Intanto la morte di Conti fa più notizia della morte di un territorio
Pochi giorni fa ci è giunta la risposta della Procura di Asti, la quale ci nega l’accesso al fascicolo sul presunto suicidio dell’ex ingegnere dell’ENI, Gianluca Griffa. Quindi le informazioni sul caso, oltre che al doveroso segreto istruttorio da apporre su un’indagine probabilmente svolta in malo modo dalla procura di Asti ben quattro anni fa, sono solo a favore di quei pochi giornalisti che hanno orecchie anche nei tribunali, e ne prendiamo atto. Ovviamente la procura non ci ha risposto in merito alle altre domande incluse nelle nostra richiesta, che non pubblichiamo per la delicatezza dei contenuti, nè ha dato cenni sulle nostre rimostranze circa la mancanza di esami autoptici e tossicologici.

Intanto il caso Conti merita due riflessioni basilari: la prima è che il solo fatto di cronaca, la morte di un singolo, abbia avuto una ribalta nazionale che neanche tutto l’inquinamento rilevato a Tempa Rossa ha mai avuto in questi anni, a connotazione ormai del taglio scandalistico della grande informazione ove la morte di un generale fa più eco della morte di un territorio. E poi l’altra questione è il silenzio della politica e dell’Associazione Nazionale dei Magistrati che ignorano il pericoloso traffico di professionisti dal mondo delle istituzioni, Arma dei Carabinieri su tutto, verso ENI. Un bubbone completamente deregolamentato, ove ogni genere di informazione giudiziaria o strategica può finire dal pubblico al privato, ricalcando le orme del recente caso della collaboratrice-spia di Padoan. Mentre i problemi dei cittadini sono sempre i diritti fondamentali ed il minimo sindacale, politica e finanza decidono sul restante 80% della torta senza neanche passare per l’urna elettorale.