L’Arpab conferma i rilevamenti di Cova Contro.

di Giorgio Santoriello

Un’altra iniziativa finanziata con la raccolta fondi “Analizziamo la Basilicata” fa purtroppo centro. Dopo i rilevamenti di anomalie radiometriche nei due punti di Metaponto Lido a ridosso della foce del Basento, comunicammo il tutto all’Arpab che prontamente si è recata sul posto dietro le indicazioni fornite da Cova Contro.

L’Arpab ha rilevato nella sabbia nera (4 campioni) emissioni ionizzanti superiori al fondo naturale, con punte di 600 Bq/kg quando il fondo naturale della zona dovrebbe aggirarsi sui 10-20 Bq/Kg, quindi parliamo di un valore di 20/30 volte superiore al normale.

I radionuclidi principali citati da Arpab sono: su tutti il Torio 232 (Th-232), radionuclide naturale come gli altri rilevati – Attinio 228, Bismuto 212 e Piombo 212. L’Ispra nel 2011 per un valore assai inferiore (375 Bq/kg) impose a Sogin la sospensione dell’immissione in mare degli effluenti radioattivi dell’Itrec di Trisaia mentre l’Arpab temeva per l’incolumità del sommozzatore incaricato dei prelievi marini.

I valori rilevati a Metaponto rimangono comunque al di sotto della soglia di allarme di non rilevanza radiologica come riportato da Arpab, ma tuttavia il limite legislativo non esenta dal dire con assoluta certezza che farsi il bagno o stendersi su quella sabbia con 600 Bq/kg di radioattività sotto le terga, esenti da danni sanitari, e questo Arpab dimentica di dirlo, anzi si impongono a questo punto doverosi approfondimenti a cui l’Arpab, e non solo, dovranno dare risposta.

A questo punto la nostra tesi iniziale di un’esposizione esterna della spiaggia a fonti contaminanti esogene trasportate dal Basento e spalmate dalla corrente marina sulla spiaggia ne esce rafforzata. Per questo domani comunicheremo alla magistratura e agli organi competenti di valutare la nostra tesi, ossia caratterizzare l’impronta radiologica sovrapponendo le acque di strato provenienti da tre punti della Basilicata: Centro Oli Val d’Agri – Tecnoparco – spiaggia di Metaponto. Perché? Secondo la letteratura scientifica disponibile in materia, (U.S. Geological Survey e UK Environment Agency) gli isotopi naturali rinvenuti da Arpab e precedentemente individuati nelle emissioni da noi, sono casisticamente annoverabili nella radioattività NORM, ossia naturalmente presente nelle acque di strato/processo/formazione o giacimento come vengono definite in materia, vale a dire le acque che dalla profondità terrestre vengono sul col petrolio/gas ed in seguito, in Basilicata per esempio, re-iniettate a Costa Molina 2 o trasportate su gomma a Tecnoparco.

E sempre Arpab rilevò nel 2014 lo stesso gruppo di radionuclidi naturali rilevati a Metaponto, più altri, proprio presso lo scarico di Tecnoparco, scarico che in seguito confluisce nel Basento, quindi sulla costa metapontina.

Continueremo l’azione di pressing sulle istituzioni a tutti i livelli, perché occorre capire come e con quali effetti questa radioattività dalle viscere della terra sia stata eventualmente trasportata su una spiaggia aperta alla balneazione. Chiederemo alla magistratura, e non solo, indagini incrociate ed immediate, e all’ASM di intraprendere ogni azione volta alla tutela della salute pubblica. Arpab pare non ha prelevato campioni di sedimento alla foce del Basento né nel fiume, come da noi suggerito, né il monitoraggio del 2014 presso Tecnoparco è stato da allora ripetuto.

Una cosa è certa: il tasso di presenza dei NORM nelle acque di strato può cambiare anche nell’arco di ore, quindi alla magistratura e agli altri enti l’arduo compito di accertare i fatti correttamente, ammesso che vi siano i mezzi……… noi come sempre rimaniamo a disposizione. L’Arpab non ha ancora effettuato le analisi chimiche sulla sabbia nera, ma le pre-annuncia, intanto Cova Contro ha un campione pronto per analisi analoghe appena avremo raggiunto i fondi necessari.

Sulla sabbia nera pretendiamo trasparenza e giustizia per un fiume, il Basento, usato come scarico industriale.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.

13 pensiero su “La sabbia nera di Metaponto è più radioattiva di quella nei pressi dello scarico marino dell’Itrec di Trisaia.”
  1. A parte questioni molto interessanti che di solito il lavoro di voi CovatoriContro solleva – per esempio quella dei limiti di legge, o quella del diritto/dovere a comprendere modalità ed effetti di certe contaminazioni -, mi riempie di buon umore questa promessa di pressing, che mi pare di solito poi concretizziate e che a noi altri impegnati meno – spesso non abbastanza – o semplicemente presi su altri fronti, fa da specchio, cioè da stimolo.

    1. Grazie Tiz. Sapessi quanto fuoco amico e nemico ci sta arrivando oggi da aguzzini, paggi e menestrelli, ma poco importa la gente ci segue e si fida, chi dona ha tutto sotto mano, e l’Arpab su quella spiaggia non ci sarebbe mai andata se non ci fossimo andati prima noi con rilevatore e pazienza. Grazie per il commento e per il supporto che da non lucana tu dai molto più di altri……purtroppo la verità sta diventando eresia, diventa contestabile anche il referto di un costoso strumento scientifico tarato ed accreditato secondo legge. Gli adulti della mia regione non meritano niente ma per i loro figli e nipoti dobbiamo combattere.

  2. Tiz scriveva:

    151.19.13.24

    A parte questioni molto interessanti che di solito il lavoro di voi CovatoriContro solleva – per esempio quella dei limiti di legge, o quella del diritto/dovere a comprendere modalità ed effetti di certe contaminazioni -, mi riempie di buon umore questa promessa di pressing, che mi pare di solito poi concretizziate e che a noi altri impegnati meno – spesso non abbastanza – o semplicemente presi su altri fronti, fa da specchio, cioè da stimolo.

    Risposta: Grazie Tiz. Sapessi quanto fuoco amico e nemico ci sta arrivando oggi da aguzzini, paggi e menestrelli, ma poco importa la gente ci segue e si fida, chi dona ha tutto sotto mano, e l’Arpab su quella spiaggia non ci sarebbe mai andata se non ci fossimo andati prima noi con rilevatore e pazienza. Grazie per il commento e per il supporto che da non lucana tu dai molto più di altri……purtroppo la verità sta diventando eresia, diventa contestabile anche il referto di un costoso strumento scientifico tarato ed accreditato secondo legge. Gli adulti della mia regione non meritano niente ma per i loro figli e nipoti dobbiamo combattere.

  3. Mi permetto di fare una riflessione. Chi ha “ufficialità” ha lo scettro del potere, poichè è deputato a fare quei controlli. Se poi il sistema non funziona a dovere, chiunque si sente in diritto di acquistare uno strumento e rilevare da sè. Fatto salvo che è nobile provvedere autonomamente, non dimentichiamo però che c’è modo e modo di comunicare il dato che non può essere a tutti gli effetti una informazione ma qualcosa di libera interpretazione, che consenta alla persona di documentarsi. Il problema è un altro: basta un contatore per poter dire già qualcosa di sensato, se le analizi a tavolino sono molto più dettagliate? E’ giusto allarmare o comunicare soltanto? La patata diventa bollente quando si è al confine tra ufficialità e competenze.

    1. Apprezzo la riflessione e aggiungo il mio parere. È evidente che nessun privato, almeno allo stato attuale, possa sostituirsi al controllo pubblico (tanto per i mezzi economici, quanto per quelli scientifici); questo però non vuol dire che il controllore sia infallibile. A mio parere è lodevole cercare le incurie del pubblico ed evidenziarne i potenziali rischi: la stampa è deputata, per sua natura, al controllo (la Corte di Strasburgo parla di Watchdog of democracy non a caso). Ben vengano, allora, le critiche all’operato degli enti pubblici qualora servano per migliorarne il lavoro e, perché no, alla stampa stessa quando sbaglia o quando è assente!

    2. caro Check da anni gestiamo patate bollenti…..MAI una denuncia per procurato allarma anzi di indagini ne abbiamo avviate più di qualcuna. Seguici e ci conoscerai meglio

      1. Vi conosco più che bene. O meglio, conosco abbastanza bene chi vi sostiene e voglio sperare in una informazione sempre trasparente, neutra, personale. Vedo in questo un aiuto per identificare meglio obiettivi che un ente pubblico da sè e per tanti motivi non può raggiungere da solo. Buon lavoro!

          1. Sinceramente a me dà molto fastidio. Un’iniziativa cittadina libera è lodevole, la volontà di sostituirsi a tutti i costi a un’autorità è una pretesa che può diventare pericolosa. Sono da anni tecnico del monitoraggio idrogeochimico in Piemonte, vi garantisco che parlare di radioattività come fosse acqua zuccherata è un rischio da non sottovalutare. Nell’articolo Arpab non conferma nessun rischio reale relativo a quello che si sostiene dalle vostre attività di ricerca, si precisa invece che vi sono degli elementi la cui diffusione non è limitata certo alla spiaggia di metaponto. Ci saranno di certo ulteriori fattori da analizzare in punti sempre diversi e c’è anche bisogno di laboratori, centrifughe, provette, elementi radiometrici seri. E’ come se un poliziotto volesse contestarvi l’ubriachezza alla guida solo guardando gli occhi lucidi o limitandosi a usare un precursore come elemento di verifica. Occhio ragazzi che è facile fare pipì fuori dal gabinetto. Io opterei per un comunicato stampa con dati reali e confermati in sedi e modalità opportune.

          2. premesso che l’arpa piemonte ha fatto qualche volta la pipì fuori dal gabinetto………lei è un idrogeochimico ed infatti lo capisco dalle errate interpretazioni che fa dell’articolo, ove suoi colleghi tecnici dell’arpa umbria sono stati presi a modello. Ho capito dopo anni di esperienza che si parla molto per denigrare il lavoro altrui e si usa meno della metà del tempo per studiare e leggere con attenzione ciò che dopo si critica, legga meglio anche i pezzi successivi e correlati e vedrà che le sue critiche sono fuori traccia e non di poco. le nostra anomalie radiometriche sono state confermate da arpab……….il resto è scritto chiaramente

          3. Leggendo i commenti dei “colleghi” sembra quasi un accanimento voluto nei suoi confronti, quasi come se volessero insegnarle qualcosa. Ho letto l’articolo appena uscito mentre rientravo a Capoliveri da lavoro e ho pensato di non commentare ma ecco la repentina condivisione sui social che mi incuriosisce. Leggevo anche le risposte di qualche tecnico di Tecnoparco e del distretto tecnologico lucano sui social e notavo il tentativo di dissuadere dalla lettura delle vostre informazioni. L’atteggiamento immotivato è spesso indice di paura ma non credo che tutti vogliano denigrare il vostro lavoro. Semplicemente senza troppo difendere chi la pensa come i signori qui in alto, mi lascia un po’ perplessa la modalità di rilevazione del dato. Partiamo dal presupposto che sul territorio ci sono progetti come Aladin che hanno come obiettivo quello di garantire a grande area la difesa del territorio, non le sembra che sia opportuno completare in modo più tecnico e dettagliato il lavoro da parte vostra? Mettetevi nei panni di chi le cose le analizza nel modo più scientifico possibile e vedrete che la presunzione dei tanti svanirà. Purtroppo si fanno i conti con la qualità del dato, con la sua diffusione e le manovre da adottare per risolvere il male alla radice. Chi lavora per la difesa nell’ambito del settore ambientale lo sa molto bene.

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