Qualche giorno fa ho visto sul profilo dell’amico regista Gianni Saponara un’immagine forte, questa allegata, ove compariva il logo del Gruppo Iula affianco a quello della Protezione Civile stampati su dei buoni spesa. Sembravano le immagini dell’oil for food americano nell’Iraq post Saddam Hussein, aiuti umanitari in cambio di cosa? Le s.p.a. fanno beneficenza o investono nell’acquisto del consenso altrui insinuandosi nelle connivenze delle istituzioni? Un popolo che non lotta non vale niente agli occhi degli speculatori.
Vedere quei buoni mi ha fatto schifo, analogamente alle multiformi declinazioni di omertà che si sono palesate sui social e sublimate in minacce, insulti e censura. Tutto però è utile perchè questi continui tentativi di lavaggio delle teste e della coscienza da parte di quelle aziende, come il gruppo Iula, che hanno contribuito attivamente e da svariati decenni, all’avvelenamento del territorio, deve farci riflettere su quello che ancora abbiamo da perdere, come la dignità e l’autonomia di pensiero nonchè il diritto a criticare senza essere minacciati o taciuti. Innanzitutto la vera beneficenza è intima, anonima a volte, comunque discreta, di basso profilo quando degenera in ostentazione è feudalesimo, attestazione di forza, privatizzazione e mercificazione di una solidarietà che dovrebbe essere per tutti non a firma di alcuni. Dare una mano alla famiglia che non può permettersi il cibo, o il funerale, o la visita specialistica o il pagamento della bolletta è diventato il terreno fertile per quel finto welfare che le aziende come le multinazionali offrono per comprarsi il consenso nei territori, comprarsi il consenso per evitare denunce, per continuare a gestire il territorio in totale autonomia anche dalle leggi.
Ma chi è Iula ed il suo gruppo? Non risponderò qui. L’unico che inizialmente ha pubblicato dati su questa famiglia è stato Andrea Spartaco in primis (sotto un elenco di articoli da leggere), con alcune inchieste pubblicate principalmente su Basilicata24, nella quali grazie a lui abbiamo saputo cosa ha ricevuto nei decenni la discarica Ecobas di Pisticci, proprietà degli Iula. Si parla dei ruggenti anni ’90/2000 con tonnellate di rifiuti ricevuti dalla Cemerad di Statte, dalla Econova di Brindisi, da diverse compagnie petrolifere operanti in Italia, fanghi di ogni tipo non trattati nè stabilizzati, di ignota radioattività in alcuni casi. Poi per magia Iula dirà dopo il 2000, di aver smarrito numerose annualità di registrazione dei rifiuti presi in carico presso la sua discarica. Questi dati li ha forniti Andrea Spartaco non gli enti o le istituzioni, men che meno i giornali sponsorizzati dal Gruppo Iula. Per la Ecobas e le irregolarità riscontrate, Giacomo e Berardino Iula vennero condannati dalla magistratura materana assieme al loro tecnico di laboratorio, professionista ex dipendente Eni che oggi gestisce un laboratorio accreditato Accredia in agro di Marconia. Poi che dire degli Iula: presenti a tutti gli incontri politici che contano, di destra e di sinistra, tre anni fa Iula ed Arpab vennero fotografati insieme mentre presenziavano al medesimo incontro politico targato PD, ma per Iula ha lavorato per esempio la defunta moglie dell’attuale dirigente Arpab, ex agrobios, Achille Palma. In Basilicata controllati e controllori in realtà sono amici che si scambiano favori.
Iula ha regalato materiale medicale all’ASM durante la pandemia ma allo stesso tempo Iula lavora con chi l’aria in Val d’Agri la avvelena come Eni, fanno fatturati da paura in giro per l’Italia e dopo distribuiscono le briciole in paese, ad un popolo ricattabile e bloccato da disoccupazione, indigenza,ignoranza e paura. Berardino Iula sponsorizza gli eventi religiosi, sportivi come la Straferrandina, la pubblicità su Sassilive come sul Quotidiano del Sud, eppure nasconde aspetti interessanti della sua ascesa imprenditoriale, pezzi di storia che da tempo cerco, cerchiamo come associazione Cova Contro, di ricostruire, i dati stanno arrivando ma il quadro deve essere ancora completato.
Nel libro Colonia Basilicata abbiamo parlato molto degli Iula e di Salandra, un comune che da sempre invece che gestire i rifiuti è gestito da essi. Nel libro parlano le foto, come queste due che riportiamo qui, ove greggi caprini pascolano in aree pozzi Eni ufficialmente contaminate in barba ad ogni pudore e senso di civiltà, dinanzi per giunta alla discarica comunale che si trova a pochi metri dal recinto pozzo.
Molto abbiamo da pubblicare sugli Iula però prima di poterlo fare dobbiamo terminare alcune verifiche, incrociare altri dati. Gli Iula sono stati i principali perni della “pattumierizzazione” soprattutto dell’entroterra materano, loro hanno “convinto” la politica e la burocrazia locale, nei decenni, a far diventare il materano un hub ideale per i rifiuti di qualsiasi tipo: industriali, petroliferi, radioattivi forse, ed urbani ovviamente anche extraregionali. Loro fanno parte dell’olimpo Eni in Basilicata, loro sono parte integrante della colonizzazione del territorio, loro gestiscono la politica ambientale locale fatta di fossile e discariche, rifiuti e finta beneficenza.
Intanto dal sindaco di Salandra mai nessuna risposta alle nostre pec, il tavolo sul Cavone è morto, buio totale su incompatibilità e conflitti di interessi nel comune di Salandra, e zero confronto sulle analisi e le problematiche ambientali ufficiali. Per noi il sindaco è una entità astratta.
Come hanno fatto i “grandi” imprenditori salandresi a raggranellare i loro patrimoni e le loro influenti amicizie? Come ha fatto Iula a passare dal suo camion Tigrotto degli anni ’60 agli appalti Agip/Eni? Solo duro lavoro oppure altro? Ci sono imprenditori che dovrebbero pubblicare la loro storia carte alla mano, movimenti bancari sul tavolo, raccontare l’esatta origine delle loro liquidità perchè non dimentichiamo che i grandi imprenditori ambientali di oggi attualmente vengono pagati per bonificare ma ieri erano pagati dagli stessi clienti per inquinare, sversare, interrare, camuffare.
Letture consigliati agli amici salandresi, parzialmente riprese nei link sopra:
Quelle analisi mai fatte ai pozzi Eni di Pisticci: “Lascia stare lì c’è la merda”
Ambiente spa: grandi e piccoli traffici lucani
Bonifiche made in Basilicata: l’Eni e la Ecosud, a Bernalda con le “carote al vento”