale ignoto ai rapporti Arpab precedenti, risulta in alcuni campioni di vegetali, frutta ed olive, notevolmente maggiore rispetto ai radionuclidi artificiali. Se il potassio40 è naturale, perché gli strumenti Arpab non hanno rilevato/esposto la sua presenza negli anni precedenti?
Il Radon e l’Attinio a Bernalda, ed il Cesio 137 a Ferrandina. Degno di nota è il mancato aggiornamento dei punti di campionamento. Infatti nonostante lo scorso anno il Comune di Bernalda abbia richiesto ed ottenuto un intervento di bonifica ambientale per un campo da calcio emittente radiazioni superiori al fondo naturale (causa ufficiale la sabbia pozzolanica utilizzata e proveniente da una cava di Barile, la quale emetteva radon 226 ed attinio 228 ), e nonostante Andrea Spartaco abbia documentato anche mezzo video ed analisi nell’articolo “Scorie nostre. Storia chiusa?”, una forte sorgente di raggi gamma e Cesio 137 ( tripla rispetto al fondo naturale ) nei pressi di una vecchia discarica di Ferrandina, l’Arpab non ha incluso queste due zone nei suoi bollettini. Come mai i punti contrassegnati in rosso da Arpab, quali punti prelievo, non combaciano tra l’immagine di copertina dei bollettini e le analoghe cartine con i punti campionamento posti a metà corpo del bollettino 2013? Come vengono scelti i punti di campionamento se intere porzioni del territorio rimangono prive di punti d’indagine, si veda su tutte la Collina Materana ( e la Val Basento ), il Lagonegrese ed il Vulture-Melfese. Sono errori inconsapevoli o leggerezze volute?
Urge un bianco ambientale che faccia luce sulle ombre. Altri isotopi rilevati da Arpab, come il Cobalto 60 ed il Berillio 7, hanno origine artificiale e come altri radionuclidi già incontrati, alcuni anche naturali, non hanno una soglia naturale ben definita per la Basilicata, ma solo una soglia statistica di riferimento, neanche completa per tutti gli elementi. Alla luce dell’imminente ed eminente bonifica del sito Itrec-Trisaia, appare più che mai urgente un definitivo ed esteso chiarimento sullo stato ambientale dei luoghi, perché la bonifica pur avendo un encomiabile fine sarà uno dei momenti più pericolosi per la vita dell’impianto ed i mali celati nel sottosuolo potrebbero tornare a galla esattamente come le bugie di cui continueremo a parlare. (Giorgio Santoriello – Gianpaolo Farina)
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