fanghi scaricati sul fiume Basento, 2016 (foto: Andrea Spartaco)
fanghi scaricati sul fiume Basento, 2016 (foto: Andrea Spartaco)

L’antimafia lucana sa da più di un decennio che i lavoratori in Basilicata sono usati come “merce di scambio” per ottenere appalti come contropartita ai voti indirizzati al politico che porterà avanti gli affari. Trivellopoli è l’esaltazione di questo sistema a danno di tutti i giovani e meno giovani che cercano onestamente lavoro nella Libia d’Italia”.

L’altro Stato. Di tutta la sporca storia che ha riguardato il Ministro dello Sviluppo Economico e già sviscerata dalla stampa, una sola cosa è degna di nota, soprattutto dopo che l’ex Ministro Guidi è voluta passare per povera vittima di Gianluca Gemelli. Dopo aver ricordato a Gemelli il famoso emendamento uscito alle quattro di notte per spolpare pure Taranto oltre la Basilicata, e che con “Boschi e compagni” d’accordo sarebbe stato reinserito con la legge di stabilità, come poi avvenuto con loro che festeggiavano al telefono, Gemelli gli ricorda se lo sblocco avrebbe riguardato i suoi amici della Total, e la Guidi a quel punto esclama al telefono “certo, te l’ho detto per quello!”. È tutta qua la logica d’uno Stato parallelo usato per affari personali. Tanto come Gemelli dice gasato al socio “con queste quattro cose due milioni non ce li facciamo!”. Nelle “quattro cose” i danni ambientali e alla salute di lucani e pugliesi non sono previsti dal contro-Stato affiliato ai petrolieri, non gliene frega semplicemente un tubo. “Con tutto quello che uscirà” si interessano solo a ciò che nella novilingua degli affari petroliferi lucani si chiama “bidder list”, e che nella precedente inchiesta Total giunta a condanna l’allora sindaco di Gorgoglione chiamava Olimpo dei miracolati.

Come si usa la Procura? Al sindaco di Corleto Rosaria Vicino, la dama lucana dell’illecito, il “figlio del direttore della Maesk H2S Safety Service Italia srl” interessata alla proroga di contratti con Total, dice che non è giusto che vanno a lavorare sempre “il figlio” dell’assessore, il figlio dell’impiegato, il figlio di qualcuno. E poi minacciava la Vicino, “a me se mi riscalda la testa vado alla Procura della Repubblica di Potenza”. Così la Procura avrebbe “scoperchiato tutte le pignate”. Minacce che inducevano la Vicino ad attivarsi con la Total per l’assunzione del figlio di. In fondo è la Vicino a spiegare bene come funziona il collocamento lucano. E’ lei che manda le persone che bisogna pigliare. A Rocco Caruso della srl omonima pisticcese garantisce di parlare coi vertici Total per garantirgli altro lavoro, e Caruso assicura di assumere i suoi segnalati in giornata. Anche a Lorenzo Marsilio della Sudelettra srl gli segnala persone da assumere, ditta che lavora con Eni da tempo e in passato aiutata da Cosa Nostra a risollevarsi dai debiti, assicura di interessarsi facendo arrivare in stile Stidda pizzini ai dirigenti Tecnimont spa. E se il problema per la Tecnimont è l’offerta alta ci pensa la Vicino a spiegare come fare. Tecnimomt doveva convocare la Sudelettra in modo da “concordare l’importo dell’offerta”. Si assume poi il figlio dell’assessore, il figlio del fido accompagnatore e vigile urbano di Corleto che per il sindaco fa dossieraggio sui concorrenti politici. Tutto finalizzato a mantenere il bacino di voti.

Quei bravi ragazzi. Dentro il vorticoso giro appalti-assunzioni-voti, motivema lucano da decenni, finisce pure La Cascina, commissiariata a luglio scorso per infiltrazioni nell’ambito di Mafia Capitale. È aggiudicataria di servizi di mensa e pulizia per la Total, e quando il referente gli dice che i segnalati sono troppi e avevano fatto domanda parecchi altri giovani la Vicino gli dice “lascia andare quelli che non ti dico, quelli che non sappiamo noi”. È la visione meritocratica della Vicino appoggiata da una ditta vicino alla Chiesa, a cui va bene come ragiona il sindaco evidentemente, perché il referente de La Cascina chiede alla Vicino solo di altre gare d’appalto da incamerare, come la mensa scolastica di Corleto. Anche a ditte del Gruppo Castellano, aggiudicatarie di alcuni lavori per Total, per la Vicino uno favorito rispetto a ditte del posto perché “è bravo” dice a giugno 2014, data in cui il capo del Gruppo, Giovanni Castellano uscito da alcune sue società, si conosceva ampiamente per cosa aveva combinato con l’appalto del Centro oli di Viggiano anni addietro, era indagato per lo smaltimento dei reflui petroliferi ed era già stato definito dall’imprenditore Giovanni Agoglia nell’ambito della Monnezzopoli “un criminale che conta nei tavoli della Regione”, e la discarica di Salandra (MT) la “più illegale del sud Italia”. La Vicino a Rocco Castellano diceva al telefono di sostenere il “candidato Longo” alle primarie del PD per la scelta del segretario del partito. La cosa sconcertante è che il referente del Gruppo Castellano per le assunzioni della Vicino non andate a segno si giustificava per conto della Saipem di Eni, come fosse l’ufficio collocamento Eni.

 

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