A cosa serve il ballottaggio a Policoro? Mascia, mai comparso sugli schermi radar locali, diviso tra Marina e Servizio Sanitario Regionale, dimostra come a Policoro viga ancora la politica del “treno elettorale”: coalizioni enormi, programmi arrangiati che non entrano mai nei dettagli degli affari nostrani, denunce vaghe e proposte così imprecise da sembrare irreali: “…darò ai giovani una stanza in comune dove confrontarsi…” ) disse Mascia in un comizio condominiale. Una vacuità desolante, dal carro del vincitore, passiamo al vascello dell’improvvisato, un’accozzaglia di nomi e sigle prive di un collante ideologico, o almeno di una militanza condivisa sul territorio, ove l’importante è partecipare all’ombra del professionista affermato ed incensurato, e tanto basta.
Il sindaco uscente che invece parla di legalità e trasparenza, quando in realtà sono ben altri i mezzi “fisici” che usa quando viene contestato. I suoi “ragazzi” ridotti ad alibi della sua tracotanza, ragazzi che hanno votato alcuni provvedimenti, come l’isola ecologica ad uso personale, facendo dopo gli indifferenti come se avessero deliberato su un semplice spettacolo di piazza. Orazioni pessime quelle Leonine, durante le quale l’apice dello scontro politico si è raggiunto attorno a presunti affitti di locali a vantaggio di uno dei candidati avversari. Un livello bassissimo nella dialettica politica e negli argomenti ( come già magistralmente sottolineato da un recente articolo di No Scorie Trisaia ) e meno male che il Comune di Leone è trasparente, solo a mio nome, vi sono decine di comunicazioni e richieste d’accesso agli atti inevase dal 2015. Ordinaria e miope amministrazione travestita da modernità e griffe.
Gli altri candidati hanno dimostrato invece chi di essere ottime e loquaci comparse, Di Pierri che nonostante il ruolo di paladino ad intermittenza non riesce ad imporsi, oppure trasformisti dell’ultima ora come nell’altro caso, ove persi oltre che la faccia anche i voti ( ex-Idv e Mastrosimone) nel cambio di casacca, sono riusciti a perdere anche i voti dei pochi bollini verdi policoresi.
Da faro a feretro, Policoro ormai ha gli stessi schemi politici dei piccoli paesi dell’entroterra: la politica rimane prerogativa di notabili e famiglie numerose, i liberi professionisti in paesi che si spopolano si sentono gli ultimi unti del Signore, mentre la gente umile si rifugia nell’indifferenza o nel clientelismo, ed in questo quadro zero spazio per i bene pubblici, e tanta visibilità per tristi panegirici sui social ove si osannano le doti umane dei candidati perchè privi di meriti sociali altri. Perchè tutti vogliono cambiare a parole, ma c’è chi non riesce a farlo neanche in quelle. Nessuno ha parlato seriamente di Itrec, o di Marinagri, o di litorale, o di criminalità, o di isola ecologica, o di emarginazione sociale, o di problemi nella macchina comunale, o di bilancio, o di tanto altro perchè si sa queste cose tolgono voti dalle parti nostre e ti danno tanta diffidenza, la prova che ad andare avanti in questa mediocrazia non sono i “migliori”, ed in questo il sistema funziona alla grande. Viene in mente il sindaco uscente di Ruoti, finito alla ribalta nazionale per il suo Machiavellismo senza vergogna: il suo comizio di una amoralità stordente, finisce paradossalmente per essere un esempio distorto di onestà intellettuale se paragonato ai tanti amministratori locali, e non, che in realtà esercitano i loro mandati ad uso e consumo di gruppi di potere e portatori di voti anche di estrazione malavitosa. A Ruoti il marcio è venuto a gallo, il problema è quello celato altrove.