A luglio arriva una lettera anonima in sede, poche parole, come da foto:

Chiamiamo il comandante Campa, diretto interessato della missiva, caserma di Pisticci, chiediamo se fosse vero il contenuto della lettera, lui tergiversa e dice che bisogna presentarsi in caserma per parlare, farsi identificare etc.. Si reca il legale rappresentante dell’associazione, il comandante conferma il contenuto ma parla di delegittimazione in corso da parte di alcuni suoi colleghi per indagini delicate che sta curando. Gli viene chiesto se fosse stata la moglie a candidarsi per il gruppo “Iula” (Jula sarebbe un errore di trascrizione) o se il lavoro le sia stato offerto, il comandante Campa rifiuta di rispondere, identifica con la richiesta di un documento il legale rappresentante di Cova Contro, minaccia più volte querela e mentre cerca la mascherina dal cassetto spunta pure la sua pistola…immagine fortuita e casuale ma che potrebbe impressionare l’interlocutore. Non si sa da dove derivi l’apparente disagio del comandante, sulla base di quale contumelia o accusa si possa fondare la sua paventata querela nel riportare un fatto vero, fatto sta che dopo 15 minuti circa veniamo congedati dicendo che le nostre domande alludono a fatti privati e non c’è nulla di male su questo lavoro della moglie per la famiglia Iula. Finita l’autoassoluzione dell’ufficiale, alla quale abbiamo replicato più volte, col senno di poi rimane l’amaro in bocca e forse sarebbe stato più saggio per l’ufficiale dirottarci verso il comando o l’ufficio stampa dell’Arma. Con questi atteggiamenti per l’Arma sarà difficile recuperare lustro e credibilità nel territorio. Caro signor Campa:

1 – lei come tutti i servitori dello Stato dovrebbe/dovreste rendicontare pubblicamente e velocemente le ragioni di inopportunità/incompatibilità/conflitti di interessi relativamente all’ambiente di vita e di lavoro, perchè fino a quando voi militari prendete uno stipendio pubblico chi vi paga ha diritto di sapere quali interessi economici lavorativi coltivino sul territorio vostri parenti ed affini, si chiama trasparenza e fa parte delle fondamenta di quella Repubblica e Costituzione sulle quali ha giurato fedeltà;

2 – non c’era bisogno di schedare/identificare l’interlocutore, nè di intimare querela, il nervosismo solitamente è un’autoaccusa che può risolversi chiedendo scusa oppure rispettando i dubbi altrui in un tranquillo e cordiale dialogo senza schedature e senza intimidazioni di sorta;

3- il tasto più dolente. Perchè Berardino Iula è sempre presente, invitato, alle feste dell’Arma dei Carabinieri o a quelle dei finanzieri? La domanda sorge spontanea: quante mogli o parenti stretti di carabinieri e finanzieri lavorano per le aziende del gruppo Iula, o hanno prestato consulenze o fornito servizi? Conosciamo il precedente della defunta moglie del dirigente Arpab, il salandrese Palma, presidente dell’ordine dei chimici materani, la quale lavorava per Iula, ennesima coincidenza. Ma tutte queste sono coincidenze oppure il gruppo Iula insegue una precisa strategia volta a carpire le benevolenze dei potenziali controllori? Quale è la politica aziendale sulle assunzioni? Sono coincidenze o c’è una forma di corteggiamento verso persone definibili “strategiche” per i propri interessi? Sono domande che non meritano ulteriori querele ma risposte.

4 – perchè una segnalazione anonima a noi? Perchè un ufficiale dell’Arma abituato ad indagare non ha indagato sui trascorsi giudiziari del datore di lavoro della di lui moglie? Qualcuno pensa di usarci per regolare conti interni all’Arma o perchè sa che nell’Arma non funzionano quegli anticorpi che dovrebbero attivarsi nell’ambito del buongusto e del contrasto alle inopportunità?

Scriveremo al Comando dell’Arma e a quello della Guardia di Finanza per esprimere tutto il nostro disagio circa la scarsa trasparenza in materia di aderenze ambientali: il cittadino deve sapere, senza essere schedato, la situazione lavorativa di parenti ed affini di coloro che ricoprono incarichi di comando, controllo e responsabilità nel territorio assegnato altrimenti non ne usciamo, e non ci raccontiamo la solita favola che in Basilicata siamo quattro gatti: due di questi gatti emigrano, uno si rassegna e poi c’è sempre quel gatto restante che ha trattamenti di favore o corsie preferenziali… usate la tecnologia cari carabinieri e finanzieri per aumentare la trasparenza e parallelamente la fiducia dei cittadini, non possiamo essere noi a segnalarvi quello che voi dovreste sapere subito e reprimere internamente. Non sarebbe la prima volta che un nostro articolo causa il trasferimento di un servitore dello Stato, e quando è successo abbiamo ricevuto anche ritorsioni, ma di questo ne parleremo a processo finito. Sempre fidelis sì ma a chi?

Di Redazione

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