Mentre si valorizza la filiera del peperoncino, i controlli alimentari rimangono ancora fuori dalle AIA
La sfilata dei pagliacci sembra non avere mai fine in Basilicata e riesce ad oggi ad essere l’unica vera attività destagionalizzata.
In questi giorni la Regione Basilicata è presente, giustamente, alla fiera del biologico di Bolzano, ed è giusto valorizzare questo settore, significa sensibilità ambientale, sostenibilità, rispetto per la natura ed il prossimo – ma quante di queste belle parole è ancora realtà “sul campo”?

Come può promuovere il bio una regione che non ha mai inserito i controlli sulla catena alimentare nelle proprie AIA, una regione che pochi mesi fa ha ammesso che i controlli sugli alimenti non rientrano nella routine per stabilire l’inquinamento e l’impatto industriale e quindi si coltiva, tra bio e non, a ridosso di pozzi petroliferi, discariche, ferriere, inceneritori etc…in Basilicata il bio è una grossa fetta del mercato ma i controlli regionali di routine non funzionano o sono “calibrati”.
In aggiunta quando le contaminazioni sono state riscontrate dalle Regione, essa ha avuto la premura di nascondere i dati, ad oggi ancora non interamente divulgati, relativamente all’accumulo di inquinanti nelle aree petrolizzate della Regione.
La Basilicata sembra sempre più una terra troppo piccola rispetto alla quantità di pagliacci presenti: se sovrapponessimo le cartine di: coltivazioni bio (SAU), aree industriali, siti da bonificare o contaminati, aree di salvaguardia idrica, aree ad agricoltura convenzionale, zone naturalisticamente protette e permessi minerari, con altre cartine di cui non disponiamo, come le aree concimate con fanghi di depurazione o siti agricolo/pascolativi ove sono stati illecitamente smaltiti rifiuti quale bilancio trarremmo? La geografia politica ed economica quale quadro ci restituirebbe in merito all’utilizzo del territorio?

Ad oggi alla nostra associazione sono ancora negati: i dati delle aziende sanitarie sulle ispezioni sanitarie, i dati sulle contaminazioni nei prodotti zootecnici degli iscritti ARA, i dati raccolti dalla Regione Basilicata tra il 2006 ed il 2010 sull’inquinamento antropico rinvenuto negli alimenti delle aree petrolizzate lucane, per non parlare delle aree dei siti SIN della Val Basento e Tito ove si coltiva sopra falde pesantemente contaminate.
W il bio, se i controlli sono: approfonditi, indipendenti, pubblici e a sorpresa.