Cesarina Ferruzzi, la Signora dei Rifiuti, figlia di una ricca famiglia di industriali, laureata a pieni voti in chimica e tecniche farmaceutiche, passata alla ribalta nazionale per la famosa vicenda della Jolly Rosso, una delle navi dei veleni che tra il 1988 ed il 1991 riempì le pagine dei giornali per il suo carico di rifiuti industriali italiani che nessuno voleva, vagando per porti e per mari. La Ferruzzi si fece 133 giorni di carcere per un reato non commesso a suo avviso, carcere che la portò ad un profondo avvicinamento con la fede, attimi racchiusi nel suo libro “Il cielo a sbarre”. La Ferruzzi in seguito patteggiò la sua pena, riconoscendo reati “non suoi” come dichiarerà in seguito, prendendo anche un’interdizione quinquennale dalle cariche.

Cesarina Ferruzzi - fonte pagina Facebook
Cesarina Ferruzzi – fonte pagina Facebook

Prima di incontrare Cristo, la Ferruzzi è stata a San Vittore per svariati illeciti nelle bonifiche di Milano-Sud in affari con Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche lombarde.

Interessanti sono i documenti, anche fotografici, che la Ferruzzi depositò in commissione parlamentare rifiuti nel 2010 e che vi riproponiamo perchè autentiche pagine di storia non scritta. Li alleghiamo integralmente sotto sia in pdf che con le foto estratte, oltre alle deposizioni fornite in commissione. Tra signore dei rifiuti e re delle bonifiche emerge in quadro che è molto più esteso di quanto ci sia stato fatto credere. La Jolly Rosso spiaggiatasi ad Amantea nel 1990 venne in seguito smontata sul posto dalla nave olandese Smit TAK, imbarcazione specializzata nel soccorso/recupero anche di materiale radioattivo.

 

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.