La consulenza del Prof. Ivo Pavan potrebbe essere un “regalo” per ENI e non solo
Con questa consulenza addio al disastro ambientale, almeno per ora. Un corto circuito insostenibile quello del mancato e fattivo contrasto agli eco-reati.

Nell’ambito del procedimento n.4542/10, il CTU che doveva appurare gli impatti ambientali della re-iniezione petrolifera è Pavan IVO, docente di chimica industriale all’Università di Torino, il quale ha studiato, si fa per dire, il caso da anni documentato e denunciato da diverse associazioni, con in testa la Prof.ssa Colella, che quelle polle le ha studiate e pubblicate anche su riviste scientifiche internazionali, con decine e decine di analisi. La perizia è del 18-3-2015, ed ha ad oggetto le celebri polle di contrada Larossa a Montemurro, distanti circa 2,3 km dal pozzo di re-iniezione ENI-Costa Molina 2.

Il quesito a cui deve rispondere il CTU è ampio, con grandi margini d’azione per il consulente, un margine che da sensato può diventare anche controproducente, deviante, quindi pericoloso per il reale accertamento dei fatti, ma la procura mette tuttavia le mani avanti e preventiva l’utilizzo di “qualsiasi tipo di indagine/strumento volto all’accertamento dei fatti” chiudendo il quesito con la richiesta di accertare “quanto utile per le indagini”. La procura chiede di confrontare i campioni di contrada Larossa con quelli provenienti dalla testa del pozzo Costa Molina 2 (CM2), datati questi ultimi al 23 luglio 2014.
Da questa consulenza, dalla relativa domanda e da altri dettagli, si comprende come i pm lucani o non leggano i giornali o non leggano le svariate segnalazioni, con analisi allegate, da noi e da altri inviate loro negli ultimi anni mezzo pec: da anni infatti si è compreso che la composizione delle acque di strato nel COVA ( quindi potenzialmente già cariche non solo di sostanze fossili naturali ma anche di additivi di lavorazione ) possa variare nell’arco anche della medesima giornata, ma che una volta reiniettate a CM2 di fatto non si sa che fine facciano, quando e come incontrino eventualmente falde e rocce, e che tipo di rocce o falde, e per questo paragonare un singolo campione preso in un solo giorno a distanza di 8 mesi dal campione proveniente dalla testa del pozzo è a dir poco assurdo da accettare anche solo come ragionamento, figuriamoci come CTU, visto che come detto da tempo sia dalla Prof.ssa Colella che dal Prof.Ortolani, l’acqua sottoterra può avere anche una lentissima mobilità e quindi le acque re-iniettate oggi potrebbero risalire in superficie tra un mese, tra un anno oppure tra un decennio con una composizione nettamente diversa e finanche eventi sismici possono alterare le vie di migrazione idrica sotterranee, come avvenuto recentemente in Umbria.

All’esimio consulente Pavan non risulta utile neanche riportare nella consulenza l’esatta distanza tra le polle ed il pozzo ENI ( sono 2,3 km ma il consulente scrive a p.8 “alcuni chilometri” e le polle sono separate da valli e montagne quasi ad indurre il lettore a creare un divario mentale enorme tra i due contesti ), e preleva solo 2 campioni di acqua e 4 di terreno, 2 in superficie e 2 a 70 cm di profondità. Pavan rileva nelle polle: alluminio compreso tra i 1694 ed i 523 mcg/l ( soglia di legge a 200 ) e per lui è “naturale“, antimonio a 2,7 ( sotto soglia ma anomalo per noi ma non per il consulente ), bario tra 293 e 352 ( anomalo anche questo ); bastava per Pavan comparare questi valori con l’unico studio disponibile in tal senso, ossia l’Agrifluid, ed avrebbe capito che la sua consulenza era del tutto fuori-strada. Pavan non trova nè fenoli ( noi li avevamo rilevati 24mila volte la soglia di legge ), niente idrocarburi o altro. Gli idrocarburi li trova in tracce nei suoli assieme a diversi metalli, in tracce abbondanti questi ultimi, a 70 cm di profondità trova: zinco, stagno, antimonio e cobalto.
A p.16 Pavan la spara proprio grossa: dice che l’alluminio da lui rilevato nelle acque è naturale – come fa a dire che l’alluminio è naturale se la Regione Basilicata e l’Arpab non hanno mai fatto un punto zero/baseline per le falde dell’area, ad eccezione del progetto Agrifluid ove i tenori di alluminio sono decine se non centinaia di volte inferiori all’esito analitico del consulente? Se la scienza ufficiale parla dell’insolubilità dell’alluminio in condizioni normali soprattutto se presente un ph medio allora come fa il consulente a dire che è naturale? Ma Pavan sa cosa sono e cosa possono contenere le acque di strato? Sa che le eventuali perdite delle acque di strato non scorrono in un tubo ma viaggiano eventualmente tra rocce e falde interagendo con esse?

Pavan ha ricercato meno sostanze sia della nostra associazione, sia della Prof.ssa Colella sia di Eni che per le sue acque di strato supera i 170 parametri ricercati. Pavan non si accorge che tra l’altro i valori di alluminio che rileva imporrebbero l’apertura di un piano di caratterizzazione, e dovrebbe notificare la cosa alle autorità. La consulenza di Pavan è carta straccia, una dozzina di pagine al netto di foto ed analisi, praticamente una tesina liceale per spiegare un fenomeno complesso come questo, ove Pavan dimentica oltre che scienza e metodo, anche l’umiltà: zero bibliografia, zero contestualizzazione legislativa e territoriale, zero conoscenza della geochimica della zona, della meccanica dei fluidi nel sottosuolo, del sottosuolo e della geo-meccanica, e della chimica ambientale, e si prende l’onere di affermare che NON vi è nè rischio ambientale, nè correlazione tra l’attività del pozzo CM2 e le polle di Larossa, senza rifugiarsi nè nel dubbio di un inquinamento intermittente, magari causato dalla pressione di re-iniezione e dai volumi re-iniettati, nè di tipizzare gli inquinanti rinvenuti magari con una spettroscopia nucleare per sancire con un referto l’antropicità o meno dell’alluminio per esempio. No questa consulenza doveva essere una barzelletta e così è stato, una barzelletta assai simile a quella del consulente ENI.
Pavan ricerca 63 sostanze circa tra le polle analizzate ( troppo poche ) e fa passare 6 mesi nel paragonare campioni derivanti da contesti diversi, tuttavia Pavan si taglia gli attributi anche con altri dati, infatti i tenori di boro da lui rilevati sono alti come per la testa-pozzo, testa-pozzo che conferma gli alti valori di fenoli da noi denunciati nel 2016. Per Pavan superfluo ricercare la salinità e l’alcalinità delle acque (SAR), la radioattività NORM, i polimeri, i fosfati o tensioattivi etc…ma questa offesa al lavoro ed alla sofferenza di tanti lucani non può essere definito “consulenza” ma danno, danno che noi denunceremo agli organi di sorveglianza della Procura di Potenza: procura che in passato da noi ha ricevuto qualsiasi tipo di analisi, documento, ipotesi, fotografia e tant’altro con il risultato di non aver visto accettato un solo suggerimento da parte nostra. Questa consulenza è un regalo a chi, tra aziende e politica, non voleva il disastro ambientale, e con questo consulenza ENI sorride.

Forse i magistrati dovrebbero evitare i convegni organizzati dalla politica e dagli ambienti imprenditoriali ad essa vicini, i cui membri sono anche oggetto d’indagine, forse Franco Roberti dovrebbe impiegare meno tempo nel fare lo scrittore, e più tempo per ricevere da procuratore nazionale, i cittadini che a lui inviano accorate e delicate segnalazioni, come nel nostro caso che da oltre 8 mesi aspettiamo un appuntamento con la DNA.