Nell’area oggi si pascola e coltiva, ma dei dati nessuna traccia.
Nel marzo 2012 in località Cardillo a Bernalda si verificò una perdita di diversi metri cubi di petrolio, fuoriuscito dall’oleodotto Viggiano -Taranto. Non è il primo ed unico incidente, infatti un’altra fuoriuscita nota, si verificò a San Teodoro di Pisticci nel 2015. Tuttavia la questione della presenza di petrolio in alcuni tratti fognari della zona industriale di Viggiano impone vecchi ma sempre inevasi interrogativi: quali sono i regimi di manutenzione dell’oleodotto? Quali i sistemi di controllo sia interni che esterni ad esso? E soprattutto chi ne controlla quantità, pressione, corrosività etc.?

Su Bernalda i controlli di falda vennero svolti nel 2012 solo fino a 2 metri di profondità e non è mai stato pubblicato alcun dato sulle decine di piezometri in seguito installati ed oggi ancora visibili all’interno di un cantiere di bonifica in evidente stato di abbandono ed incuria, quello della Ecosud – Iula, infatti ad oggi non è dato sapere se il procedimento di bonifica sia concluso. Oggi a ridosso dell’area interessata dallo sversamento del 2012, si pascola e si coltiva, e della presenza di idrocarburi nelle falde non si sa più nulla così come della validità dell’ordinanza dell’ex sindaco Chiruzzi.
Per entrambe le fuoriuscite, ENI denunciò due sabotaggi, tuttavia il corpo del reato non si comprende se sia stato oggetto di indagine da parte della magistratura, ma certamente analizzato solo dall’azienda presso i laboratori Ansaldo. Tuttavia, almeno nel caso di Bernalda, l’ordinanza di Chiruzzi parlava di fuoriuscita di greggio dal pozzetto della valvola HV519: qualcuno ha imparzialmente stabilito la reale dinamica dei fatti? Chi garantisce che sia stato sabotaggio come dice ENI, o cattiva manutenzione proprio da parte dell’azienda stessa?